sabato 8 dicembre 2012

premio lusana prima edizione


1° PREMIO D’ARCHITETTURA   ERNESTO LUSANA 1999


COMITATO SCIENTIFICO
Pietro Cefaly
Riccardo Cerocchi
Salvatore Parziale
Remigio Coco
Gina Preti
Massimo Palumbo


 
 
con il patrocinio
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
COMUNE DI LATINA
LATINA, 12-18 Giugno 1999
Capannoni Ex Consorzio Agrario, Via Don Minzoni
 
ERNESTO LUSANA
 
da "La Casa di Pietra"(*), n.2/1996
(*) Rivista dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Latina



CARO LUSANA
49 ... in questo percorso teso alla ricerca di una tradizione del mestiere in provincia di Latina, ci sembrava significativo proporre una riflessione su Emesto Lusana...
50 ... questo architetto, scomparso nel 1990 più di altri ha vissuto quella condizione di estrema durezza nell’esercizio della professione, di cui si è detto in precedenza...
51 ... così abbiamo organizzato un primo incontro, nella sede del nostro Ordine, durante il quale si è cominciato a parlare di un collega, partendo dai propri ricordi, dalle frequentazioni più o meno assidue del suo studio, a Sermoneta, o degli ultimi anni da lui vissuti a Latina...
NARDACCI: ...cominciai ad incontrarlo alla Galleria Pennacchi dove lui abitava ed io avevo lo studio. Camminava con i pugni in tasca e ci incontravamo al bar: erano i suoi ultimi anni ed io e Remigio Coco abbiamo vissuto il suo dramma, prima sotto il profilo professionale e poi condividendo il travaglio della sua malattia. Aveva un tumore alle ossa...
BUSIO: ... in quegli stessi anni è stato correlatore della mia tesi di laurea, con relatore Capolei. Ogni volta era una lezione di architettura, ingegneria e tecnologia. Mi ha fatto abbandonare tutto quello che avevo imparato alla "Sapienza". Un altro metodo di progettazione, alla maniera di Savioli, Ricci e degli altri della scuola fiorentina. Lasciai l’urbanistica fatta di maglie e di assi per lavorare, come lui, sul segno, sull’immagine intenzionale contemporaneamente in pianta, prospetto, sezione...
BALDINI: ... ho conosciuto Lusana perché cercavo lavoro, nel suo studio ricavato in una delle torri medioevali più belle di Sermoneta, c'era un caos indescrivibile... Sono rimasto con lui per molto tempo e fra le altre cose vorrei ricordare la polemica sulla "città nastro " per Sermoneta. Bisognerebbe rendere giustizia ritengo a quel progetto realizzato con Savioli, Musmeci e Claudio Cintoli. In quel contesto si realizzò uno dei primi esempi di collaborazione fra una industria e i propri dipendenti, per la realizzazione di cooperative edilizie. La Bristol di Sermoneta ottenne finanziamenti e con il coordinamento del Dott. Liazza si organizzarono ripetuti incontri con i soci della cooperativa - impiegati ed operai - tesi alla progettazione partecipata degli alloggi, nonché della loro gestione. Erano previsti infatti tipi molto diversificati, anche dimensionalmente, per rispondere all’idea di evoluzione nel tempo di un nucleo familiare. Si studiò e si sottoscrisse anche uno statuto che definiva criteri di rotazione delle singole unità immobiliari, ma la cosa non andò in porto, come per tanti altri suoi progetti...
MAGAUDDA: ... anche io sono testimone di alcune sue sventure
professionali, ero a studio con l’Ing. Taviano che, con l’Ing. La Rocca e l’Arch. Vittorio D’Erme, indugiavano a lavorare ai piani del Q4 e Q5. Un giorno arrivò Ernesto con un progetto già concluso e glielo lasciò sul tavolo. Non se ne fece niente...
BALDINI: ... in quel progetto era prevista una piazza piena di Agathea caelestis...
MAGAUDDA: ... completamente suo fu invece il progetto di concorso per il Centro Direzionale di Latina. Ricordo la sua grande percezione della struttura...
COSTANZO: ... Ernesto è nato a Sermoneta l’11 luglio 1926 e ha studiato a Firenze dove si è laureato nel 1967. Prima aveva studiato ingegneria, aveva fatto diversi esami e forse anche per questo aveva una grande dimestichezza con le strutture. Credo che dovremmo approfondire questo aspetto della sua ricerca progettuale, trovando delle connessioni che, oltre quelle più evidenti con Savioli, forse sono più significative con l’opera di Michelucci...
PALUMBO: ... quando parlava creava attenzione e mostrava con orgoglio i suoi bei disegni che stavano sempre al limite tra un progetto definito e l'opera d’arte, fogli carichi di intensità spaziali rappresentate con il segno forte della china...
VIGLIERCHIO: ... questa idea che ci fosse una fusione naturale delle arti era uno dei motivi ispiratori della sua collaborazione con Arco, una rivista che io curvo in quegli anni. Lusana riteneva che la musica contemporanea, la pittura, la scultura, tutto confluisse senza confini predeterminati in un ambito comune, un territorio bianco, come quei fogli quadrati 100x100 che aveva richiesto Savioli, per il progetto di Sermoneta, su cui i suoi segni confluivano a determinare il progetto... Lo testimoniano la mostra e la scenografia su Sciarrino, nel sotterraneo bianco dello Batiment deux, di alcuni anni fa...
ANGELUCCI: ...ho incontrato Ernesto nel ‘85, con mia sorella e con Marco Paccosi. Dovevamo studiare Sermoneta per un esame e fu molto disponibile, come con tutti gli studenti di architettiíra. Si intuiva questo suo grande attaccamento per il paese dove era nato e dove viveva, ma contemporaneamente esprimeva grande amarezza per la sua emarginazione professionale…
PALUMBO: ... si, era molto arrabbiato anche con gli amministratori di Latina dove, in quegli anni, se non avevi tre tessere non facevi nulla, non avevi un incarico. Era arrabbiatissimo contro quello che chiamava regime, non aveva le remore o le paure che forse potevano frenare un giovane...
COSTANZO: ...gestire la figura di Lusana significa vedersi ancora per approfondire ancora molte questioni. Straordinario e generoso, ma anche duro, certo mai indifferente, aveva il piacere di parlare di architettura, che poi è anche la ragione della nostra rivista e del nostro dialogare anche con gli studenti. Va recuperato questo aspetto, ma anche la durezza di una professione che pochi riescono ad esercitare a pieno titolo e per fare questo, anche su invito della stessa famiglia, non dobbiamo ridurre questa iniziativa in un recupero pacificatorio perché Lusana era fortemente discriminato.
NARDACCI: ... questa della rivista è un’iniziativa importante perché ci dà la possibilità di parlare di un collega e di affrontare questioni di architettura. Bisognerebbe estrarre i messaggi nascosti della sua esperienza più che esaltare la sua anarchia. Lusana ha segnato qualcosa che dobbiamo ancora capire...





.......Nella nostra famiglia non esistono obblighi di commemorazione; Ernesto è presente per una sorta di memoria involontaria, alla Proust, per cui i ricordi affiorano corredati di umori; lo riconosciamo in frammenti di esistenza che emergono, dietro sollecitazioni casuali, un oggetto o una serie di graphos ordinati negli astucci, e che inducono sensazioni appaganti. Le sue esperienze professionali, sempre tumultuose e contrastate, sono state vissute da tutti noi, ciascuno per la sua parte di vita, nell’accettazione di quella sua peculiare irregolarità, rispetto alle codificazioni allora in atto. Sapevamo tuttavia che il senso del suo lavoro emergeva, con una sua qualità, da una vicenda progettuale innovativa, operosa nell’esplicazione concreta del momento creativo, attenta ai segni della realtà umana, con la quale l’architetto è sempre in debito quando si tratti di dignità nell’abitare.
Carla Lusana
 
 
 
con il patrocinio
CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
COMUNE DI LATINA
LATINA, 12-18 Giugno 1999
Capannoni Ex Consorzio Agrario, Via Don Minzoni
"1° PREMIO D’ARCHITETTURA
ERNESTO LUSANA
1999"
Il Concorso aperto a tutti gli iscritti al nostro Ordine, promuove un progetto d’Architettura, di un’opera che potrebbe anche non essere stata realizzata. Lo spirito del Concorso è quello di portare alla luce e proporre progetti innovativi, sul piano della ricerca architettonica e della sperimentazione, nocnché di evidenziare e far conoscere idee e soluzioni progettuali che per rigore metodologico, qualità, coerenza e capacità innovativa possono contribuire o aver contribuito al formarsi di una coscienza architettonica.
Tutto ciò volendo affermare il ruolo irrinunciabile e decisivo dell’Architettura nella dinamica delle trasformazioni urbane e territoriali.
E’ l'occasione anche per ricordare la figura del collega Lusana dando per l’appunto il suo nome al premio, proprio perché lui, più che ogni altro, dedicò tanto all’Architettura, intesa come luogo privilegiato di ricerca e di sperimentazione. L’Architettura per Ernesto era
il campo ideale per raggiungere nuove possibilità di espressione e di vita.
 
 

omaggio a ernesto lusana architetto

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ERNESTO LUSANA
 (*)   (1926-1990)

L’architetto Ernesto Lusana nasce a Sermoneta (LT) l’11 luglio 1926. Dopo aver collaborato già durante gli studi di ingegneria presso l’università di Roma, negli anni ’50, con l'architetto Luigi Moretti e aver curato, negli anni ’60, diversi interventi di edilizia residenziale a Fregene e Roma con altri colleghi già laureati, si laurea in architettura a Firenze nel 1967.
In seguito si trasferisce a Sermoneta dove prosegue l’attività professionale partecipando a concorsi di progettazione tra cui: il concorso per il piano particolareggiato del Centro Direzionale di Latina (2° classificato); il concorso per la salvaguardia del lago di Fogliano (2° classificato) e il concorso IACP (1985).
Tra le architetture realizzate di particolare rilievo sono: la villa Canofari, la cooperativa Gioconda Zeta, le Batiment Deux e la villa Polito a Latina; casa Liazza e una torre-studio a Sermoneta.
Nel settore urbanistico redige il piano regolatore generale di Sermoneta (1970) e il progetto del piano particolareggiato delle borgate Carrara e Pontenuovo di Sermoneta (1975).


                               
 

               Riferimenti bobliografici:
- Concorso per il piano del Centro direzionale di Latina, in L’architettura cronache e storia, n.216, ott. 1973
- Struttura residenziale a Sermoneta, in L’architettura cronache e storia, n.310-11, ag.-sett. 1981
- Progetto di edilizia sovvenzionata Sermoneta, in G. C. ARGAN (a cura di), Leonardo Savioli grafico e architetto, catalogo della mostra Faenza, Palazzo del Podestà, 9 maggio-6 giugno 1982, Faenza 1982
- Insediamento di edilizia sovvenzionata Sermoneta, in G. B. BASSI (a cura di) L’architettura costruita. Il cantiere di Pistoia, Firenze-Pistoia 1985
- Colore Spazio Suono, catalogo della mostraChiesa dell’Annunziata, Sermoneta 1986
- Avamposti urbani: forum Caro Lusana, in La casa di pietra, rivista dell’Ordine degli Architetti della provincia di Latina, febbr. 1986
(*) by Casa dell'Architettura Latina

PREMIO DI ARCHITETTURA ERNESTO LUSANA 2012

 
PREMIO DI ARCHITETTURA Ernesto Lusana_Quinta edizione
 
 
 
CONCORSO NAZIONALE DI IDEE
‘l’isola’
 
PROGETTO PRIMO CLASSIFICATO
HANGAR 3.0
Progetto Vincitore*
 
Massimo Palumbo architetto
 
project team:
Stefano Benetazzo, Antonio Chiominto, Mauro Chiominto
consuling:
Sara Palumbo, Giacomo Ravesi.
Latina_Italy

 
 
 
 
 
 
 
 


08.12.12.

venerdì 7 dicembre 2012

PREMIO DI ARCHITETTURA ERNESTO LUSANA 2012



 
 
 
5° PREMIO DI ARCHITETTURA ERNESTO LUSANA 

Concorso Nazionale d'Idee
 
 "l'isola" -
Venedì 7 dicembre 2012- ore 17,00
 



 
 
L’Ordine degli Architetti della Provincia di Latina intende celebrare la ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della fondazione di Latina con un concorso nazionale di idee rivolto al ridisegno della Piazza del Popolo, fulcro e simbolo dell’intera città.
Una piazza difficile da vivere, una piazza progettualmente irrisolta. L’architetto Oriolo Frezzotti, progettista di Littoria (nome fondativo della città), ne  dovette elaborare varie soluzioni prima della stesura definitiva, senza però raggiungere risultati convincenti.
Da molti anni si sperimentano fallimentari isole pedonali semplicemente interrompendo il flusso del traffico con barriere amovibili, alimentando vivaci dibattiti tra i cittadini e categorie commerciali.
Pedonalizzare una parte di tessuto urbano significa elaborare un progetto architettonico.
Pertanto il concorso si prefigge lo scopo di connotare la piazza principale della città, quale spazio maggiormente rappresentativo di essa, attraverso lo strumento del progetto architettonico nel rapporto con le architetture esistenti, con la forma della città. Un nuovo approccio al traffico urbano attraverso l’introduzione di una mobilità integrata, tra veicoli privati, pubblici, piste ciclabili, zone a traffico limitato e zone pedonali.
Un atto rifondativo che porti la vitalità di un nuovo uso quotidiano, di passaggio e sosta, potenziandone la naturale vocazione di spazio aggregativo e di scambio. Un luogo di nuova identità e riconoscibilità anche della città contemporanea.


martedì 4 dicembre 2012

Intervista a Massimo Palumbo





“Con la cultura si mangia…mangiamo cultura”. Intervista a Massimo Palumbo
di Tommaso Evangelista

Lo scorso 14 novembre è stata inaugurata ad Ardea a cura di Marcella Cossu e Fabio D’Achille presso la Raccolta Manzù, nell’ambito delle manifestazioni promosse da MAD Rassegna d’Arte Contemporanea di Latina, l’installazione “Mangiamo cultura, con la cultura si mangia” di Massimo Palumbo. Palumbo molisano d’origine “trapiantato”, come Manzù e molti altri, nell’ Agro romano è artista versatile “figura polivalente e complessa a cavallo tra architettura e ambiente, interprete ideale della concezione contemporanea dell’ecomuseo”; è inoltre l’ideatore e direttore del museo all’aperto d’arte contemporanea Kalenarte (di Casacalenda) e della ricca galleria che vanta opere dei più significativi artisti regionali e non solo. Il 18 febbraio, in occasione del finissage dell’esposizione dedicata all’installazione, si è tenuta ad Ardea una tavola rotonda dedicata al confronto tra la Raccolta Manzù intesa come museo legato al territorio e l’esperienza territoriale, che è andata ad arricchire il patrimonio culturale del piccolo paese molisano e del territorio circostante, attraverso i sedici interventi del Museo all’Aperto e le donazioni alla Galleria d’Arte Contemporanea “Franco Libertucci”. E’ stata l’occasione per far conoscere, anche al di fuori dalla regione, questa eccellenza culturale molisana che ha reso una piccola realtà civica esempio di museo diffuso per la valorizzazione territoriale. Abbiamo fatto qualche domanda a Massimo Palumbo sia in qualità di artista che di ideatore del museo all’aperto.






Cominciamo con l’installazione che porta un titolo forte e impegnativo e parte dal presupposto che con la cultura si “dovrebbe mangiare”. Come è nata e si è strutturata l’idea e come è stata recepita dai fruitori?

“con la cultura si mangia…mangiamo cultura” installazione 2011, si è vero il titolo è forte, significativo, hai ragione, ma non potrebbe essere diversamente. E stato per questo lavoro, lo è per altri. Opere di genere concettuali, spunti riflessivi, affrontati a volte in modo anche ironico, sull’ attualità sociale come “eppurepesa” (2010), “l’aria è irrespirabile” (1993), “spegniamo la luce” (1993) oppure “…un naufragio ci salverà” (1995). Tutti lavori che raccontano momenti della nostra contemporaneità, alla scala del personale, ma anche riferito a quanto di vissuto è intorno a noi. A titolo forte deve corrispondere un fare... arte forte e senza dubbi…per un messaggio forte per chi vede, per chi partecipa. Non è possibile, e stiamo negli ultimi mesi del 2010, che un ministro importante, di prima fila, un ministro della Repubblica dica: .....andate a mangiare cultura!. Questo mio lavoro nasce da questo episodio volgare, generatore di tagli, di soprusi che il mondo della cultura ha dovuto subire di recente e vuole riaffermare con forza al di là dell’ironia infelice del ministro, l’invito la necessità, di nutrirci di cultura, intesa come fonte di energia spirituale e bene di prima necessità, semplice ma essenziale, come può esserlo…. il pane. Per quanto riguarda il come, se i fruitori possano aver recepito l’idea, posso dirti che a me interessa il valore etico del fare arte….e faccio mio quanto detto da Vincenzo Scozzarella, Direttore Scientifico della Galleria Civica di Latina che a proposito di questo ma anche di altri miei lavori dice: “…contiene in sé un’impresa critica che punta anche sulla crescita dell’educazione dei visitatori…” .

L’idea base “Mangiamo cultura” si può prestare anche ad un’altra chiave di lettura che riguarda il concetto di consumo. Il trionfo dell’oggetto come esibizione del segno-merce è uno dei punti critici dell’odierno “sistema” dell’arte. Come si può superare il binomio economia-godimento?

No, sicuramente questa è una lettura che non mi appartiene. Personalmente diffido di chi propone segni-merce, e comunque a monte del mercato, il fare arte deve essere momento “etico” sempre, poi…. il mercato, quando c'è, se c'è. Mi rendo conto che si tratta di una posizione difficile...ma è così.
 




 
 
 

Parliamo adesso di Kalenarte. Come si è rivelato l’incontro-confronto con la Raccolta Manzù e quali spunti nuovi sono nati per Casacalenda? Ci sono elementi che accumunano queste due realtà?

Marcella Cossu Direttrice della GNAM Raccolta Manzù ha conosciuto il mio lavoro e naturalmente le diverse anime che lo compongono. Tra queste Kalenarte e il mio ventennale lavoro dedicato a questo progetto, la somma dei tanti interessi: l'arte, l'architettura, il paesaggio. Si scopre Kalenarte, Casacalenda, le sue potenzialità e si propone all'attenzione di quanti ruotano intorno allo GNAM Raccolta Manzù, una tavola rotonda ipotizzando un gemellaggio tra due territori diversi, ricchi di potenzialità. Il confronto tra la Raccolta Manzù intesa come museo legato al territorio, quello della campagna romana che nell'estendersi da Roma fino al Circeo ed oltre ha visto presenze significative di artisti che hanno legato il proprio nome a questi luoghi, ispirandosi e lasciando anche segni e tracce significative della loro presenza: Manzù, Cambellotti, Emilio Greco... altri. Da qui, un possibile parallelismo per una lettura capace di sottolineare l’esperienza territoriale di Kalenarte, che ha arricchito il patrimonio culturale di Casacalenda e del territorio circostante, attraverso i sedici interventi del Museo all’Aperto oltre alle donazioni alla Galleria d’Arte Contemporanea “Franco Libertucci”. L’occasione di questa Tavola rotonda è stata di eccezionale importanza per far conoscere, Kalenarte. Eccellenza culturale che ha reso una piccola realtà civica esempio di museo diffuso, capace di valorizzare un territorio non solo attraverso l’arte contemporanea ma anche tramite il sottolineare l'esistenza di un patrimonio naturalistico storico-artistico ed antropologico che lo caratterizza. Mi chiedi se sono nati nuovi spunti per Casacalenda.... In genere si semina, e se sono fiori, fioriranno si dice. Di sicuro ci sentiamo onorati di portare avanti questa incredibile esperienza e di doverci confrontare con nomi e situazioni che sono stati "miti " per noi, per la nostra storia. Voglio ricordare che già lo scorso anno in occasione del ventennale, abbiamo vissuto il privilegio di presentare Kalenarte, la sua storia, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma e anche quella fu una situazione esaltante.
 
 





“E’ quanto meno straordinario poter ammirare una raccolta d’arte moderna in un luogo così lontano dai centri d’arte e dalle capitali della cultura. Se ciò avviene, come è avvenuto, è certo un esempio di come si può progredire e affermarsi nel campo storico culturale”. Queste le parole di Achille Pace per il catalogo del ventennale. In qualità di ideatore e curatore delle rassegne di Kalenarte, tra le realtà di certo più attive nel panorama artistico molisano, quali sono le potenzialità di crescita per il futuro e quali i progetti in cantiere?

Abbiamo apprezzato le parole del Maestro Achille Pace e gli siamo grati per la vicinanza e la condivisione al nostro progetto. Si è straordinario, per il progetto, per il suo realizzarsi, per come si è potuto evolvere nel tempo. Dobbiamo ammettere che alla qualità del fare, del proporre, c'è testardaggine, ma cosa essenziale la condivisione di intenti per quanto riguarda "un bene comune". Oggi venti anni dopo si cominciano a vedere i primi frutti.

Un pensiero, infine, vorrei chiedertelo sulla situazione della cultura nel Molise, sulle criticità e i punti forti, e su dove partire per una seria programmazione culturale.

Oggi lo scenario Molisano pone all'attenzione di tutti noi la presenza di un importante attore: la Fondazione Molise Cultura, motore propulsivo per idee e creatività.... crescita. Da qui deve partire una seria programmazione culturale capace di mettere a sistema quanto il territorio esprime. Il Molise per quanto riguarda l'Arte Contemporanea ha progetti nazionali, internazionali che devono solo essere messi in rete. Bisognerà salvaguardare e potenziare le eccellenze esistenti, il Premio Termoli e la sua storia, Fuoriluogo a Campobasso per i contenuti e le proposte che ben sono state rappresentate ed animate negli anni, Kalenarte a Casacalenda con il Museo all'Aperto, per la unicità del progetto, la qualità e la coerenza nel tempo. Criticità per noi è la dispersione a pioggia delle risorse e disperdere il buono che già c'è. Il Molise, la sua cultura, il suo territorio possono essere posti all'attenzione di un palcoscenico più ampio, di valenza Europea. Un respiro sicuramente adeguato alle sue potenzialità. Oggi, la politica, le istituzioni e chi le rappresenta devono al più presto, prendere posizione, fare scelte e.... i momenti migliori possono essere proprio quelli di crisi o di grandi congiunture.

 

collage

 COLLAGE/TECNICA MISTA



domenica 2 dicembre 2012

l'italia di le corbusier al maxxi







L’Italia di Le Corbusier

MAXXI  ROMA

18 ottobre 2012 – 17 febbraio 2013Galleria 1
a cura di Marida Talamona

Architetto, scultore, pittore, geniale pensatore del suo tempo, padre della moderna urbanistica e maestro del Movimento Moderno: è Le Corbusier, dal 1920 pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret.
A lui il MAXXI Architettura dedica la mostra L’Italia di Le Corbusier a cura di Marida Talamona. Realizzata in partenariato con la Fondation Le Corbusier di Parigi, si avvale del supporto di un Consiglio scientifico composto da alcuni dei massimi esperti della vicenda lecorbuseriana.
Oltre 600 disegni, schizzi, acquerelli, dipinti e fotografie originali per una esposizione che, seguendo un filo cronologico e tematico, documenta le molteplici influenze che l’Italia ha avuto sulla formazione e sul lavoro del maestro: dai primi viaggi agli inizi del Novecento ai progetti, mai realizzati, per il Centro Calcolo Olivetti di Rho e per l’Ospedale di Venezia degli anni Sessanta.
“Il MAXXI Architettura – dice il Direttore Margherita Guccione - prosegue l'indagine su temi, forme e figure del XX e XXI secolo. In questo caso la scelta del rapporto tra Le Corbusier e l'Italia è una chiave di lettura che restituisce la poliedricità, molto contemporanea, della sua figura: architetto, urbanista, designer, pittore, scultore e homme de lettres ha letteralmente rivoluzionato il modo di pensare l'architettura investendo con la sua lezione l'intero pianeta."
Il percorso di mostra si snoda tra documenti diversi, testimonianze di viaggi, studi, scambi culturali e aspirazioni personali, dagli schizzi dei monumenti italiani sui carnets de voyage alla riproduzione settecentesca della pianta di Roma Antica di Pirro Ligorio della quale Le Corbusier riprodusse un frammento per illustrare la sua Leçon de Rome, dalla corrispondenza con Pier Luigi Nervi ai sei grandi fogli con disegni schizzati durante la conferenza di Milano nel giugno 1934 a documentare la complessa formazione “italiana” dell’architetto, nutrita da un’ approfondita esperienza diretta e dagli studi alla Bibliothèque Nationale di Parigi. Un ricco apparato fotografico accompagna la mostra offrendo una lettura integrata di un Le Corbusier meno noto, nel dialogo che instaura con gli artisti e gli architetti suoi contemporanei, restituendo la completezza della sua statura intellettuale e l’eccezionalità del suo pensiero.