sabato 2 giugno 2012



".....dove  stiamo  andando? "
2012
installazione 2.00x2.00
tecnica mista: ferro, gomma, materiali riciclati su tavola
MASSIMO PALUMBO

LATINA MADARTECONTEMPORANEA

.............L’installazione di Massimo Palumbo si inserisce coerentemente nella poetica dell’artista/architetto, per molti versi assimilabile all’Arte Povera, volta a dialogare con la società attraverso un linguaggio formale composto da materiali semplici, comuni, quali, in questo caso, il ferro e la gomma. “…Dove stiamo andando?” è una domanda tanto fondamentale quanto universale, un interrogativo che nei momenti di crisi –ma non solo- ognuno si pone. Le risposte possono essere molteplici , le possibilità innumerevoli e flessibili, così come è flessibile il materiale gommoso di cui è composta parte dell’installazione. I grovigli di gomma implicano la potenzialità di percorrere strade diverse, di assumere forme differenti, dipendenti dalle scelte individuali; denotano un’apertura e uno sguardo attento e consapevole rivolto all’attuale periodo storico e sociale, che sempre più spesso viene definito, non a caso, critico. La riflessione sul presente e il dialogo che ne deriva sottintende la capacità di prospettare ciò che avverrà, e soprattutto la difficoltà di prefigurare un determinato tipo di futuro. La flessibilità della gomma e le distinte forme che questa può assumere ci pone di fronte all’incertezza attualmente dilagante,  indica la possibilità che potrebbe accadere qualcosa che non vorremmo, come l’avvitamento su noi stessi suggerito dalla treccia di ferro, materiale duro, rigido, impossibile da indirizzare, al contrario della gomma, treccia che simboleggia chiusura mentale, assenza di comunicazione, isolamento e individualismo imperanti.
Laura Cianfarani





mercoledì 30 maggio 2012

con


Roma maggio 2012
a  studio del Maestro Achille Pace con lo storico dell'Arte Cristina Costanzo


"i giorni del castigo..... i giorni del rendiconto"
2012
Massimo Palumbo


S.E.il Cardinale Gianfranco Ravasi e S.E. il Vescovo Mario Russotto, assieme a Don Pino La Placa, vicario generale, con il curatore della mostra Diego Gulizia, davanti all'opera di Massimo Palumbo,
 — con Don Pino La Placa-vicario generale della Diocesi di Caltanissetta, Cardinale Gianfranco Ravasi Presidente della Pontificia Commissione di Cultura e Vescovo di Caltanissetta S.E. Mons. Mario Russotto


Chiesa di Maria SS.Immacolata in Serradifalco
Massimo Palumbo
"i giorni del castigo..... i giorni del rendiconto", 2012 -
 installazione,
ferro, gomma, materiali riciclati su tavola,
cm 200x200


Dal libro di Osea 9, 6-9
6 Ecco, sono sfuggiti alla rovina,
l’Egitto li accoglierà,
Menfi sarà la loro tomba.
I loro tesori d’argento passeranno alle ortiche
e nelle loro tende cresceranno i cardi.
7 Sono venuti i giorni del castigo,
sono giunti i giorni del rendiconto,
Israele lo sappia!
Il profeta diventa pazzo,
l’uomo ispirato vaneggia
a causa delle tue molte iniquità,
per la gravità del tuo affronto.
8 Sentinella di Èfraim è il profeta con il suo Dio;
ma un laccio gli è teso su tutti i sentieri,
ostilità fin nella casa del suo Dio.
9 Sono corrotti fino in fondo,
come ai giorni di Gàbaa;
ma egli si ricorderà della loro iniquità,
chiederà conto dei loro peccati.







"i giorni del castigo..... i giorni del rendiconto"
2012
installazione 2.00x2.00
tecnica mista: ferro, gomma, materiali riciclati su tavola
MASSIMO PALUMBO




...l'esegesi (ἐξήγησις [ek'sɛgɛsis])
è l'interpretazione critica di testi finalizzata alla
comprensione del significato .....
....i linguaggi
dell’arte contemporanea mal si sposano con la narrazione.
Possiamo arrivare alla citazione,
all’evocazione, alle chiose, 
ai commenti, ai richiami, ai rimandi,
ai riferimenti all’interno di una operazione
 visiva tutta nostra....
(by diego gulizia)


dal libro di Osea



"i giorni del castigo..... i giorni del rendiconto"
2012
installazione 2.00x2.00
tecnica mista ferro, gomma, materiali riciclati su tavola
MASSIMO PALUMBO





6
Ecco, sono sfuggiti alla rovina,
l’Egitto li accoglierà,
Menfi sarà la loro tomba.
I loro tesori d’argento passeranno alle ortiche
e nelle loro tende cresceranno i cardi.
7
Sono venuti i giorni del castigo,
sono giunti i giorni del rendiconto,
Israele lo sappia!
Il profeta diventa pazzo,
l’uomo ispirato vaneggia
a causa delle tue molte iniquità,
per la gravità del tuo affronto.
8
Sentinella di Èfraim è il profeta con il suo Dio;
ma un laccio gli è teso su tutti i sentieri,
ostilità fin nella casa del suo Dio.
9
Sono corrotti fino in fondo,
come ai giorni di Gàbaa;
ma egli si ricorderà della loro iniquità,
chiederà conto dei loro peccati.
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Caro Massimo
come è successo un disastro simile !!!!! Sono sconvolto !!!! Era proprio necessario tagliare gli alberi ????
.......In quel bosco ho passato una delle più belle esperienze della mia vita !!!!
Mi ha scritto Ilaria Schiaffini pure lei è dispiaciuta molto.
Tutto è fatto, ormai non possiamo fare molto.... forse ripiantare degli alberi, così i nostri nipoti potranno rivedere il Poeta nel suo ambiente naturale... fra  30 anni.
Un abraccio.
Costas
Atene 11.04.12


Il Poeta, 1997
struttura in ferro, calce scaglie di pietra
h.9.00 m.
Museo all’Aperto d’Arte Contemporanea di Casacalenda
 Bosco contrada Coste
ss87 direzione Termoli

Bosco contrada Coste a Casacalenda, quando il bosco non c'è più.....
IL POETA offeso.

Dovremmo urlare  vergogna! cento e più volte. 
Finirla lì e chiuderci in un salutare silenzio. E' il pomeriggio di un giorno disgraziato, il 24 Marzo del 2012, quando ai nostri occhi increduli e a quelli di una trentina di cultori  dell'arte e della natura....appare un'immagine da incubo: sembra Hiroschima il giorno dopo o un territorio ferito da uno tsunami.  Gli alberi, il bosco  totalmente rasi al suolo. Una furia rappresentata perfino dal passaggio dei cingolati o gommati che  hanno lasciato il segno  sul terreno ....il sottobosco, l'humus  distrutto, cancellato....vergogna!  
Il luogo più rappresentativo, l'opera collettiva, l' immagine per eccellenza di Kalenarte, distrutti. La volgarità e l'ignoranza umana rappresentata al massimo.
Il luogo dell'anima non c'è più, il luogo ove ci si poteva ancora stupire  con una esclamazione, è cancellato. Il tempo della poesia è finito.
 Il Poeta di Casacalenda  è solo  e s'interroga sulla stupidità umana; severo guarda gli omuncoli piccoli  piccoli che s'aggirano  e che s'affannano  nel raccattare quei pochi spiccioli ricavati dalla vendita della legna.  L'azione, quella di chi ha deciso e  mandato gli uomini a tagliare, non è nel segno della povertà o  del bisogno, è segno  di ignoranza ed arroganza stupida. Chiunque si sia trovato nel dovere incaricare al taglio del bosco....sapeva, era al corrente della delicatezza dell'operazione. E prima di dare il via libera sapeva bene di dover contare almeno fino a dieci e prendere tutte le possibile precauzioni.  Ciò non è avvenuto.
Si è voluto mortificare un progetto culturale, un bene che va oltre il paesello e le beghe che fortunatamente non conosciamo, ne' siamo interessati a sapere. Non sappiamo se il movente del delitto è solo questo o se c'è di più. La verità prima o poi verrà a galla ed ognuno si prenderà le sue responsabilità.

(*)...........Il bosco nel quale si trova, vicino a Casacalenda, è scuro e denso. In questo contesto che non è quello di un giardino, ma di una superficie boscata simile a tante altre, la visione di questo gigante è inaspettata. Non è che questa è la prima volta di statue di figure umane poste in ambienti naturali, perché vi sono luoghi come il famoso giardino manierista di Bomarzo dove le sculture popolano il paesaggio. Nel nostro caso, però, l’effetto è ancora maggiore sollecitando addirittura una esclamazione di meraviglia in quanto in una normale cerreta non si pensa di imbattersi in oggetti artistici. Siamo di fronte ad un’immagine surreale, quella di un manufatto in pietra dai lineamenti umani. Oggi, il giorno dopo, per quanto ci riguarda, per quello che l'Associazione Culturale Kalenarte significa o ha significato per questo progetto, per Casacalenda, è il momento della denuncia forte, senza se senza ma.
Riteniamo che non esistano giustificazioni di sorta da parte di alcuno e comunque l'azione portata a compimento è vile ed è stata fatta alle spalle di una comunità civile e culturale che da Casacalenda va oltre gli ambiti locali.
L'immagine di Kalenarte, del lavoro e della passione che c'è intorno a questa idea è stata duramente ferita  e compromessa, il lavoro di un  artista internazionale quale è Costas Varotsos,  offeso.
E pensare che proprio in questi giorni era giunto dal  Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee il riconoscimento a  Kalenarte, a Casacalenda come sito facente parte de 
“I luoghi del contemporaneo”.
Non abbiamo altro da aggiungere. La presente è atto di accusa. La speranza è che le istituzioni, a vario modo interessate al problema, dicano la loro per quanto di loro competenza.

Massimo Palumbo Architetto
Presidente Associazione Culturale Kalenarte. 

K.  26  Marzo 2012

........è attraverso l’intorno che questa statua acquista significato c’è il rischio di una diminuzione di senso se si effettua la ceduazione. Pertanto, si ritiene necessario un vincolo sul bosco. Si è impressionati, lo si ripete, non solo per la taglia della statua, ma anche per la sua collocazione in un bosco. È da quest’ultima, quindi dalla integrazione con gli alberi che trae il suo significato....(*)

(*)  da IL POETA di Casacalenda  di   Francesco Manfredi-Selvaggi
        da Kalenarte 1990-2010 Catalogo edito nel luglio 2010 .






".......senza parole"


............il testo qui sotto riportato di Francesco Manfredi-Selvaggi, è tratto dal catalogo : KALENARTE XX Edizioni Palladino 2010.

IL POETA DI CASACALENDA
Francesco Manfredi-Selvaggi

 Il colosso fatto di scaglie di pietra che si vede nella foto di Pasquale D'Imperio è un’opera dell’artista greco Costas Varotsos. Esso rientra nel progetto di museo all’aperto che si va realizzando attraverso le diverse edizioni di Kalenarte. Il bosco nel quale si trova, vicino a Casacalenda, è scuro e denso. In questo contesto che non è quello di un giardino, ma di una superficie boscata simile a tante altre, la visione di questo gigante è inaspettata. Non è che questa è la prima volta di statue di figure umane poste in ambienti naturali, perché vi sono luoghi come il famoso giardino manierista di Bomarzo dove le sculture popolano il paesaggio. Nel nostro caso, però, l’effetto è ancora maggiore sollecitando addirittura una esclamazione di meraviglia in quanto in una normale cerreta non si pensa di imbattersi in oggetti artistici. Siamo di fronte ad un’immagine surreale, quella di un manufatto in pietra dai lineamenti umani. Il titolo dato dall’autore all’opera di «poeta» deriva sicuramente dal fatto che questa è una cosa che deve essere completata nell’immaginazione: un invito a fantasticare sull’aspetto di questo uomo grande. Viene da pensare a qualcuno che se non è umano nella scala dimensionale è carico, comunque, di umanità il quale vive solo pur se circondato da una moltitudine di individui che poi sono gli alberi. Le piante, infatti, rappresentano cose vive e la personificazione, cioè l’identificare il non umano con l’umano, abbonda nella cultura popolare. Il sentire un albero come un uomo è, dunque, una operazione legittima. L’unico dubbio che viene rispetto a ciò è che il bosco è solo in apparenza un ambiente più durevole di altri essendo soggetto a tagli periodici; poiché è attraverso l’intorno che questa statua acquista significato c’è il rischio di una diminuzione di senso se si effettua la ceduazione. Pertanto, si ritiene necessario un vincolo sul bosco. Si è impressionati, lo si ripete, non solo per la taglia della statua, ma anche per la sua collocazione in un bosco. È da quest’ultima, quindi dalla integrazione con gli alberi che trae il suo significato, altrimenti, senza il rapporto con gli alberi, messo in una posizione isolata potrebbe venire letto quale evocazione del superuomo. Stalin e Saddam si erano fatti costruire statue di dimensioni simili ubicate in siti dominanti nei panorami urbani per comunicare il loro potere. Il “poeta”, al contrario, confuso tra gli alberi sembra proprio un tipo mite che non incute terrore. La sua umanizzazione va collegata anche all’assenza di piedistallo, immancabile nelle statue dei dittatori, fatto che lo avvicina agli alberi e, di qui, per quanto detto prima, agli uomini.

li.  2010

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