mercoledì 30 maggio 2012




".......senza parole"


............il testo qui sotto riportato di Francesco Manfredi-Selvaggi, è tratto dal catalogo : KALENARTE XX Edizioni Palladino 2010.

IL POETA DI CASACALENDA
Francesco Manfredi-Selvaggi

 Il colosso fatto di scaglie di pietra che si vede nella foto di Pasquale D'Imperio è un’opera dell’artista greco Costas Varotsos. Esso rientra nel progetto di museo all’aperto che si va realizzando attraverso le diverse edizioni di Kalenarte. Il bosco nel quale si trova, vicino a Casacalenda, è scuro e denso. In questo contesto che non è quello di un giardino, ma di una superficie boscata simile a tante altre, la visione di questo gigante è inaspettata. Non è che questa è la prima volta di statue di figure umane poste in ambienti naturali, perché vi sono luoghi come il famoso giardino manierista di Bomarzo dove le sculture popolano il paesaggio. Nel nostro caso, però, l’effetto è ancora maggiore sollecitando addirittura una esclamazione di meraviglia in quanto in una normale cerreta non si pensa di imbattersi in oggetti artistici. Siamo di fronte ad un’immagine surreale, quella di un manufatto in pietra dai lineamenti umani. Il titolo dato dall’autore all’opera di «poeta» deriva sicuramente dal fatto che questa è una cosa che deve essere completata nell’immaginazione: un invito a fantasticare sull’aspetto di questo uomo grande. Viene da pensare a qualcuno che se non è umano nella scala dimensionale è carico, comunque, di umanità il quale vive solo pur se circondato da una moltitudine di individui che poi sono gli alberi. Le piante, infatti, rappresentano cose vive e la personificazione, cioè l’identificare il non umano con l’umano, abbonda nella cultura popolare. Il sentire un albero come un uomo è, dunque, una operazione legittima. L’unico dubbio che viene rispetto a ciò è che il bosco è solo in apparenza un ambiente più durevole di altri essendo soggetto a tagli periodici; poiché è attraverso l’intorno che questa statua acquista significato c’è il rischio di una diminuzione di senso se si effettua la ceduazione. Pertanto, si ritiene necessario un vincolo sul bosco. Si è impressionati, lo si ripete, non solo per la taglia della statua, ma anche per la sua collocazione in un bosco. È da quest’ultima, quindi dalla integrazione con gli alberi che trae il suo significato, altrimenti, senza il rapporto con gli alberi, messo in una posizione isolata potrebbe venire letto quale evocazione del superuomo. Stalin e Saddam si erano fatti costruire statue di dimensioni simili ubicate in siti dominanti nei panorami urbani per comunicare il loro potere. Il “poeta”, al contrario, confuso tra gli alberi sembra proprio un tipo mite che non incute terrore. La sua umanizzazione va collegata anche all’assenza di piedistallo, immancabile nelle statue dei dittatori, fatto che lo avvicina agli alberi e, di qui, per quanto detto prima, agli uomini.

li.  2010

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