venerdì 14 dicembre 2012

lion krier a latina/littoria


Lion Krier a Latina/Littoria



dice un architetto all'uscita delll'incontro convegno tenutosi ieri sera a Latina ospite l'Architetto Urbanista Leon Krier dopo aver visto il video del Progetto di riqualificazione urbana a Tor Bella Monaca - Roma ..........Orrore! Fossero gli archi il problema... Il progetto è la vergognosa riproposizioni in cartapesta di modelli architettonici e urbani, quindi sociali, obsoleti. Nel progetto non c'è alcuna invenzione, non c'è alcun riscatto per noi abitanti, prigionieri di un glorioso passato che ci condanna ad essere sempre altrove da qui, ora. Sveglia italiani, sveglia!...ci stanno vendendo della merce avariata. Chiediamo di più, chiediamo il meglio ai nostri politici. Pretendiamo Cultura e Sensibilità per il contemporaneo, che può essere anche bello e umano ed è questo il compito difficilissimo che noi progettisti siamo chiamati a svolgere. Ma questi mostri no! Sono il frutto di una sotto-cultura che non è in grado di dare degna forma alle nuove istanze della società.
Firmato: un architetto come tanti che ama il suo lavoro come le persone.......



 


dice Luigi Prestinenza Puglisi : ........
Per Leon Krier la città ideale è fatta dalla contrapposizione tra un’edilizia vernacolare ed edifici monumentali, tuttiin stile. Considerato il successo che sta riscuotendo presso alcuni architetti e le autorità che si occupano dell’Eur, abbiamo più di un motivo per preoccuparci.

Dove preferirebbe vivere, a Manhattan o a Poundbury? A Poundbury naturalmente, mi risponde Leon Krier, che oltre a essere progettista di questo oramai famoso villaggio in stile, è consigliere del principe Carlo, uno dei principali teorici del cosiddetto New Urbanism , nonché autore di numerosi interventi edilizi ultratradizionalisti. L’occasione per porre la domanda e' l’incontro svoltosi il 7 febbraio a Roma, organizzatodal neonato Centro Studi dell’Architettura Razionalista e dall’Ente Eur s.p.a. Chiara, anzi chiarissima, la posizione dell’architetto di origine lussemburgese.Viviamo -sostiene Krier- in un mondo non sostenibile, ubriaco di energia che prima o poi dovrà fare un passo indietro, passando da una tecnologia High ad una Low conun approccio più responsabile verso i materiali e il luogo. Ciò vorrà dire abbandonare non solo gli odierni edifici realizzati nella massima indifferenza del risparmio energetico ma anche accorgimenti di moda che oggi fomentano una falsa idea della sostenibilità, come per esempio i pannelli solari o gli artifici ultra sofisticati che stanno sperimentando architetti di grido quali Norman Foster o Richard Rogers. E scoprire la tradizione, valorizzando quell’atteggiamento, tipico delle culture regionali, che non va alla ricerca del nuovo per il nuovo ma che punta alla buona costruzione, alla durabilità, al risparmio delle risorse. L’energia fossile – continua Krier- ha invece bruciato la mente degli intellettuali e la mente collettiva. Tanto che oltre a dimenticare le tecnologie tradizionali, abbiamo prodotto città invivibili piuttosto che habitat dal volto umano in cui tutti i servizi principali possono essere raggiunti in cinque o la massimodieci minuti di passeggiata.E per parlare del caso romano, realizzando mostruosità quali Corviale o Spinacelo dove non e' possibile individuare una logica del disegno urbano. Da qui il bisogno di riscoprire un quartiere come l’Eur dove l’architettura tradizionale si coniuga con un progetto urbanistico razionale.

Inutile tentare di convincere Krier che le vecchie tecnologie, se sono state abbandonate, era perché richiedevano sprechi di energia umana, e quindi costi, insostenibili. Per lui anzi, il cosiddetto Colosseo quadrato, uno dei monumenti dell’Eur più insulsi, avrebbe dovuto essere costruito senza cemento armato, tutto in pietra . Ed ugualmente inutile fargli notare che una delle critiche principali che i razionalisti, quelli veri come Pagano, muovevano all’Eur era l’inconsistente monumentalità, lo spreco di materiali, l’irrazionalità costruttiva ( porticati alti più di venti metri, portoni giganteschi, scalinate senza senso) e l’ inefficiente disegno urbano che prevedeva sin dall’inizio un quartiere spaccato letteralmente in due dalla via Cristoforo Colombo.

L’Eur, invece, e' per Krier un’opera dove la piccola scala si coniuga con quella più rappresentativa, un possibile laboratorio per sperimentare un nuovo approccio alla città. Fosse per lui, lo dividerebbe in quattro quadranti, ciascuno dotato di una piazza all’italiana demolendo quegli edifici, soprattutto pubblici realizzati a partire dagli anni cinquanta, che ne hanno deturpato l’aspetto. Piccolo e' bello: sono gli architetti – sostiene- e non l’uomo della strada, coloro che distruggono la città con le loro idee megalomani, e per fortuna che gli si e'dato poco ascolto. Vi immaginate – continua- cosa sarebbe successo se i governanti avessero concretizzato le idee urbanistiche di Le Corbusier o degli Archigram? Poi, lasciandoci addirittura allibiti, cita il ruolo positivo di Marcello Piacentini. Per lui un grande costruttore di città, dimenticando i disastri compiuti dal principe degli architetti del fascismo: da viadella Conciliazione agli sventramenti delle principali città italiane. Ma tant’e', in fondo per Leon Krier la città ideale e' fatta dalla contrapposizione tra un’edilizia vernacolare ed edifici monumentali, tutti rigorosamente in stile. Considerato il successo che sta riscuotendo presso alcuni architetti e le autorità che si occupano dell’Eur, abbiamo più di un motivo per preoccuparci.

Apparso su Edilizia e Territorio (2006)
 
Anche noi qui a Littoria/Latina siamo abbastanza preoccupati: non vorremmo imbatterci in una Q/6 o in una Q/7 in stile modello outlet Castel Romano...faremmo fatica a capire quale il vero quale il falso. Incrociamo le dita.
14.12.12
 

mercoledì 12 dicembre 2012

premio lusana seconda edizione


2° PREMIO D’ARCHITETTURA
    ERNESTO LUSANA 2002




 
 

Perché il Concorso d’idee.

Abbiamo sempre pensato che la politica per la qualità dell'architettura è porre all' attenzione, non solo degli addetti ai lavori ma della società civile in genere e del mondo politico uno strumento in grado di garantire una reale concorrenza, fondata sulla qualità del prodotto: il Concorso di Architettura. In Italia si fanno ancora  pochi concorsi di idea di architettura. Nella nostra provincia poi, la cosa è senz’altro più grave. Possiamo constatare che vengono totalmente ignorati. Questo in un quadro generale ove per la realizzazione di opere pubbliche la Legge Merloni invece l'istituisce e la individua come possibilità che le amministrazioni hanno da poter perseguire. Malgrado la legge e mancandone l’obbligo, non si tengono concorsi o se ne fanno troppo pochi, mentre contrariamente a quello che accade in Europa, si fanno limitate gare di progettazione e non sempre, anzi molto di rado, segue la realizzazione dell' idea premiata. Le "idee", noi pensiamo, sono la traduzione e la visibilità della cultura architettonica contemporanea. Il risultato di un concorso dipende da come è immaginato, definito e proposto, in relazione anche ad una chiara sequenza degli obiettivi e delle finalità, tradotte in atti concreti e perseguibili sotto il profilo sia  strategico che economico. Risulta pertanto importante riuscire a creare sinergie tra le istituzioni e gli organi competenti la gestione e la promozione del territorio. Sappiamo anche, che  il concorso non è il toccasana dei problemi legati alla crescita  delle città, ma è evidente che la qualità dell' architettura è anche da ricercare con il confronto che  alimenta la competizione e la volontà di produrre architettura di qualità. I concorsi e le idee sono utili per far emergere buona architettura e costruire città migliori. Ma da  troppo tempo  la qualità architettonica  è considerata un qualcosa di superfluo, quando invece si sa che un' opera di architettura  è un bene sociale ed un  investimento capace di riqualificare e dare vita a  brani di città. Dove non c'è Architettura c'è degrado. I nostri territori chiedono da tempo  qualità e a noi architetti spetta, rendere compatibile la scena dei luoghi con i tempi nuovi, e contribuire a porre su nuove basi il problema della contemporaneità e della modernità. Il problema da porre all'attenzione di noi tutti oggi,  è la qualità della progettazione e un più ampio sviluppo della creatività. Creatività che da plusvalore al progetto, ove non va dimenticato che la tutela e la valorizzazione del territorio, del paesaggio possono non solo convivere ma essere fattore di sviluppo. Risulta diffuso oggi, tra le amministrazioni pubbliche, in  risposta alla legge Merloni il concorso-gara, che sappiamo per chi ha avuto modo di cimentarsi,   altro non è che come sedersi al tavolo di una roulette, così la definiva un nostro collega. Una gara che avviene per selezione di curricula, presentazione di fatturato, altro,  e dove a vincere,  vince chi ha più vinto, a lavorare , lavora chi ha sempre lavorato e raramente riesce ad inserirsi chi non è di gradimento dell’Amministrazione. I bandi naturalmente vengono predisposti con elementi di selezione che a monte caratterizzano “il Prescelto”.    In un quadro del genere appare quasi eroico, allora inseguire concetti elementari, parlare di architettura, pensare addirittura… alla bellezza! Il nostro intorno è fatto di queste amenità e di tante altre contraddizioni! senza considerare la… durezza del fare professione. Il lavoro di architetto ha subito trasformazioni radicali che hanno sconvolto i tradizionali impegni del lavoro disciplinare tracciati dalla cultura moderna. La rapidità e la complessità delle trasformazioni in atto pongono l'Architetto oggi come un operatore disorientato e indifeso di fronte alle procedure del processo di produzione da un lato, e alla labirintica complessità della burocrazia dall'altra. L'Architetto con la sua carica ideale molto spesso  risulta schiacciato da questa situazione, senza considerare le occasioni amare, che il caso a volte ti riserva,  in cui il desiderio di fare professione ti porta  involontariamente in  ambiti che dire minati è poco……  Tempo fa, in un suo scritto Giorgio Muratore, parlando  della difficoltà del fare la professione, si interrogava pensando all’ottimismo del progetto: “ ma ci sarà ancora spazio per essere ottimisti?…” quando per alcuni architetti, il sopravvivere significava…la scuola come ultima spiaggia, e questo per non sporcarsi le mani, non sapendo poi che con……le mani pulite non si sarebbe battuto un chiodo…!!!”Ecco l’ottimismo che purtroppo vive ancora in noi ci porta  ad essere comunque presenti e  ad essere  convinti oggi come ieri  che quello del concorso d’idee come si diceva prima  è il sistema più corretto per raggiungere risultati di qualità architettonica-progettuale. Bisognerebbe spingere per creare delle alleanze tra pubbliche amministrazioni, imprenditori, architetti, e cittadini per rilanciare l’immagine delle nostre città. Un tavolo, per trovare gli incentivi i programmi gli investimenti giusti che siano capaci di riportare al centro del processo edilizio, il progetto di architettura, la procedura dei concorsi, la qualità e l’innovazione degli interventi. Fare Architettura significa fare e promuovere  cultura… ma sappiamo bene che spesso i tempi e i modi dell’investimento nella cultura non sono mai compatibili con la prassi dell’eterna emergenza e la programmazione di opere più o meno grandi,  che potrebbero essere per l’appunto occasioni di confronto concorsuale. Dovremmo invece come architetti, rafforzare forme di maggiori pressioni per ottenere  l’istituzione della legge sull’Architettura, legge esistente dal lontano 1977 nella vicina Francia. In un ambito ambientale che è quello della nostra città e perseguendo scenari di questo tipo,  abbiamo trovato, fortunosa sinergia con la Camera di Commercio di Latina, che con noi ha condiviso gli obiettivi del Concorso.Il lavoro è stato difficile ma l’obiettivo credo sia stato raggiunto. Attraverso il Bando del Concorso, così come strutturato, abbiamo chiesto progetti innovativi. Era anche quello che si sollecitava, in occasione del primo premio Ernesto Lusana, e l’abbiamo considerato punto di partenza anche per questa seconda edizione. Un Premio d’Architettura  aperto alle molteplici possibilità e proposte, oltre che occasione non secondaria per riaffermare l’obiettivo della qualità del progetto oltre a  segnali di innovazione nelle proposte. Siamo convinti, che sia sempre “tempo” per cominciare e  di indagare, per offrire spazi di possibilità a chi queste occasioni le trova con difficoltà. Crediamo che sia sempre “il tempo” di porre attenzione al progetto, alle idee, e ……quando capita, alle occasioni e agli avvenimenti che a volte riescono ad aggiungere “valori” agli orizzonti spesso troppo stretti, delle realtà che fanno il nostro quotidiano.
” Promuovere il progetto d’Architettura ”
E’  quanto si impose il consiglio dell’Ordine degli Architetti di Latina nel sostenere,  l’idea  del Premio Ernesto Lusana. Era per  ricordare un amico ed un architetto, che tanto aveva dato all’Architettura come etica di valori che durano nel tempo, ma ci interessava anche  istituire a cadenza biennale, un premio d’Architettura per sollecitare progetti nuovi e capaci di valorizzare anche il senso della nostra contemporaneità .Un Premio,  occasione, cadenzata nel tempo, per discutere di Architettura e delle tematiche ad essa collegate, ma anche  per avere momenti di discussione tra quanti hanno a cuore la sorte delle nostre città, degli ambienti e dei luoghi in cui si vive.La prima edizione del premio, ha visto nel celebrare il trentennale della costituzione del nostro ordine, una grande mostra e la consegna del Primo Premio d’Architettura  a progetti meritevoli di colleghi iscritti all’Ordine e che operano sul nostro territorio. Una attenta riflessione di quanto è stato fatto, ci ha portato a considerare, che forse era maturo il tempo per un salto di qualità nel considerare il premio occasione da non perdere per aprire ad un concorso di respiro nazionale e verificare il progetto d’Architettura in un area ben individua. Si è pensato ad  un tema di rilievo per un area strategica  del centro storico di Latina, un area irrisolta della città  che ha fatto da base al Concorso Nazionale d’Idee: l’area delle così dette Ex Autolinee. L’obiettivo, condiviso da quanti hanno voluto il Concorso è stato anche la richiesta di idee progettuali per individuare proposte mirate a sviluppare “……il gusto di vivere la città  nonché a migliorarne la fruizione sociale ed economica”.
“……oltre il nonluogo,
ipotesi progettuali per uno spazio urbano di una città del novecento:
Latina…..”
Luogo, nonluogo, un concetto di alcuni anni fa che attende ancora risposte e che al di la delle mode,  è parte di una problematica generale tutt’ora di grande attualità per il territorio italiano e che per quanto riferito al contesto della città di Latina pensiamo possa essere colto come valore-nonvalore, da studiare e capire ulteriormente.Abbiamo dato seguito a questa traccia pensando, come provocazione, di poter anche andare “oltre”. Nasce in questo modo il Concorso d’idee e vogliamo sperare che  non sia per Latina,  un occasione unica ed irripetibile. Latina e il nostro territorio hanno bisogno di tante occasioni di questo tipo. Interventi mirati nella città per ricucire porzioni di città, per legare Latina a Littoria o viceversa, ma anche  per ridare dignità alla marina, a porzioni urbane centrali, e alle periferie.  Periferie e dormitori senza anima che chiedono servizi e periferie che chiedono luoghi significanti, simboli e nuovi segni. Perchè il cittadino si senta di casa nella propria città è necessario che possa fruire di un tessuto comune di segni e di significati che costituiscano l’individualità, lo stile di luoghi, di ambienti e spazi della città nel suo insieme. La nostra, che è la generazione persa, la generazione  saltata di architetti, attende a Latina un Concorso di Architettura da più di trent’anni, un quarto di secolo abbondante. Erano i primi anni settanta con il Concorso Nazionale per il centro direzionale, e per Fogliano. Concorsi rimasti sulla carta, senza alcun seguito. Furono comunque per la città occasione di dibattito.  Poi il nulla. Da troppi anni si aspetta un inversione di tendenza, vorremmo che anche le  abitudini nella  gestione e nell’indirizzo della cosa pubblica  fossero diverse.  Pensiamo che sia  sempre  il momento di andare “oltre”, di uscire dalle secche, di lavorare per la crescita di questo territorio; è sempre il momento di rompere gli schemi e di essere propositivi. “Oltre”…,  per fare quadrato, non per una ennesima rifondazione, ma seguire comunque la storia di questa città, che comunque e a dispetto di noi tutti che la viviamo, va verso il suo destino. Il futuro di Latina fatto da chi la vive giornalmente e che per quanto riguarda il nostro ambito specifico di architetti, è un futuro comunque rappresentato dai nostri “segni”. Franco Purini parlando di Latina, diceva: ” …io ho l'impressione che Latina e il suo territorio siano giunti a un momento di svolta, un momento di svolta che corrisponde a una situazione molto critica, ma anche a una condizione di grande privilegio nei confronti del contesto delle città italiane…
…Latina è una città, assieme ad altre nella pianura Pontina, che ha il nuovo come antico, e quindi si trova in una condizione di assoluto privilegio nei confronti di molte altre città italiane. E quindi sul piano del rapporto col nuovo come antico può insegnare molte cose alla cultura progettuale italiana e non solo…”
Come Franco Purini  pensiamo  a questo territorio urbanizzato nel Novecento come ad un grande Museo all’Aperto del Moderno e del Contemporaneo. Il luogo o il nonluogo poi, siamo noi a determinarlo, come cittadini, come architetti, con il nostro vivere con le nostre scelte, con il nostro fare.
Sappiamo che ogni epoca ha lasciato quello che poteva dare. Per noi oggi, anche attraverso questo Concorso d’idee il  contributo, l’esempio anche minimo, ma il nostro contributo.
L’occasione e la capacità di costruire uno scenario migliore di cui i veri attori sono le persone che abitano questa “polis” e che hanno fra le proprie mani la possibilità di vivere un presente, che ha valore, con la prospettiva di lasciare un futuro migliore a chi verrà dopo. Ed allora, capita spesso di chiederci, perché non mettere in moto una nuova etica, una nuova morale, un nuovo gioco?
Il futuro di Latina, si giocherà sicuramente intorno ai suoi tanti punti deboli, sulla capacità di saper ricucire le sue diverse parti e la capacità di inventare nuovi spazi, nuovi luoghi. Portiamo a compimento un periodo lungo d’impegno che ci ha visti in prima linea e promotori di una serie di iniziative a favore dell’Architettura.
Il Premio d’Architettura Ernesto Lusana, il Concorso Nazionale d’idee, le mostre, i Convegni che si terranno nei prossimi giorni, sono un tutt’uno che speriamo possano significare un segnale per l’oggi e una traccia importante per il domani. Un segnale,  ci auguriamo forte che diamo alla città e alle istituzioni per riaffermare l’Architettura, come valore etico, sociale e politico. L’Architettura, come valore etico, ha giustificato  la nostra presenza in questo ordine professionale  e guidato in questi anni  a favore delle tante iniziative intraprese......
......Questo secondo Premio  di Architettura ci ha permesso di  ricordare Ernesto Lusana.  Sicuramente Ernesto i concorsi d’idee d’Architettura mai banditi in questo ultimo quarto di secolo nella nostra città, li avrebbe fatti tutti: l’ottimismo del progetto dicevamo, e l’ottimismo dell’Architettura erano parte essenziale del suo essere. Essere per essere e non per apparire.
L’augurio che facciamo è che il Premio possa vivere nel tempo, e che ci possano essere in questa città altri momenti ed altre occasioni per parlare e promuovere Architettura.  

Massimo Palumbo
Curatore Premio d’Architettura Ernesto Lusana
Latina li 3 Aprile 2002