La Scacchiera,
1992
Massimo
Palumbo è l’anima e il cuore di Kalenarte, giunta oggi alla sua ventesima
edizione grazie all’impegno profuso nella sperimentazione e nel tentativo
(ampiamente riuscito) di coinvolgere artisti nazionali ed internazionali in
questo “folle” progetto.
Affermato
architetto a Latina, città in cui tuttora vive e lavora, è nato a Casacalenda
nel 1946.
Il
suo ambito di ricerca, a partire dal periodo della sua collaborazione alla
Cattedra di Composizione Architettonica presso l’Università La Sapienza di
Roma, è sempre stato il rapporto tra arte, architettura e ambiente, indagato
nei suoi molteplici e complessi aspetti.
La
consapevolezza della funzione etica dell’architettura (con le sue implicazioni
politico-sociali), per Massimo Palumbo ha come degno compimento la fruizione
pubblica dell’arte nello spazio urbano. Del resto, all’Università è stato
allievo sia di Maurizio Sacripanti, che spesso invitava scultori come Gastone
Novelli o Achille Perilli durante le sue lezioni, sia di Bruno Zevi, da cui ha
certamente ereditato la necessità che l'esperienza dello spazio architettonico
si prolunghi nello spazio urbano, nei vicoli e nelle piazze, per le strade.
A
tutto questo certamente bisognerà aggiungere il fervore che ruotava attorno
alla città di Latina, esperimento d’architettura futurista nell’ambito del
programma fascista di bonifica dell’Agro Pontino. E con uno dei maggiori
progettisti di edifici pubblici della prima metà del ‘900, come fu Angiolo
Mazzoni, il giovane architetto Massimo Palumbo ha stretto un rapporto di
amicizia nutrito da stima reciproca, come documentato anche dal carteggio tra i
due, conservato nell’Archivio Mazzoni presso il MART di Rovereto.
Tutte
queste sollecitazioni gli consentono di mescolare agilmente linguaggi e
materiali diversi, pur mantenendo sempre una leggerezza, soprattutto
nell’utilizzo plastico-figurativo di materiali semplici, come pietra, mattone e
ferro, grazie alla consapevolezza che lo spazio, da qualunque punto di vista lo
si studi, è sempre prima di tutto spazio della memoria.
Proprio
alla sua memoria Massimo Palumbo ricorre quando pensa alla realizzazione di un
Museo a cielo aperto nel paese e nei
dintorni di Casacalenda, in cui si possa concretizzare la dialettica tra
architettura, arte e ambiente circostante.
In
questo progetto si fondono anche la teoria e la pratica artistica, l’attività
del teorico-curatore e dell’architetto-designer, come del resto Palumbo si
andava affermando dalla fine degli anni Ottanta.
Il
suo contributo di artista al Museo all’Aperto è un omaggio al raffinato e
silenzioso scultore originario di Casacalenda, Franco Libertucci, scomparso nel
2002.
Il
riferimento all’ultima produzione di Libertucci diventa una scacchiera, realizzata nel 1992 per
piazza Pertini. Un intervento minimalista, semplicemente bicromo, che si
inserisce armonicamente nello slargo antistante il palazzo del Comune, fornendo
anche un secondo accesso all’edificio; nello stesso tempo, però, essendo un
piano inclinato fatto di pietra locale e ferro, elegantemente si lascia notare,
perchè non asseconda il pendio del terreno.
La scacchiera diventa un passaggio
cruciale, su cui le pedine si possono muovere secondo traiettorie differenti,
pur essendo tutte consapevoli di vivere una condizione di precario equilibrio.
Lorenza Cariello
Critico,Storico dell'Arte
Scacchiera, 1992
installazione ferro,
pietra.
MAACK
MAACK
Kalenarte Museo all’Aperto d’Arte Contemporanea di Casacalenda
Piazza Sandro Pertini