sabato 11 marzo 2017

giovedì 9 marzo 2017

...la stagione dei concorsi


 2002


Perché il Concorso d’idee.
Abbiamo sempre pensato che la politica per la qualità dell'architettura è porre all' attenzione, non solo degli addetti ai lavori ma della società civile in genere e del mondo politico uno strumento in grado di garantire una reale concorrenza, fondata sulla qualità del prodotto: il Concorso di Architettura. In Italia si fanno ancora  pochi concorsi di idea di architettura. Nella nostra provincia poi, la cosa è senz’altro più grave. Possiamo constatare che vengono totalmente ignorati. Questo in un quadro generale ove per la realizzazione di opere pubbliche la Legge Merloni invece l'istituisce e la individua come possibilità che le amministrazioni hanno da poter perseguire. Malgrado la legge e mancandone l’obbligo, non si tengono concorsi o se ne fanno troppo pochi, mentre contrariamente a quello che accade in Europa, si fanno limitate gare di progettazione e non sempre, anzi molto di rado, segue la realizzazione dell' idea premiata. Le "idee", noi pensiamo, sono la traduzione e la visibilità della cultura architettonica contemporanea. Il risultato di un concorso dipende da come è immaginato, definito e proposto, in relazione anche ad una chiara sequenza degli obiettivi e delle finalità, tradotte in atti concreti e perseguibili sotto il profilo sia  strategico che economico. Risulta pertanto importante riuscire a creare sinergie tra le istituzioni e gli organi competenti la gestione e la promozione del territorio. Sappiamo anche, che  il concorso non è il toccasana dei problemi legati alla crescita  delle città, ma è evidente che la qualità dell' architettura è anche da ricercare con il confronto che  alimenta la competizione e la volontà di produrre architettura di qualità. I concorsi e le idee sono utili per far emergere buona architettura e costruire città migliori. Ma da  troppo tempo  la qualità architettonica  è considerata un qualcosa di superfluo, quando invece si sa che un' opera di architettura  è un bene sociale ed un  investimento capace di riqualificare e dare vita a  brani di città. Dove non c'è Architettura c'è degrado. I nostri territori chiedono da tempo  qualità e a noi architetti spetta, rendere compatibile la scena dei luoghi con i tempi nuovi, e contribuire a porre su nuove basi il problema della contemporaneità e della modernità. Il problema da porre all'attenzione di noi tutti oggi,  è la qualità della progettazione e un più ampio sviluppo della creatività. Creatività che da plusvalore al progetto, ove non va dimenticato che la tutela e la valorizzazione del territorio, del paesaggio possono non solo convivere ma essere fattore di sviluppo. Risulta diffuso oggi, tra le amministrazioni pubbliche, in  risposta alla legge Merloni il concorso-gara, che sappiamo per chi ha avuto modo di cimentarsi,   altro non è che come sedersi al tavolo di una roulette, così la definiva un nostro collega. Una gara che avviene per selezione di curricula, presentazione di fatturato, altro,  e dove a vincere,  vince chi ha più vinto, a lavorare , lavora chi ha sempre lavorato e raramente riesce ad inserirsi chi non è di gradimento dell’Amministrazione. I bandi naturalmente vengono predisposti con elementi di selezione che a monte caratterizzano “il Prescelto”.    In un quadro del genere appare quasi eroico, allora inseguire concetti elementari, parlare di architettura, pensare addirittura… alla bellezza! Il nostro intorno è fatto di queste amenità e di tante altre contraddizioni! senza considerare la… durezza del fare professione. Il lavoro di architetto ha subito trasformazioni radicali che hanno sconvolto i tradizionali impegni del lavoro disciplinare tracciati dalla cultura moderna. La rapidità e la complessità delle trasformazioni in atto pongono l'Architetto oggi come un operatore disorientato e indifeso di fronte alle procedure del processo di produzione da un lato, e alla labirintica complessità della burocrazia dall'altra. L'Architetto con la sua carica ideale molto spesso  risulta schiacciato da questa situazione, senza considerare le occasioni amare, che il caso a volte ti riserva,  in cui il desiderio di fare professione ti porta  involontariamente in  ambiti che dire minati è poco……

__Giorgio Muratore con Gina Preti e Massimo Palumbo

Tempo fa, in un suo scritto Giorgio Muratore, parlando  della difficoltà del fare la professione, si interrogava pensando all’ottimismo del progetto: “ ma ci sarà ancora spazio per essere ottimisti?…” quando per alcuni architetti, il sopravvivere significava…la scuola come ultima spiaggia, e questo per non sporcarsi le mani, non sapendo poi che con……le mani pulite non si sarebbe battuto un chiodo…!!!”Ecco l’ottimismo che purtroppo vive ancora in noi ci porta  ad essere comunque presenti e  ad essere  convinti oggi come ieri  che quello del concorso d’idee come si diceva prima  è il sistema più corretto per raggiungere risultati di qualità architettonica-progettuale. Bisognerebbe spingere per creare delle alleanze tra pubbliche amministrazioni, imprenditori, architetti, e cittadini per rilanciare l’immagine delle nostre città. Un tavolo, per trovare gli incentivi i programmi gli investimenti giusti che siano capaci di riportare al centro del processo edilizio, il progetto di architettura, la procedura dei concorsi, la qualità e l’innovazione degli interventi. Fare Architettura significa fare e promuovere  cultura… ma sappiamo bene che spesso i tempi e i modi dell’investimento nella cultura non sono mai compatibili con la prassi dell’eterna emergenza e la programmazione di opere più o meno grandi,  che potrebbero essere per l’appunto occasioni di confronto concorsuale. Dovremmo invece come architetti, rafforzare forme di maggiori pressioni per ottenere  l’istituzione della legge sull’Architettura, legge esistente dal lontano 1977 nella vicina Francia. In un ambito ambientale che è quello della nostra città e perseguendo scenari di questo tipo,  abbiamo trovato, fortunosa sinergia con la Camera di Commercio di Latina, che con noi ha condiviso gli obiettivi del Concorso.Il lavoro è stato difficile ma l’obiettivo credo sia stato raggiunto. Attraverso il Bando del Concorso, così come strutturato, abbiamo chiesto progetti innovativi. Era anche quello che si sollecitava, in occasione del primo premio Ernesto Lusana, e l’abbiamo considerato punto di partenza anche per questa seconda edizione. Un Premio d’Architettura  aperto alle molteplici possibilità e proposte, oltre che occasione non secondaria per riaffermare l’obiettivo della qualità del progetto oltre a  segnali di innovazione nelle proposte. Siamo convinti, che sia sempre “tempo” per cominciare e  di indagare, per offrire spazi di possibilità a chi queste occasioni le trova con difficoltà. Crediamo che sia sempre “il tempo” di porre attenzione al progetto, alle idee, e ……quando capita, alle occasioni e agli avvenimenti che a volte riescono ad aggiungere “valori” agli orizzonti spesso troppo stretti, delle realtà che fanno il nostro quotidiano.

” Promuovere il progetto d’Architettura ”

E’  quanto si impose il consiglio dell’Ordine degli Architetti di Latina nel sostenere,  l’idea  del Premio Ernesto Lusana. Era per  ricordare un amico ed un architetto, che tanto aveva dato all’Architettura come etica di valori che durano nel tempo, ma ci interessava anche  istituire a cadenza biennale, un premio d’Architettura per sollecitare progetti nuovi e capaci di valorizzare anche il senso della nostra contemporaneità .Un Premio,  occasione, cadenzata nel tempo, per discutere di Architettura e delle tematiche ad essa collegate, ma anche  per avere momenti di discussione tra quanti hanno a cuore la sorte delle nostre città, degli ambienti e dei luoghi in cui si vive.La prima edizione del premio, ha visto nel celebrare il trentennale della costituzione del nostro ordine, una grande mostra e la consegna del Primo Premio d’Architettura  a progetti meritevoli di colleghi iscritti all’Ordine e che operano sul nostro territorio. Una attenta riflessione di quanto è stato fatto, ci ha portato a considerare, che forse era maturo il tempo per un salto di qualità nel considerare il premio occasione da non perdere per aprire ad un concorso di respiro nazionale e verificare il progetto d’Architettura in un area ben individua. Si è pensato ad  un tema di rilievo per un area strategica  del centro storico di Latina, un area irrisolta della città  che ha fatto da base al Concorso Nazionale d’Idee: l’area delle così dette Ex Autolinee. L’obiettivo, condiviso da quanti hanno voluto il Concorso è stato anche la richiesta di idee progettuali per individuare proposte mirate a sviluppare “……il gusto di vivere la città  nonché a migliorarne la fruizione sociale ed economica”.

“……oltre il nonluogo,
ipotesi progettuali per uno spazio urbano di una città del novecento:
Latina…..”

Luogo, nonluogo, un concetto di alcuni anni fa che attende ancora risposte e che al di la delle mode,  è parte di una problematica generale tutt’ora di grande attualità per il territorio italiano e che per quanto riferito al contesto della città di Latina pensiamo possa essere colto come valore-nonvalore, da studiare e capire ulteriormente.Abbiamo dato seguito a questa traccia pensando, come provocazione, di poter anche andare “oltre”. Nasce in questo modo il Concorso d’idee e vogliamo sperare che  non sia per Latina,  un occasione unica ed irripetibile. Latina e il nostro territorio hanno bisogno di tante occasioni di questo tipo. Interventi mirati nella città per ricucire porzioni di città, per legare Latina a Littoria o viceversa, ma anche  per ridare dignità alla marina, a porzioni urbane centrali, e alle periferie.  Periferie e dormitori senza anima che chiedono servizi e periferie che chiedono luoghi significanti, simboli e nuovi segni. Perchè il cittadino si senta di casa nella propria città è necessario che possa fruire di un tessuto comune di segni e di significati che costituiscano l’individualità, lo stile di luoghi, di ambienti e spazi della città nel suo insieme. La nostra, che è la generazione persa, la generazione  saltata di architetti, attende a Latina un Concorso di Architettura da più di trent’anni, un quarto di secolo abbondante. Erano i primi anni settanta con il Concorso Nazionale per il centro direzionale, e per Fogliano. Concorsi rimasti sulla carta, senza alcun seguito. Furono comunque per la città occasione di dibattito.  Poi il nulla. Da troppi anni si aspetta un inversione di tendenza, vorremmo che anche le  abitudini nella  gestione e nell’indirizzo della cosa pubblica  fossero diverse.  Pensiamo che sia  sempre  il momento di andare “oltre”, di uscire dalle secche, di lavorare per la crescita di questo territorio; è sempre il momento di rompere gli schemi e di essere propositivi. “Oltre”…,  per fare quadrato, non per una ennesima rifondazione, ma seguire comunque la storia di questa città, che comunque e a dispetto di noi tutti che la viviamo, va verso il suo destino. Il futuro di Latina fatto da chi la vive giornalmente e che per quanto riguarda il nostro ambito specifico di architetti, è un futuro comunque rappresentato dai nostri “segni”. Franco Purini parlando di Latina, diceva: ” …io ho l'impressione che Latina e il suo territorio siano giunti a un momento di svolta, un momento di svolta che corrisponde a una situazione molto critica, ma anche a una condizione di grande privilegio nei confronti del contesto delle città italiane…
…Latina è una città, assieme ad altre nella pianura Pontina, che ha il nuovo come antico, e quindi si trova in una condizione di assoluto privilegio nei confronti di molte altre città italiane. E quindi sul piano del rapporto col nuovo come antico può insegnare molte cose alla cultura progettuale italiana e non solo…”
Come Franco Purini  pensiamo  a questo territorio urbanizzato nel Novecento come ad un grande Museo all’Aperto del Moderno e del Contemporaneo. Il luogo o il nonluogo poi, siamo noi a determinarlo, come cittadini, come architetti, con il nostro vivere con le nostre scelte, con il nostro fare.
Sappiamo che ogni epoca ha lasciato quello che poteva dare. Per noi oggi, anche attraverso questo Concorso d’idee il  contributo, l’esempio anche minimo, ma il nostro contributo.
L’occasione e la capacità di costruire uno scenario migliore di cui i veri attori sono le persone che abitano questa “polis” e che hanno fra le proprie mani la possibilità di vivere un presente, che ha valore, con la prospettiva di lasciare un futuro migliore a chi verrà dopo. Ed allora, capita spesso di chiederci, perché non mettere in moto una nuova etica, una nuova morale, un nuovo gioco?
Il futuro di Latina, si giocherà sicuramente intorno ai suoi tanti punti deboli, sulla capacità di saper ricucire le sue diverse parti e la capacità di inventare nuovi spazi, nuovi luoghi. Portiamo a compimento un periodo lungo d’impegno che ci ha visti in prima linea e promotori di una serie di iniziative a favore dell’Architettura.
Il Premio d’Architettura Ernesto Lusana, il Concorso Nazionale d’idee, le mostre, i Convegni che si terranno nei prossimi giorni, sono un tutt’uno che speriamo possano significare un segnale per l’oggi e una traccia importante per il domani. Un segnale,  ci auguriamo forte che diamo alla città e alle istituzioni per riaffermare l’Architettura, come valore etico, sociale e politico. L’Architettura, come valore etico, ha giustificato  la nostra presenza in questo ordine professionale  e guidato in questi anni  a favore delle tante iniziative intraprese.
Siamo alla conclusione e desidero fare un ultima considerazione. Il bando del Concorso Nazionale d’idee così come strutturato chiedeva una riflessione sul concetto di luogo-non luogo, sul doversi confrontare con una città del Novecento e il  rapportarsi a degli edifici storici del Novecento, come l’ex Opera Balilla futuro museo Cambellotti di Oriolo Frezzotti e quello che resta dell’edificio futurista di Angiolo Mazzoni. Sempre il bando sollecitava  inoltre spunti ed indicazioni significative per quanto riguardava il rapporto Arte Architettura. Rimane  sottinteso  il rispetto che abbiamo  per il lavoro svolto dalla giuria e dei risultati già espressi. Penso tuttavia che la nostra autonomia di pensiero e il ruolo che in questa occasione occupiamo ci permette comunque di porre all’attenzione tra i tanti progetti pur  meritevoli di questo premio, alcuni lavori che a nostro parere hanno espresso alcune delle peculiarità sopra riportate che il bando pur chiedeva e poneva all’attenzione dei partecipanti al concorso. “LA RICONQUISTA DELLA TERRA 2002” come quello che sicuramente ha saputo più degli altri porsi il problema del rapporto Arte Architettura nella sua complessità e nello specifico di una città come la nostra. Ma anche gli unici progetti che si sono posti in modo problematico di fronte al problema-dilemma  del Palazzo delle Poste di Mazzoni. Cosa fare? è più giusto e facile ricostruirlo così com’era  incorrendo  forse in un falso storico  o bisogna reinterpretare un qualcosa che oggi è solo un frammento e un ricordo sbiadito nel tempo dell’edificio futurista e magnificato da Marinetti? Al di là dei risultati progettuali espressi due sono i progetti che si sono posti ed hanno  affrontato  l’interrogativo in chiave critica, tentando una strada per un  problema di grande attualità ne restauro o progetto: “AGORA POLIS 2012” e “FINESTRA METAFISICA”.
E poi la proposta  che pensiamo sia riuscita a trasmettere  il sapore e l’aria della città del Novecento, la città dei vuoti e dei grandi spazi, la Latina dei colori ocra e delle palme, la Latina crocevia di razze diverse: “PIAZZA DELLA SCALA A LATINA 1.7.1.2”.
Questo secondo Premio  di Architettura ci ha permesso di  ricordare Ernesto Lusana.  Sicuramente Ernesto i concorsi d’idee d’Architettura mai banditi in questo ultimo quarto di secolo nella nostra città, li avrebbe fatti tutti: l’ottimismo del progetto dicevamo, e l’ottimismo dell’Architettura erano parte essenziale del suo essere. Essere per essere e non per apparire.L’augurio che facciamo è che il Premio possa vivere nel tempo, e che ci possano essere in questa città altri momenti ed altre occasioni per parlare e promuovere Architettura.  
Massimo Palumbo
Curatore Premio d’Architettura Ernesto Lusana
Latina li 3 Aprile 2002

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__Giorgio Muratore a Latina Premio d’Architettura Ernesto Lusana 2002




































__Premio d’Architettura Ernesto Lusana
    Curatore Massimo Palumbo



Giorgio Muratore





Anche Giorgio Muratore ci ha lasciato e direi che è un periodaccio. Tante le volte che è venuto da noi a Latina, amava molto questo territorio, le città nuove Latina, Sabaudia, le altre ....
Sicuramente dobbiamo a lui, anche a lui,  la rilettura critica delle città del novecento, rilettura che servì a cancellare ombre e dubbi sulle città del duce sottolineandone le qualità che tutt'ora sono da esempio per chi le analizza al di parte o nostalgie fuori della storia.
Con Giorgio Muratore abbiamo perduto un amico ed un grande storico del novecento, veramente ...non abbiamo paole,  ricordiamo tra l'altro parlando in uno degli incontri che ci ha visto insieme...  della difficoltà del fare la professione e Giorgio si interrogava pensando all’ottimismo del progetto: “ ma ci sarà ancora spazio per essere ottimisti?…
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Di seguito un ricordo di Duccio Trombadori che inquadra in modo esemplare la figura di Giorgio Muratore.

Ho perso oggi all'improvviso il mio caro, carissimo Giorgio Muratore. Aveva un anno meno di me. Ci conoscevamo da cinquant'anni, da quando frequentavamo le lezioni di Bruno Zevi nell'aula magna della facoltà di architettura in Valle Giulia. Giorgio era magrolino, allora. Ma aveva un sorriso pieno di ironica sapienza che tagliava e cuciva pensieri prima ancora di formularli in parole.
Era uno studioso pieno di scrupoli e attenzione filologica. Mai stato un pedante. E' diventato uno straordinario maestro per le migliaia di studenti che sono passati al vaglio della sua cattedra di storico della architettura.
Non ci siamo frequentati per anni. Ma non ci siamo mai persi di vista. Scambiandoci alla lontana pareri sui disastri urbanistici di Roma, la devastante crescita della incultura architettonica, il comune disgusto per le 'archistar', l'attenzione per la tradizione moderna italiana, il nostro fulgido razionalismo, le città di fondazione, l'esigenza di salvaguardare il patrimonio architettonico degli anni Trenta (dal Foro Italico all'Eur), e in generale la difesa della straordinaria sapienza accumulata nella storia edilizia delle nostre città.
Nato a Roma nel 1946, Giorgio  si è qualificato come uno dei più lucidi intellettuali nel mondo della architettura italiana. Collaboratore di Ludovico Quaroni, Paolo Portoghesi e Tomàs Maldonado.
Ha tanto scritto e commentato su "Controspazio" e  "Casabella", "Domus", ha collaborato alle pagine culturali dei quotidiani "La Repubblica", "Paese Sera", “Unità”, "Il Messaggero", ha curato mostre e pubblicato numerosi saggi sulla storia dell'architettura e l'urbanistica.
Fondamentale è stata la sua opera per valorizzare i 'cantieri romani del '900' dal Foro Italico al Palazzo dei congressi, da Sabaudia a Latina. La sua carriera universitaria si è svolta alla insegna di una originale linea indipendente e orgogliosa delle sue idee, spesso in controtendenza con la vulgata 'politicamente corretta'.
Giorgio era un uomo di sinistra. Ma non fu mai corrivo ai maggiorenti politici e per questo pagò prezzi che altri non hanno pagato. Non era un opportunista. Anche per questo ci capivamo e ci volevamo bene.
Lo ho incontrato e collaborato con  lui dal 1999 al 2009 alla Facoltà di Valle Giulia, dove cominciammo da ragazzi e dove io tornai per una stagione di insegnamento di estetica. Lui era un 'barone', io un docente a contratto. Abbiamo fatto esami assieme, abbiamo condiviso il medesimo amore per le nostre passioni giovanili con la medesima idiosincrasia verso gli ignoranti, i politici saccenti, gli arrivisti del professionismo architettonico dai fianchi molli.
Aveva superato anni fa una brutta malattia. Ne ero felice. Lo avevo incontrato negli ultimi tempi in qualche serata  al ristorante La Campana, dove si riuniscono da anni ogni venerdì vecchi amici architetti (da Franco Purini a Claudio Damato a Franz Prati a Gianni Accasto e altri). Non potevo immaginare che la morte me lo avrebbe portato via così all'improvviso. e così presto. Perdo un amico, l'Italia perde un intellettuale prezioso e onesto. Abbraccio fortemente la sua cara moglie Clementina Barucci,i figli e tutti coloro che lo hanno amato e lo piangono.



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mercoledì 8 marzo 2017

ciao pietro!




Non si nasce a volte se non dopo la disgrazia e dopo l’amore  
(Onofrio Annibalini)

Pietro Corsi ci ha lasciato .Sapevamo ma speravamo in tempi più lunghi….invece Pietro ci hai lasciato… e il  pensiero corre, torna indietro nel tempo e le tante tessere si sovrappogono velocemente ….
Tanti i ricordi di un microcosmo che ruota intorno al numero civico 24 di via Terravecchia. Poi arriviamo  al giorno in cui passa per casa nostra  e ci dice che avrebbe aperto una copisteria a piazza Bologna. Nessuno ci crede perché nessuno riusciva a vederlo in quella condizione ..non era quello il suo status.  Pietro pensava ad altro e, carico di ansie e generoso,  lo sapevamo essere  stretto in ambiti che non lo appagavano… il paese, il mondo,  il desiderio dell’oltre.
E il nostro Ulisse subito si rimise in viaggio…per un viaggio interminabile diremmo, senza fine… Pietro,  uomo di cultura, dalle tante ansie,  scrisse negli anni, scrisse tanto e raccontò in anticipo le sofferenze delle migrazioni o la malattia che colpisce il paese: l’ozio.
Scrive i  suoi libri, tanti, in un percorso locale- globale che lo ha accompagnato per una vita intera . Rincorreva il sole, il caldo e la sua Casacalenda era geograficamente un quartiere di Los Angeles o una porzione di Mazatlan e viceversa.
Gracias, grazie Pietro per quanto ci hai dato come cugino…ma anche come scrittore, come uomo di cultura,  quando ci hai donato la tua presenza e il contributo di idee in occasione della prima passeggiata letteraria che si svolse lo scorso Agosto tra le vie di Casacalenda, negli spazi e nei luoghi del Maack .  Ti ricordiamo  in questi attimi  quando eri lì col megafono a parlarci del tuo mondo e ci dicevi come le strade e i vicoli che attraversavi avevano suscitato suggestioni in alcuni dei tuoi racconti .
Eravamo lì quel pomeriggio nu fuosse d’avorie e lo sguardo andava lontano in un infinito senza fine.  E questo era quello che vedevi quando ti affacciavi dal balcone della tua casa.

Grazie Pietro, ciao  buon viaggio!
Massimo
7.03.2017

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                                                                            Kalenarte_Maack di Casacalenda presenta
               “Letture & Territorio_Tra le pieghe del Maack” 
con l’intervento di  Pietro Corsi


L’ultimo weekend di eventi, organizzati dall’Associazione Culturale Kalenarte_Maack di Casacalenda, inizierà con una delle sezioni più sentite e partecipate dell’Aut Out even in: Letture & Territorio_Tra le pieghe del Maack che vedrà l’intervento di Pietro Corsi, uno degli scrittori italo-americani più noti, nativo di Casacalenda. La passeggiata e le letture abbracceranno le componenti vitali del progetto Kalenarte, dalla Galleria Franco Libertucci, nata come conseguenza del museo all’aperto grazie alle donazioni dei tanti artisti interessati, sino all’Efesto del giapponese Hidetoshi Nagasawa del 1992, anno d’impulso per Kalenarte e di quello che oggi chiamiamo MAACK: Museo all’Aperto d’Arte Contemporanea Kalenarte.Nato in Molise, a Casacalenda, nel 1937, a metà degli anni ’50, Pietro Corsi si è trasferito a Roma, dove ha lavorato da libero traduttore per l’industria cinematografica. In quegli stessi anni ha collaborato con Michele Galdieri alla creazione di diversi programmi radiofonici. Come egli stesso afferma si è ritrovato a vent’anni per le vie del mondo, prima in Canada, nel 1959,  dove ha collaborato al giornale canadese in lingua italiana "Il Cittadino Canadese". Proprio tra quelle pagine di giornale è nato il suo primo romanzo La Giobba (edizioni Enne, 1982, in inglese “Winter in Montreal”) oggi considerato, nel mondo accademico, un classico dell’emigrazione del secondo dopoguerra. Poi tra Los Angeles e Acapulco, come commissario di bordo della prima nave da crociera. Ha girato il Messico in lungo e largo, fino ad assimilarne cultura e umori. Infatti, molti dei suoi libri hanno uno sfondo messicano, come: Ritorno a Palenche, 1985; Sweet Banana , 1986; Lo sposo messicano, 1989; Amori tropicali di un naufrago, 1989. In Messico, oltre all’ispirazione per la scrittura ha trovato anche l’amore della sua vita, sua moglie, con la quale si è stabilito a Los Angeles, dove tutt’ora vive.
Il suo interesse per la lettura è iniziato quando, in prima media, al Caradonio-Di Blasio di Casacalenda, vinse un concorsino che riguardava un tema in italiano. Per premio ricevette I tre moschettieri, libro che divenne per lui, molto prezioso. Cittadino del mondo, per ventisette anni in mare, iniziando come ispettore di bordo per terminare la carriera con la qualifica di Vice Presidente Esecutivo per una flotta di dieci navi. Pietro Corsi racconta la sua vita in mare proprio in uno dei suoi libri che leggerà a Casacalenda, dal titolo L’odore del Mare (edizioni il Grappolo, S. Eustachio, 2006), dove  ha raccontato le esperienze vissute come dirigente sulle lussuose navi da crociera della famosa compagnia di navigazione americana la “Princess Cruise”.  L’altra lettura sarà estratta da Arabesco (Sovera, Roma 2008), un libro che racconta, tra i suggestivi paesaggi dell’Appennino sannitico, una storia di donne, di briganti e di cuori infranti.
"Come tutte le persone che lasciano la propria terra in età adulta, il mio cuore è sempre restato nel Molise. Ho cominciato a scrivere giovanissimo e la scrittura è stata la mia carica, il mio sfogo, il mio rifugio. (Pietro Corsi)".

Paola Di Tullio
da INFORMA MOLISE.com

TRA LE PIEGHE DEL MAACK
Letture & Territorio Passeggiata a cura di PIETRO CORSI
VENERDÌ 19 AGOSTO
Ore 18.00
Raduno e dialoghi con Pietro Corsi in Galleria Franco Libertucci Palazzo Comunale Via Emilio De Gennaro 83 Casacalenda
Ore 19.30
Centro Storico di Casacalenda – dal balcone – letture da Il profumo del mare ore 20.30
Galleria Franco Libertucci – Auditorium – letture da Arabesco aperitivo offerto da Caseificio Barone Vinchiaturo e Cantine d’Uva Larino a cura dell'Associazione Culturale Kalenarte_Maack Casacalenda (CB)

martedì 7 marzo 2017

...ILMAACK







_la galleria Franco Libertucci
 


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Ministero dei Beni e delle Attività Culturali –
Direzione generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee
Martedì 10 luglio 2012 alle ore 9.30 presso il  Complesso monumentale del San Michele a Ripa Via di San Michele 22 – Roma

Presentazione del volume:
Luoghi del contemporaneo
Gangemi Editore

_ il MAACK,
Museo all'Aperto d'Arte Contemporanea di Kalenarte a Casacalenda_Molise , è parte integrante di tale ricerca.
Il volume raccoglie i risultati di una ricerca che il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee – a seguito di una procedura di evidenza pubblica, ha affidato a IZI – società di consulenza specializzata nella ricerca applicata in ambito culturale.
La ricerca costituisce un aggiornamento della pubblicazione realizzata nel 2003 dall’allora Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea (DARC) del MiBAC e si è posta l’obiettivo di censire, in tutto il territorio nazionale, i centri operanti nel settore del contemporaneo. Il volume, realizzato con la collaborazione scientifica dell’Associazione per l’Economia della Cultura, si propone di essere uno strumento utile agli amanti ed agli studiosi dell’arte contemporanea; esso contiene, sotto forma di agili schede descrittive corredate da immagini, una rassegna comprendente oltre 200 tra i più rilevanti centri per l’arte del contemporanea presenti in Italia. La selezione dei luoghi da inserire nella pubblicazione è avvenuta attraverso l’applicazione di rigorosi criteri metodologici, sottoposti al vaglio di un Comitato Scientifico che ha supportato il gruppo di lavoro durante tutta la durata del progetto.
Nello specifico sono stati inclusi i luoghi in possesso di una collezione di arte contemporanea e/o che organizzino periodicamente eventi di arte contemporanea; che siano aperti al pubblico con continuità e che intrattengano relazioni stabili con il settore pubblico. La giornata di presentazione sarà organizzata in due momenti. Una prima parte sarà dedicata alla presentazione del volume da parte dei ricercatori di IZI e dei dirigenti del MiBAC responsabili del progetto.
Nella seconda parte dell’incontro si terrà una tavola rotonda che permetterà ai funzionari pubblici, ai responsabili delle strutture, agli operatori del settore ed agli studiosi di discutere del futuro dell’arte contemporanea e dei principali problemi che interessano il settore.





07.03.2017






by emilia georgieva

by carmelo  baviglio

un progetto visionario....   
.....questo progetto dovrà essere capace di interpretare i sogni di chi vive la città.......
dovrà essere capace di convincere prima di realizzare, 
di immaginare il futuro prima di risolvere il presente. 
Oggi  serve un progetto visionario che sia in grado di stimolare il desiderio di esserci ....di fare in quanto cittadini di questo territorio...

Latina






ce n'è di strada da fare...

Illustre Direttore,(***)
spesso capita anche a me d'essere scambiato per una persona molto pessimista, abituato a mettere in moto la giusta porzione di senso critico e in particolare nel guardare le cose che fanno il nostro quotidiano, quotidiano di chi vive Latina.
Sono entrato l'altra sera in quella sala del Circolo Cittadino, che, devo confessare, poco amo, per quel suo aspetto un po' ....stantio, ma l'incontro era li e non ci si poteva sottrarre.  L'identità, il presente, il futuro, il centro storico, le  illusioni, le speranze, progetti, piani....c'era di tutto, in una sorta di copia e incolla senza fine. Per fortuna poi siamo giunti indenni alla fine della giostra per poter sentire cento parole di fila con un minimo di costrutto e senso compiuto, legate alla verità storica di questa città, cento parole capaci di raccontare il dramma di un luogo. Un luogo che, come ben diceva Lei, racconta di una città, Latina, che sta morendo.
Abbiamo sentito il bisogno di farle i complimenti a fine serata e desidero anche ora rinnovare il mio grazie.
Purtroppo sembra ai più,  che non sia chiaro quale è il dramma che vive oggi Latina, un non luogo generalizzato che attraversa tutti i quartieri, dalla periferia al centro e viceversa, senza distinzioni: quale l'anima, ci chiediamo, quale il sapore, l'atmosfera.....e perchè poi andare a Piazza del Popolo....per quali contenuti, per quali motivazioni....chi ci dovrebbe andare.
Qualcuno lamentava dei manifesti che invitavano a partecipare ad eventi nelle altre città del Lazio e si chiedeva perchè non avviene il contrario, dimenticando che l'evento lo fanno i cittadini,  le donne, gli uomini che sono comunità. Lo fanno le persone che vivono il loro quotidiano riconoscendosi sotto l'identità di un luogo, persone proprietarie di quei beni immateriali che noi non conosciamo, che noi non possediamo. 
Una cosa banale, troppo semplice, un valore solo culturale che sfugge ai più. Oggi questa cosa, a Latina diventa ancora più difficile da trovare perchè come giustamente diceva Lei, non solo non ci conosciamo, ma non sappiamo neanche chi siamo, non sappiamo quali i nostri desideri, le passioni....se abbiamo delle peculiarità, dei valori da raccontare da raccontarci. Chi è cosciente di questo purtroppo appena può va via, mette fine a momenti continui di umiliazione. E di esempi ne abbiamo tantissimi oramai.
Di sicuro siamo un ottimo dormitorio, una porzione di una grande periferia e le prospettive, i numeri, i sondaggi  ci dicono che lo saremo ancora di più. Periferia strana però, perchè a volte ci si può imbattere anche in periferie vive, capaci di generare corti circuiti. La nostra è periferia dormiente, costantemente sotto farmaci anestetizzanti.... salvo occasioni particolari dove a tutti è permesso svegliarsi e salire su carrozzoni orribili che a volte di passaggio per Piazza del Popolo si fermano:  e il popolo felice può godere a comando.
Altro che identità, presente, futuro, centro storico, illusioni, o speranze .....la città ha avuto respiro fino agli anni settanta, poi il nulla: una collezione infinita di carta, progetti, idee che da una parte rappresentano l'inconcludenza di chi ha governato questa città, dall'altra l'incapacità di fare quadrato intorno ad un'idea, anche minima, semplice, elementare. Avevamo, abbiamo bisogno di un progetto qualsiasi ma capace di trovare una città che ci crede, un progetto utile a creare quell'amalgama, quel terreno di coltura che da solo può tenere insieme le persone. E'  mancato, manca, il segnale forte, quello strutturale, diremmo oggi quando pensiamo alle beghe nazionali...e purtroppo anche qui  tutto torna anche se a scale diverse.
In cambio da diverso tempo, da troppo tempo  pannetti caldi, pezze e toppe utili solo al tirare a campare. Manca il piacere della scommessa, il piacere di progettare un sogno, pensare ad un'utopia da realizzare, una calamita nei confronti di chi annoiato attraversa la città e non ne capisce il senso.
Oggi è più facile per i più dire a bassa voce alla Razzi....ma chi te lo fa fare!!!
Sono le opere pubbliche, come diceva Lei, Illustre Direttore, quelle che rappresentano una comunità; sono dieci anni o quasi che il Tribunale "nuovo" è lì, opera incompiuta....buttata lungo un autostrada come una " palazza " qualsiasi, cantiere incompiuto a rappresentare molto bene l'immagine di un'epoca, di questo momento storico tanto triste. Eppure un edificio come il Tribunale avrebbe dovuto avere un senso urbano, una sua dignità, una sua forza urbana in nome del significato che porta dietro....oppure anche qui, pur stando nelle retrovie dell'impero, respiriamo il vento dei tempi e il Tribunale può anche essere una palazza qualsiasi buttata lì senza un minimo di senso, entro un cantiere infinito...a ridosso di una strada a scorrimento veloce.
Per il resto deserto. Deserto assoluto.
Poi non più tardi di un anno fa, era il 12 dicembre se non sbaglio...e in quell'occasione  l'ultima o la penultima perla.  Il Comune di Latina, l'Ordine degli Architetti, il Premio Lusana, aprono ad un Concorso d'idee per una rivisitazione (?) della Piazza del Popolo.  Agli atti ci sono i bandi, i partecipanti, i vincitori e quant'altro utile anche a capire sull'esistenza o meno di quel punto interrogativo posto un rigo sopra.
Di sicuro posso aggiungere di essermi sentito molto onorato, veder vincere la mia proposta....salvo poi imbattersi qualche ora dopo in un paio di persone.








La prima mi dice: Architetto ma è sicuro che gliela  fanno fare? e l'altra a rinforzo : .....ma si è trattato di una esercitazione di stile.?   Gliela fanno fare. Esercitazione.
Non riporto i pensieri di quei momenti,  preso a godermi una situazione che ho voluto tra l'altro condividere con cinque giovani architetti della città,  ne' ho voglia ora di aggiungere altro se non l'augurio ai tanti giovani a guardarsi intorno......Ulisse insegna. Per Latina attendiamo da loro un sanifico corto circuito "contemporaneo".
Si l'altra sera di tutto si è parlato, ma non abbiamo registrato  un minimo d'anelito di contemporaneità,  ne'  volontà... visionarie.
......Ottanta anni dopo, ed è tempo per riflessioni e sguardi visionari, tempo per nuovi segni capaci di rilanciare il messaggio della modernità, rappresentato proprio all’inizio del secolo scorso, dalla fondazione delle città nuove......
L' ironia della storia che vede Littoria più moderna di Latina.
Oggi, 24 Novembre 2011 il  giorno dopo, il mio grazie al Dottor Damiano Coletta e a Rinascita Civile per la serata che ci ha permesso queste riflessioni, a lei Illustre Direttore  il piacere di rinnovare  la nostra stima.... ce n'è di strada da fare.
Massimo Palumbo

24.11.13
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Alla cortese attenzione del Direttore di LatinaOggi
Dott.  Alessandro Panigutti
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Massimo Palumbo Architetto Latina