domenica 14 settembre 2014

Ciao Laura



Ciao Laura

..............l'altro giorno Laura Borroni ci ha lasciato .....un bravo Architetto, un bravo Professore, una donna straordinaria.  Era il 1996 ed invitai Laura Borroni a dare un suo contributo per la
Casa di Pietra, la rivista dell'Ordine degli Architetti di Latina.
Laura con generosità rispose al mio invito. Noi come redazione della rivista, trattavamo la problematica degli spazi aperti e lei inviò un articolo molto interessante e puntuale sui temi degli spazi pubblici, poi però la Casa di Pietra concluse il suo percorso e naturalmente non si riuscì a pubblicarlo.
Proporre  oggi su questa pagina l'articolo mai pubblicato, quasi venti anni dopo, è un modo per ricordarla con la stima ed l'affetto di sempre.
Se poi ci guadiamo un attimo intorno e pensiamo alle città che viviamo.... scopriamo anche la forza di quanto scritto e l'attualità di quei contenuti.

Ciao Laura. Grazie.

13.09.2014
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                                                                                                   Laura Borroni


Una voglia pazza di città,
una voglia pazza di scoprire gli spazi pubblici.

Sfogliare i numeri di "La casa di pietra" fino ad oggi usciti, scorrere gli articoli, occhieggiare le illustrazioni, è come fare un "bagno salutare nelle acque di una fonte rigeneratrice. Il titolo della rivista sembra puntare espres¬samente allo scottante problema della casa per lasciare in realtà emergere un discorso di maggiore respiro : la casa riacquisterebbe un suo significato, sen¬za più continuare a vivere asfitticamente, qualora riuscisse ad inserirsi in un suo habitat di territori paesaggistici, di spazi sociali per l'incontro e per lo stare insieme. Dagli autori, tutti architetti, sprigiona in coro un desiderio in¬tenso di muoversi in strutture urbane ricche di spazi pubblici sapientemente strutturati, veri e propri soggiorni comuni che invitino la popolazione a goder¬ne gioiosamente. In un suo articolo Franco Purini, in particolare, spinge a conservare la possenza del patrimonio naturale del territorio di Latina; ad incrementa¬re in esso la presenza del nuovo tanto da lumeggiare un sistema pontino inteso come ponte/anello di congiunzione tra l'area metropolitana romana e quella napoletana. Nè, alla scala più circoscritta,egli tralascia di insistere insieme agli altri tanti per la realizzazione della Biblioteca di Latina progettata da James Stirling, proprio uno dei possibili soggiorni auspicati.
E già, perchè troppo sovente le difficoltà economiche e "intorni" paralizzano, uccidono iniziative che potrebbero invece dare lustro alla città, attirare turismo di qualità oltre che innalzare il livello abitativo dei residenti. La recente storia architettonica delle città italiane è affollata di gioielli progettati ma non costruiti. Allora dunque se la nostra situazione è tanto nera rispetto agli altri Paesi (Francia,Germania, Gran Bretagna, Olanda,ecc.) non ci resta che sopprimere questa pazza voglia di città?
No, per carità, manteniamo le nostre energie, battiamoci con forza anche per fare crescere culturalmente il livello dei nostri concittadini. E tentiamole tutte. Il settore pubblico è spento, quello pub¬blico/privato pure langue s beh, attacchiamoci ai minuscoli ossetti rimasti da progettare. Anche solo un modestissimo oggetto edilizio che arriva a studio (i concorsi di architettura costituiscono purtroppo un amaro discorso a parte) può essere studiato e realizzato con occhi tutti diversi.  Si certo, perchè anche noi dobbiamo rigenerare il nostro modo di procedere.
Al bando allora l'oggetto "introverso", capace soltanto di rispondere ai regolamenti edilizi e alle esigenze del committente. E' troppo poco, è per noi una ri¬nuncia e ne va di mezzo della nostra dignità. Certo il programma della committenza deve essere rispettato, il progetto fattibile s ma poi aggiungiamoci una nostra professionalità creativa di fruizioni e di spazi, aggiungiamoci insomma del nostro e troviamo un metodo gioioso di impostazione, di invenzione dell'oggetto in questione. Ma attenzione : senza cadere nell'eccentricità o nel cattivo gusto. Facciamo che esso diventi finalmente "estroverso", si strutturi secondo tipologie innovative, intelligenti, articolandosi anche secondo elementi anomali tali da ammiccare all'intorno e gareggiare con altri elementi vivi; tali da scuotere, svegliare i committenti pigri e i fruitori ignari del meglio.  Un oggetto che rie¬sce a lanciare messaggi verso gli oggetti circostanti, verso gli spazi pubblici, può diventare infatti un oggetto"estroverso" perchè nel provocare sollecita altri accadimenti, in un continuo processo rigeneratore.
 Così la città si rianima. In fondo questo era ed è uno dei segreti del fascino dei nostri quanto mai vivi cen¬tri storici italiani, delle loro strade e delle loro piazze illustri, richiamo continuo di eventi straordinari godibili da tutti.

Questo è il "luogo” Italia celebrato specie da studiosi stranieri, troppo spesso ahimè da noi atrofizzato ai secoli passati. Latina qualcosa già ha di suo; perchè non accrescerlo?
Qualche immagine, forse, anche se fuori scala per la sua dimensione e per le sue destinazioni d’uso, riproposta tra di noi amatori di questa voglia pazza di città, ci può ridare la carica necessaria per affrontare le molte difficoltà. Sono sempre immagini di Stirling (un pazzo anche Lui?).
Precisamente si tratta dello storico insediamento inglese di Derby, quando negli anni 70' su incarico del Comune e nel cuore dei tessuti medioevali Egli propone il nuovo centro civico che purtroppo poi non si realizza. Frustrazioni dunque pure per Lui? no, perchè continua a battersi con tenacia fino alla morte. E talvolta vince, costruisce; lancia comunque sempre messaggi di ricostituzione della vita urbana, di cui siamo noi archi tetti ora eredi ma che sono recepibili del mondo intero. Le poche immagini qui proposte parlano da sole. E ci dicono di uno slargo insulso che languiva alle propaggini del nucleo storico vicino al fiume, insieme ai miseri frammenti edilizi isolati e talora fatiscenti. Stirling lo inventa quale invaso pedonale consistente per una molteplicità di incontri, lo avvolge da una unica promettente e cospicua tipologia di centro civico che ricuce pure i brandelli abitativi in un tutto unitario.
Lungo il perimetro esterno della nuova tipologia, verso il fiume, vengono circo- scritti il transito veicolare e gli accessi ai parcheggi nel sottosuolo. L’interno del centro è "strutturato" poi da una galleria vetrata a più livelli, conformata a ferro di cavallo così da allacciarsi alle direzioni delle due vie medioevali vicine. La galleria si propone quale elemento innovativo pregiato ed emergente, che spicca all’esterno con il suo profilo peculiare. All’interno smista lo "struscio" cittadino, introduce alle sale di riunione, di concerto, per cerimonie, introduce ai caffè, ai teatri, alle boutiques, ecc.; incorpora infine la settecentesca sala delle Assemblee parzialmente distrutta da un recente incendio. E ancora avvolge, dialoga con l’invaso esterno, modificando il suo andamento in funzione della fossa ad anfiteatro all’aperto avente per palcoscenico la sopravvissuta facciata della sala delle Assemblee.

Ovviamente translata dal luogo originario ed inclinata con il compito di palesare la tragedia dell’incendio subito. Le modifiche all’andamento della galleria avvengono pure in funzione di altri elementi di arredo urbano, quali il piedestallo con statua e l’accesso alla sala delle Assemblee. La sua apertura mediana poi, ricca di possibilità funzionali, lancia un segnale alla inusuale "porta" di accesso alla piazza : un piccolo "tempio" rialzato su cui sono raggruppate nove celebri cabine telefoniche inglesi (quelle in ghisa e vetro, smaltate di rosso, con le pareti scandite da piccoli rettangoli trasparenti, oggi ormai oggetto di antiquariato).
Non è dunque questo centro civico stirlinghiano da considerarsi proprio come un oggetto "estroverso" ? E non potrebbe essere un suggerimento metodologico da utilizzare anche in situazioni tanto meno importanti ?

Roma 8 sett.1996






James Stirling
Derby Civic Centre 1970




James Stirling
Derby Civic Centre 1970