Una semplice gruccia, appartenente alla
quotidianità di ogni individuo e perciò ampliamente assimilata dalla comune
cognizione conoscitiva, irrompe dallo spazio modificandolo e occupandolo
prepotentemente. Un oggetto di uso quotidiano dunque, esile e
leggero, diviene enorme e potente come il messaggio sito sia nella disgiunzione
frammentaria della forma originaria, sia nella de contestualizzazione
dell’occasione d’uso. E’ in questo modo che Massimo Palumbo manda in
scena gli inusuali interpreti, siano essi lamiere, acciai, gessi, legni, sul
grande palcoscenico della nostra epoca storica. E’ in questo modo che l’artista
dona forma e vigore ai propri ideali, tramutandoli in quesiti e provocazioni,
conditi da una sana satira, prerogativa indiscussa del popolo italico.
E sul palco del nostro incerto “oggi”, titubante
nella lungimirante proiezione di un’ inconsistente “domani”, il Bianco,
accecante nella sua purezza, di Massimo Palumbo sembra urlare, sembra implodere,
mentre invoca ascolto, aiuto, soccorso.
Quindi il fare artistico assimila l’oggi storico ed
epocale, lo cristallizza, lo rende visibile e vivibile, è in grado di donare sintesi e struttura corporea ad un
antico concetto mentale, mai sopito: il cambiamento, l’evoluzione, che si
contrappone intellettualmente alla stasi, al ristagno sociale, al’immobilità
d’azione.L’opera di Massimo è interrogazione ed affermazione
insieme, sollecitazione e sarcasmo, è provocazione e stimolo, è messaggio
verbale e constatazione materiale, è logica e semiotica, è una finestra
socchiusa sul nostro vissuto e spalancata sul nostro vivere, non è una visione
ideologica utopistica, non muove dall’esigenza di dover inventare un nuovo
sistema, muove altresì dal reale bisogno di (ri)compattare e dare nuova linfa
alle radicate convenzioni di un popolo, e perciò è quanto di più concreto
l’arte concettuale del giovane terzo millennio possa offrire ad una sociologia
ormai antica e logora.
Una semplice gruccia, elevazione allegorica di una
frantumazione ideologica, è quanto di più esemplare l’arte contemporanea possa
elaborare e restituire alla sensibile attenzione di coloro che, andando oltre,
riescano a misurarsi e ad identificarsi in ogni singolo elemento di una tale
alienante disgregazione.
Francesca Piovan
Galleria Opera Unica
Via della
Reginella 11 Roma
"....cambio
di stagione A quando?! "
2011 Installazione
di Massimo Palumbo
a cura di Francesca Piovan