domenica 31 dicembre 2023

l'asterisco

 



                                     ...rimettendo ordine alle carte ho avuto modo di rileggere alcuni pensieri di Paolo Costanzo, a margine del libro presentato lo scorso marzo..ed era il 2023 presso la Sala Eventi del  MUUG  a Latina in via Oberdan..

Grazie Paolo!.

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Per Massimo

Ho avuto per le mani questo piccolo libro alcuni giorni fa, appena stampato e Massimo forse si aspettava un riscontro, un qualche commento nei giorni successivi.

Il fatto è che in queste pagine ci sono un sacco di cose, temi su cui tante volte ci siamo confrontati, talvolta concordando i giudizi, altre volte esprimendo opinioni diverse.

Poi volevo anche rispettare l’ordine stabilito per la presentazione di oggi, riservandomi comunque un commento.

Quindi un sacco di cose, come quelle già emerse dalle osservazioni di chi mi ha preceduto.

Una serie di temi disposti non in modo lineare, secondo uno sviluppo temporale, ma intrecciati fra di loro.

Temi, alcuni di quelli descritti, che vorrei però mettere in ordine.

Littoria, progettata da Oriolo Frezzotti nel 1932, scrive Massimo, è “una città con una sua fisionomia e una sua peculiarità, una visibile razionalità, superfici lisce, disadorne, squadrate … con spazi urbani geometricamente delimitati … 

Piazza del Littorio, Piazza del Quadrato e Piazza Savoia sono ben proporzionale in rapporto al tessuto urbano ed al territorio.

E poi aggiunge che “in questa fase la concezione rinascimentale di Frezzotti risulta sufficiente, mentre non altrettanto si può dire per l’ampliamento del 1935”.

Latina, la città attuale, secondo Pier Luigi Cervellati “un disordine pianificato” e secondo Massimo “uno scempio iniziato negli anni ’50 … una città priva di immagine, di riferimenti simbolici, di architettura di qualità … con porzioni di città, le periferie vecchie e nuove, sempre più anonime e alienanti …Un non luogo generalizzato, dal centro alla periferia … una città che sta morendo”

Ora, se in queste pagine del libro Massimo ci restituisce delle verità amare, qui non le elenca come un inerte e triste deposito del passato, ma come memoria viva che vuole condividere, perché sia lievito e spunto per un presente diverso.

Qui emerge il suo carattere distintivo, quello di un intellettuale militante, che si interroga sul “valore etico di essere architetti nella società” e sui modi per concretizzare questa assunzione di responsabilità.


Pur consapevole di far parte di una generazione di architetti saltata, come lui spesso ha voluto ricordare, Massimo, con grande energia, non ha mai mollato e non si è mai fermato, né a Latina, né nella sua Casacalenda.

Se, come lui afferma, “il nostro è il territorio delle attese continue, della speranza infinita, del tempo sospeso e delle tante occasioni mancate … se non si opera per progetti di grande respiro, non si vola alto, non si sogna, non si progetta per la collettività…

Se tutto questo, lui non si rassegna. A pagina 90 ci descrive un sogno, l’inaugurazione del MACL, il Museo di Arte Contemporanea di Latina, lì nel Q5.

Un progetto capace di comunicare nuovi contenuti e nuovi significati, un’architettura che ha immaginato abitata dalle opere di alcuni dei suoi compagni di strada: Jannis Kounellis, Mauro Staccioli, Eliseo Mattiacci…

In questo testo Massimo ha taciuto sulla sua produzione artistica, ma credo che lì sia chiara ed evidente la coerenza verso la responsabilità etica di un mestiere.

Alcune delle sue installazioni ci parlano in maniera esplicita e diretta di drammi e di problemi sociali, talvolta ricorrendo anche ai filtri dell’ironia e del paradosso.

Poi era inevitabile, per una evidente analogia con il MACL, che spendesse alcune parole per ricordare il suo MAACK di Casacalenda, uno straordinario Museo di Arte Contemporanea all’aperto, inaugurato nel 1992, che ha ricucito il presente con il passato…

E ancora Hangar 3.0, il suo coraggioso progetto, vincitore del Concorso di idee per Piazza del Popolo a Latina, dove ha avuto la possibilità di dimostrare le sue notevoli capacità come architetto, che si batte per realizzare un sogno…

Se in una vita activa l’intellettuale non rinuncia a cambiare il mondo, non rinuncia almeno a provarci, sia nelle rare occasioni che gli vengono offerte, sia in quelle che lui si inventa, 

se l’intellettuale deve avere sempre il coraggio di dire: parlare quando gli altri tacciono e tacere quando gli altri parlano, con questo libro, ancora una volta, Massimo c’è.

A pagina 136 scrive: Sicuramente mi sarebbe piaciuto parlare ai giovani, rivolgermi a loro e li avrei invitati a guardare all’Architettura come valore etico nella società e a non rinunciare mai all’unico valore che fa comunque la differenza con altre categorie professionali: il valore della cultura del progetto, la ricerca del nuovo ed inseguire sempre l’utopia… essere comunque e sempre visionari. 

Paolo Costanzo – 4 febbraio 2023




nodi

 


la bellezza/il valore dei particolari

nodi

per una zona franca ... un augurio per l'anno che verrà_______________2024 !




Caro massimo grazie del pensiero. 

Sono contento di averti risvegliato emozioni anche se prevalentemente amare perché sei fra coloro che son sospesi fra il proprio laico pensiero e gli schieramenti che chiedono solo fedeltà. Capisco anche a cosa ti riferisci quando parli di recenti delusioni. Ebbi modo di polemizzare con Pietro per quel modo scomposto di valutare comportamenti altrui. Condivido il senso di solitudine che esprimi relativo alla tua professione. La stessa solitudine che ho cercato di descrivere seguendo il fil rouge del comunista a Latina. Sembra che non sia possibile esplorare gli angoli della città senza doversi adeguare a modelli ‘etici’, sopposti tali da altri. Nel libro ne ho parlato a proposito dei sacerdoti della purezza che erano nel PCI. Serve una zona franca di laicità a questa città. una zona dove sperimentare, ricercare, dialogare. La sua assenza la condanna alla povertà intellettuale attuale. Con il mio libro, dal titolo volutamente provocatorio, vorrei appunto contribuire alla creazione di una piccola zona franca dove potersi confrontare. Il parterre dell’altra sera mi incoraggia. Mi ricordo benissimo la mostra su mazzoni. Fu la prima volta che sentii parlare di razionalismo e mi ricordo anche che ciò che mi spinse a sostener e l’iniziativa fu propri la convinzione che la sinistra dovesse andare oltre il fascismo\antifascismo quale unica categoria d’interpretazione dei fatti della città. e l’arte mi apparve una di quelle zone franche di cui parlavo. Ciao marcello.  

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Carissimo Marcello

Ho letto d’un fiato il tuo libro “ Un comunista a Latina” e sentivo il desiderio di testimoniare il piacere per quanto ho letto e di andare oltre i complimenti. Un libro importante per il nostro territorio, un libro che riesce ad attraversare le nostre vite, quelle di chi ha cercato ad interessarsi della propria città e questo dagli anni settanta del secolo scorso. “ il filo rosso” cui faceva cenno Floriana Giancotti. Penso che più di qualcuno leggendo il libro si sarà ritrovato in una delle tante sfaccettature dei tanti episodi, dei tanti passaggi che racconti. Leggendoti abbiamo anche capito perché poi questa simpatia che ha permesso sempre di salutarci…forse stimarci pur non avendo avuto goduto di frequentazioni strette.

Grande ottimista, direi fino all’impossibile, te comunista, orgogliosamente comunista io di sicuro di cultura di sinistra col terrore di diventare un quadro entro un partito. Una cosa buona per certi aspetti ..ma con grandi limiti. In quegli anni (1975) ricordo aderivo e si firmavano gli appelli per il voto al PCI. Cosa che farei anche oggi ma col clima di allora. Questa condizione ci portava a sapere molte delle cose che hai raccontato … ben sapendo che stare in finestra non sempre era ed è cosa buona. Anzi.

Scrivi della tua Presidenza al Consorzio dei Servizi Culturali (bellissima la pagina dedicata a tuo padre, di grande emozione) e come non pensare e non ricordare che ci siamo conosciuti proprio li. La Giancotti organizza un gruppo di Ricerca Storica.. credo che fosse la prima volta a Latina e noi eravamo per sapere, indagare sull’Architettura della città. Ricordo che a portarmi fu Tonino D’Erme grande amico, che collaborava ed era molto attivo. In quel periodo, giovane architetto, mi interessavo di Angiolo Mazzoni che in quel momento anche gli architetti di Latina non conoscevano. Nel disinteresse del Comune di Latina e con l’aiuto del Consorzio dei Servizi Culturali e con l’Amministrazione Provinciale di Latina realizzammo una Mostra, ed un Convegno significativi su una figura importante dell’Architettura Italiana. Un lavoro notevole della storia della nostra città e furono in molti poi in seguito ad averlo come riferimento anche per ricerche e tesi di laurea. Di contro solo perché mi ero interessato di Mazzoni, in molti a Latina pensavano che fossi un fascista.

Poi caro Marcello mi hai riportato al Galilei prima e al Marconi dopo, ai corsi abilitanti, facendomi rivivere il buono e il cattivo dell’essere un professore_professionista e viceversa. Penso di non aver mai approfittato e da professionista credo d’aver aggiunto sempre un qualcosa. Bello poi aver ricordato Vittoriano, Natalino Nocera, Lucio Mastracchio compagno di scuola alle elementari a Piazza Dante o scrivere del primo giorno quando anche io fui ricevuto da Govi (personaggio straordinario, un monumento) o dal preside Ing. D’Erme…(Pellegrino Vito non l’hai goduto, lui arriverà dopo).

Molto interessante il capitolo del rapporto tra i professionisti ed il partito…e ritengo anche di non esserci mai entrato anche per non essere il vaso di coccio tra i tanti di ferro, cosa che comunque mi toccò d’essere proprio per colpa di un paio di personaggi poco meno che delinquenti, i quali giocavano sulla pelle degli altri, e questo dentro_fuori….il Partito. Pensavo che il lavoro pubblico dovesse arrivare per meriti acquisiti non per militanza…ma sbagliavo. Ingenuamente davo importanza al merito invece.. era una storia di lottizzazione.

Da ingenuo, davo molto valore all’incarico pubblico, lo consideravo una cosa onorevole cui andarne fiero. Invece poi quando arrivò fu occasione per assestarmi un paio di schiaffoni. In entrambi i casi c’entrava la politica o meglio anzi peggio: i giochi di politica…

Non poteva essere diversamente e noi a fare l’asino in mezzo ai suoni!! Nell’ultimo caso: la politica non giocava era debole, inesistente. Due brutte pagine svanite nel nulla. L’ultima in particolare orribile anche per la città. Capita che l’assessore Rosolini ha stima di te, e come non accettare l’incarico.!! …per il resto tanto lavoro, sette otto anni di impegno e poi tanta vergogna.!

Per chiudere, condivido totalmente l’analisi sulla Esperienza Civica…peccato l’essersi chiusi in se stessi, tra parenti e poi le tante intelligenze perse per strada. Nell’ultima pagina, ho scoperto che sei parente di Ilaria Gardin, collega bravissima del Marconi…ricordo che legavo anche col marito l’ingegnere (li ho salutati entrambi con piacere l’altra sera alla presentazione di questo tuo libro e non sapevo della parentela).

Bene, un caro saluto Marcello e veramente grazie per questo libro utile a capire sempre più la nostra città Latina, città strana, particolare e sicuramente unica .

Di nuovo complimenti, con la stima di sempre ! Un abbraccio e buona salute!!

Massimo

latina 29.12.2023

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PS. L’ultimo tormentone. Ti chiedono: ma allora sei favorevole a Latina Capitale della Cultura.??

Rispondo di SI e con piacere vedo la condivisione con te : Latina citta’ territorio, area vasta con una storia e cultura profonda ha titolo ad essere Capitale della Cultura 2026: ….da Enea agli indiani che oggi raccolgono pomodori, passando per i vissuti di Bassiano, Sezze, Sermoneta, Priverno fino a Terracina….l’antica Anxur le storie sono tante e i luoghi trasudano cultura dell’uomo. Latina, DEVE assolutamente COGLIERE QUESTA OCCASIONE UNICA, deve poter avviare un percorso utile a ricucire gli strappi nel caso ce ne fossero stati e porsi in una prospettiva capace di essere parte di una storia unica atta ad esprimere la cultura del luogo…….

Da un contributo dato presso la Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggistici e Conservatori della Provincia di Latina

Settembre 2023

“Che cosa era il PCI anche in una città di provincia e per di più una città ‘speciale’ come Latina, legata al mito della ‘città di fondazione’? Era innanzitutto una scuola, un luogo di confronto, una comunità. Nel racconto di Marcello Ciccarelli c’è anche una crescita personale e politica che lo porta all’interno del PCI di Latina ad assolvere ruoli dirigenti e anche di rappresentanza nelle istituzioni. Ecco, il confronto con le altre culture politiche è forse l’elemento più curioso di questo libro. Interessante il conflitto tra la città e i borghi, tra i ceti sociali che questa divisione esprime e la formazione di nuovi ceti dirigenti. L’autore non ha paraocchi, e comprende lucidamente i punti di svolta e gli errori commessi dalla sinistra che lui ha attraversato in tante forme, fino alla rinuncia ad avere alcun ruolo politico ma non alla passione civile e a quella politica. Almeno alla politica come piace a lui. E anche a me”. (Dalla prefazione di Walter Veltroni)

lunedì 18 dicembre 2023

 





LATINA NON è KASSEL e le SETTEMILA QUERCE

Qualche giorno fa ritrovo  un documento scritto 4 anni fa ...poi il tempo passa e l'impossibile a volte  diventa possibile...attuale .  Forse .

Settemila querce.  Mi sono imbattuto questa mattina nelle foto che riportavano la nuova piantumazione di alberi lungo via Volturno.  Lo scorso anno o addirittura un paio di anni fa ricordo furono demoliti tutti gli alberi presenti, forse malati o per altre ragioni sconosciute a chi scrive.  
Oggi 30 dicembre la nuova piantumazione.  Per circa 50-60 nuovi alberi. Non so perché, forse un modo strano di intendere le cose o la cosa pubblica e o il desiderio di dare senso a quanto  si fa , ma nel vedere questi operai impegnati  nella piantumazione, improvvisamente mi è tornato alla mente  quando nel 1982  Joseph Beuys  fù  invitato a partecipare a “Documenta” che si svolge  a Kassel  ed  era Documenta VII.  Beuys  presentò  “Le 7000 querce”  un lavoro che  cresce, contamina nel tempo persone e  abitanti del quartiere. 
Per comprare e piantare le 7000 querce, Beuys aveva disposto davanti al Museo Fredericiano 7.000 lastre di basalto. Queste lastre venivano adottate da chiunque lo volesse, e il denaro ricavato serviva a comprare e piantare le querce.  Era questo l’atto di nascita del più  grande progetto di Beuys che si chiama “Difesa della Natura”. Le lastre di basalto erano “pietre rituali”, una volta date via, col ricavato si piantarono appunto le settemila   querce. 
Kassel fu invasa da un bosco di settemila alberi , ogni albero con a fianco la pietra. Una grande operazione d’arte e di partecipazione.  Oggi l’opera di Beuys è ancora in trasformazione, è viva e si modifica giornalmente anno dopo anno :  il bosco è li.   Era l’atto di nascita di una nuova arte, di un nuovo modo di fare arte, di una nuova presa di coscienza oltre che di partecipazione collettiva ad un sentimento  comune : “Settemila querce” a Kassel ed era il 1982.
Oggi sono a Latina e Latina  non è Kassel , via Volturno incrocia quella che comunemente  chiamiamo la Circonvallazione.  Confesso di aver avuto in passato una visione ed in diverse in occasioni forse l’avrò anche raccontato.  Forse solo una provocazione….:  la Circonvallazione, stringe il nucleo più antico della città, e il bosco prende il sopravvento sull’asfalto, crea le mura della sua parte più antica….. la città senza mura ritrova un suo essere, si trasforma si rimodula al tempo del coronavirus, settemila querce. Si parla tanto di urbanistica partecipata.. di orti sulle terrazze, di verde al posto dei tetti….                                
 Massimo Palumbo  
30.12.2020





 

domenica 17 dicembre 2023

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A  MARGINE DEL CONVEGNO 

Invitati ieri al  Convegno presso la Sala De Pasquale, al Palazzo Comunale di Latina, in piazza del Popolo, tema del convegno: ‘Spazi urbani collettivi tra centro e periferia’, va detto che abbiamo condiviso e riaffermiamo la bontà della proposta che vede la città di Latina canditata a Capitale della Cultura 2026.  E’ questa, anche l'occasione per riaffermare i complimenti a quanti hanno lavorato per far si che si superasse il primo step...e prima fra tutti l'architetto Daniela Cavallo. 



Detto questo preme ricordare a chi scrive, un paio di argomenti al centro della discussione che riguardavano la città di  Latina:  si è parlato  come grande novità di Urbanistica Tattica e della così detta Street_art  e.... aggiungiamo noi forse tutte e due le pratiche o nuove pratiche messe insieme è stato un pò troppo in un solo pomeriggio. Ma è stato così.

Corre l'obbligo per onestà intellettuale e per la storia e le storie che ci riguardano  dire quanto segue. 

Nel caso dell' Urbanistica tattica  da dire che la scoprimmo prima ancora dell'era Covid  e che fu sin d’allora motivo di distinguo  per rispetto alla parola Urbanistica e a quanto significa o ha significato.

Oggi dopo averla abbondantemente metabolizzata ...riusciremmo anche a parlare di Urbanistica tattica e forse  giustificarla solo se la si volesse utilizzare per azioni provvisorie  in attesa del fare azioni strutturali vere, non effimere e o modaiole.

Per quanto riguarda l’altra azione, la street_art, qualcuno ha scritto  che trattasi di ….elemosina urbana, bypassata come generosa elargizione ed efficace  riqualificazione urbana….Recenti vittime eccellenti, Gino Valle, Francesco Venezia, Salvatore Bisogni e Pietro Barucci e chissà quanti altri ancora. Tra le vittime i centri urbani, quartieri, centri storici, palazzi. L'architettura non è mai neutra. La grande architettura non è mai neutrale. Non è una tela sulla quale appiccicare macroscopiche visioni, caricature, è  l'espressione del virus dell'arte populista quello empatico e ruffiano….. 

Aggiungiamo noi che ci sono interventi interessanti, quali murales  anche affascinanti, opere territoriali  che hanno un senso diverso,  ma la così detta street art oggi sta diventando la calamità buonista delle città, degli edifici, delle architetture di valore trasformate in "macchiette" urbane. La speranza è che trattandosi di opere superficiali rapidamente appiccicate,  allo stesso modo altrettanto rapidamente ci si augura possano sbiadire e sparire.

Spero nessuno ce ne vorrà, non è un pensiero maturato ieri pomeriggio. Il pensiero, la nostra posizione viene da lontano. Grande rispetto pertanto, per gli organizzatori del Convegno e per gli ospiti che hanno magnificato le azioni di cui sopra.     Importante essere in buona fede. 

Per quanto riguarda noi, la presenza al convegno, una volta scombinata la scaletta dell'intervento,  abbiamo consigliato  ai presenti, agli amministratori, ai relatori, grande attenzione nell’intraprendere percorsi di quel tipo...essere molto prudenti, poi è sempre complicato tornare indietro, riavvedersi. 

16.12.2023.

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Il Comunicato di presentazione del Convegno.

Rigenerare gli spazi urbani. È possibile? Come? Con quali idee? E con quali risorse? Esistono diverse soluzioni per riconsegnare – o consegnare per la prima volta – ai cittadini e alla città spazi degradati, non utilizzati, non terminati. È il tema del convegno dal titolo ‘Spazi urbani collettivi tra centro e periferia’ che si svolgerà venerdì 15 dicembre dalle ore 17 presso la sala convegni De Pasquale al palazzo comunale di Latina, in piazza del Popolo, con ingresso libero, che ha l’obiettivo di raccordare non solo il centro di Latina con le sue periferie e i suoi borghi ma anche di illustrare attraverso quali interventi di urbanistica adottare. Sono chiamati a intervenire amministratori pubblici, architetti, writer e creativi. Si partirà dal modo di cambiare le città senza spendere troppi soldi e usando diversamente lo spazio: approcci già condivisi ed eseguiti in città come Saragozza, Barcellona, Milano, Miami, New York, dove si è ricreata una socialità perduta in quelle zone che prima erano abbandonate o degradate, pedonalizzando alcune aree dotandole di strutture di arredo urbano consono. ”In questo modo gli spazi pubblici sono resi più funzionali e piacevoli, soluzioni creative per far sì che le persone possano attraversarli meglio non solo in auto ma addirittura fermarcisi a leggere, chiacchierare, lavorare o bere qualcosa. La città di Latina oltre ad avere una grande estensione è anche differente nelle sue varie forme territoriali, avendo un centro storico, delle periferie che si sono trasformate in grandi centri con servizi più i borghi storici che hanno contribuito alla fondazione della città negli anni ‘30″ dichiara Roberto Belvisi, presidente della Commissione urbanistica del comune di Latina, ideatore dell’incontro, deciso a guidare insieme a tutta l’amministrazione comunale il cambiamento della città. Dopo i saluti da parte del sindaco Matilde Celentano, interverranno l’assessore all’urbanistica Annalisa Muzio, il presidente della Commissione Urbanistica nonché ingegnere Roberto Belvisi, il presidente dell’ordine degli architetti Massimo Rosolini, l’onorevole Giovanna Miele, membro della Commissione parlamentare di cultura, scuola e formazione. Poi, la discussione del tema entrerà nel vivo con ‘Rigenerazione e architettura circolare’ di Alessio Battistella, Ricercatore e Docente Politecnico di Milano (DAStU), ‘AAA Visionari Cercasi’ di Lucia Krasovec Lucas, Presidente In/Arch Triveneto, ‘I centri del centro’ di Daniela Cavallo, Architetto Docente di Place e Destination marketing UNIVR, ‘La fruibilità e gli spazi del centro storico’ dell’architetto Massimo Palumbo, ‘La street art nei processi di rigenerazione urbana nelle periferie’ di Mario Cecchetti, responsabile progetto Coloronda di Tor Bella Monaca, ‘Arte urbana: trasformare l’aspetto e l’anima della città attraverso interventi di street art’ di Luigi Giordano, curatore di arte contemporanea. Modera il giornalista Gian Luca Campagna.















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giovedì 16 novembre 2023

 







PREMIO INARCH 2023 

Il premio “Bruno Zevi” per la diffusione della cultura architettonica è stato conferito all’Editoriale Lotus, casa editrice nota soprattutto per la pubblicazione della rivista omonima diretta da Pierluigi Nicolin che sin 1974 trasformò una rassegna di architettura in un periodico tematico bilingue pubblicato in italiano e inglese. Pierluigi Nicolin con Lotus ha “progettato” la sua più importante opera architettonica perché ha consentito alla cultura italiana di entrare nel grande dibattito internazionale, non dimenticando mai che è nel dialogo con tutte le altre discipline, che è possibile alimentare nuove idee e inediti tragitti “compositivi”.

Motivazione della giuria: La casa editrice Editoriale Lotus ha trasformato nel corso degli anni una rassegna di Architettura in uno spazio di discussione aperto verso posizioni diverse. Con la rivista Lotus l'Architettura Italiana assume un ruolo preminente nel dibattito internazionale sviluppando un’ampia riflessione sui grandi temi del pensiero architettonico attraverso i contributi di un numero scelto di notevoli personalità. In questo modo, negli ultimi decenni un’intera generazione di architetti italiani ha potuto sviluppare le proprie idee in un rapporto diretto con le proposte progettuali e le riflessioni dei protagonisti del dibattito contemporaneo. Pierluigi Nicolin con Lotus ha “progettato” la sua più importante opera architettonica perché ha consentito alla cultura italiana di entrare nel grande dibattito internazionale, non dimenticando mai che è nel dialogo con tutte le altre discipline, soprattutto con le cosiddette “arti applicate” e non solo, dove è possibile alimentare nuove idee e inediti tragitti “compositivi”.

L’architettura al centro, senza mai perdere di vista la relazione tra “la parte e il tutto”, tra “il pensiero e l’azione”. Lotus è, a tutti gli effetti, un grande progetto di architettura e non solo una rivista.




 

 


IL LAVORO CULTURALE PER

LA RIGENERAZIONE TERRITORIALE

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17 NOVEMBRE 2023

CASTEL DEL GIUDICE (IS)

Il valore del lavoro culturale, 

ci saremo e il Maack si racconta..... nella prospettiva del Costruiamo Paesaggio, dove la cultura rigenera  i territori, l’arte attira l’arte e i luoghi dell’Arte fanno da sintesi con esperienze che mettono al centro: la natura, la letteratura, la gastronomia, l’arte e la gente del posto…

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Considerazioni a margine....

La leva culturale produce sviluppo del capitale economico di un territorio, del capitale umano dei suoi abitanti, riqualificazione e rigenerazione dei suoi luoghi, vitalità del suo patrimonio identitario tangibile e intangibile.  

Cultura come leva strategica di sviluppo dei territori. Che la cultura sia una leva strategica per lo sviluppo dei territori è ormai dato certo: si parla di economia della cultura, di imprese creative, di classe creativa come motore di crescita delle ormai note smart cities e sono tanti i rapporti e le ricerche che lo dimostrano con dati concreti. L’accesso alla cultura è valore e il valore è ricchezza. 

La leva culturale produce sviluppo del capitale economico di un territorio, del capitale umano dei suoi abitanti, riqualificazione e rigenerazione urbana dei suoi luoghi, vitalità del suo patrimonio identitario tangibile e intangibile. 

E lo può fare in tanti modi. Pensiamo agli eventi culturali e di spettacolo ed all’impatto che sono in grado di generare. 

COSTRUIAMO PAESAGGIO









venerdì 10 novembre 2023

 


....poi Francesco Manfredi Selvaggi ti invia un paio di foto straordinarie di Francesco  Morgillo a documentare la bellezza del bianco e nero ma anche a testimoniare il tempo che passa ...!



..la scacchiera al Maack



martedì 7 novembre 2023





.....il poeta, Varotsos e il MAACK a Casacalenda _Molise

 


 Interessante intervento dell'Architetto Lucia Krasovec Lucas riguardo  il caso: Latina Capitale Italiana della Cultura_Città Candidata  2026

domenica 5 novembre 2023

 



Nonostante la guerra e sembra una sfida....una forma di resistenza umana, forse un momento di festa nonostante tutto,

a Kiev, il Festival del libro.

Si terrà dal 22 al 25 giugno nel Vecchio Arsenale.

Questo il manifesto e la dice lunga...





venerdì 3 novembre 2023

 



Capponi Editore


               ....è uno spazio più antico è lo spazio antico, è lo spazio plastico della muratura piena antica, quello che viene ripreso nelle architetture di Loos  e nei dipinti architettonici della metafisica dechirichiana. Ecco dunque che con i suoi confronti  tra Loos, De Chirico e Nietzsche questo libro ci introduce, accompagna e guida in un territorio culturale di grande interesse e di peculiari prospettive.

Stefano Gallo

Professore di Storia dell'Arte Contemporanea presso l'Università di Roma "Tor Vergata". 




ADOLF LOOS E LA NEGAZIONE DELLO STILE

Cos’hanno in comune l’architetto Adolf Loos, il filosofo Friedrich Nietzsche e il pittore Giorgio de Chirico? Ce lo spiega Domenico Cornacchione nel suo saggio intitolato “Adolf Loos e la negazione dello stile – L’influenza di Friedrich Nietzsche sull’opera di Adolf Loos e il confronto con la Metafisica di Giorgio de Chirico” edito da Capponi Editore, con prefazione di Stefano Gallo, docente di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università Tor Vergata di Roma. Dal 6 ottobre 2022 in tutte le librerie e online, anche in versione ebook.

«Forse per capire Adolf Loos» scrive Cornacchione, «potrebbe essere utile partire da Giorgio de Chirico. Il padre della Metafisica, esattamente come Loos, e all’incirca negli stessi anni, si è trovato stretto tra il mondo delle avanguardie, di cui in una certa misura faceva parte, e il classicismo, da cui voleva far discendere la sua figura, ed esattamente come Loos non scelse né l’una né l’altra strada, ma ne tracciò una nuova che non era né classica né moderna, ma entrambe le cose allo stesso tempo. De Chirico segnò una strada fatta d’invenzioni nuove ma anche di secolari tradizioni, e lo stesso fece Loos. Insieme inaugurarono, senza mai incontrarsi, e in maniera del tutto indipendente l’uno dall’altro, un approccio originale e inedito al mondo moderno che si era ormai mostrato prima con le vitalistiche e stilizzanti innovazioni estetiche della fase Art Nouveau/simbolista, poi con la forza distruttrice, riduttiva e artificializzante delle avanguardie, anzitutto del cubismo. Una terza via, quindi, un nuovo modo di intendere il tempo moderno; ma da cosa trae origine questa visione del mondo? Che cosa ha spinto il pittore e l’architetto a orientarsi nella medesima direzione?»

In questo volume Cornacchione cerca di rispondere proprio a queste domande, e identifica nella filosofia di Friedrich Nietzsche una probabile risposta.  Sappiamo con certezza» continua Cornacchione, «che de Chirico, è lui stesso a dircelo, nella teorizzazione della sua “pittura più profonda” deve molto a Friedrich Nietzsche. Sono stati i testi del filosofo tedesco, infatti, che influenzarono il giovane pittore e che lo portarono su una strada non ancora battuta prima.  Ora, che anche Adolf Loos conoscesse e leggesse Friedrich Nietzsche è una circostanza che possiamo considerare certa. Basta ricordare che all’inizio della seconda raccolta di scritti pubblicata dall’architetto troviamo una citazione di un importante aforisma di Nietzsche: “Alles Entscheidende entsteht trotzdem” (ciò che è decisivo si compie nonostante tutto). Finora, però, in pochi hanno tentato di chiarire quanto profonda possa essere stata questa conoscenza e in che misura possa aver influenzato Adolf Loos, ma proprio il debito culturale contratto con Nietzsche potrebbe essere stato fondamentale nell’individuazione della nuova strada percorsa dall’architetto, così come lo è stato per de Chirico.»

Questi i temi affrontati nel saggio “Adolf Loos e la negazione dello stile – L’influenza di Friedrich Nietzsche sull’opera di Adolf Loos e il confronto con la Metafisica di Giorgio de Chirico”, dal 6 ottobre 2022 in tutte le librerie e online.

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Domenico Cornacchione, nasce in Molise nel 1984, vive a Roma.

....degli effetti degradanti derivanti dall’ambiente esterno .

 

....ottobre 2023 Petrosino Trapani_Sicily






Gentilissimo Sindaco di Petrosino   dott. Giacomo Salvatore Anastasi,

non abbiamo il piacere di conoscerci, ma ho avuto la fortuna di conoscere Petrosino, un gioiello della costa Siciliana che lei in questo momento sta governando.
Mi onoro di aver realizzato alcuni anni fa un’opera sul Lungomare del Biscione a Petrosino.  Era "Oasi d'Arte-Art's Oasis"-Prima edizione  a Petrosino (Trapani)
Tutte le volte che mi capita di scendere in Sicilia non posso non passare per Petrosino. Questo mio lavoro è  “Buon Vento..” un antico augurio per i marinai che, navigando a vela, avevano bisogno di un buon vento per i loro viaggi e spostamenti, ma metafora ed augurio per noi tutti e per le genti di Petrosino nel caso particolare.  Ricordo che nella relazione che accompagnava il progetto, la proposta  parlava… di un gesto semplice, un foglio di carta da piegare, quasi un origano, a rappresentare l'eterno ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo: il microcosmo di Petrosino, la sua storia. Un gesto semplice per un segno forte da porre in essere sul Lungomare Biscione, area Piattaforma.  La Piattaforma da dove spiccherà il volo il nostro foglio di carta piegato e ripiegato. Ricordo che scegliemmo questo sito, perchè meglio ci sembrava  poter rappresentare la volontà di valorizzare l'ambiente naturale di Petrosino ed il rapporto con il mare. Dovevano essere due grandi vele in lamiera stirata che trovano il punto di ancoraggio a pochi metri dal lembo in cui il terreno va a degradare verso il mare. Le vele avrebbero assunto una notevole forza ed impatto visivo per chi avrebbe passeggiato sul lungomare Biscione, diventando anche punto di riferimento e luogo d'incontro…
Eravamo e siamo convinti che il rapporto tra città e l'arte può essere una buona chiave di lettura che accompagni un territorio nel processo di riqualificazione urbana partecipata. Arte come riscatto sociale, rispetto al deserto culturale delle città contemporanee, molto spesso periferie anonime…
Perché sono qui a scrivere. Era la metà di ottobre ed ero a Trapani invitato da amici e non potevo anche questa volta non fare un salto a Petrosino. 

Grande l’emozione nel vedere le mie Vele da lontano. Una volta giunti a ridosso dell’opera siamo rimasti un po' dispiaciuti nel vedere in che modo il tempo tocca il lavoro fatto ed aggredisce un’opera d’arte.  Certo sappiamo, conosciamo le difficoltà degli enti locali, dei Comuni… Sappiamo anche però, che volendo si può.!
Forse, ci permettiamo di dire e con grande rispetto per chi lavora quotidianamente sul territorio, buona abitudine potrebbe essere quella di monitorare e manutenere le opere all’aperto con una periodicità per verificare eventuali cambiamenti avvenuti nel tempo come la formazione di fessurazioni, di punti di ruggine, nonché di effettuare operazioni di restauro, anche minime, come, per esempio, la pulitura, l’eliminazione di vegetazioni infestanti atte a contenere il più possibile gli effetti degradanti derivanti dall’ambiente esterno ed evitando che le opere si compromettano in maniera irreversibile. 
Forse le nostre Vele…dieci anni dopo o giù di li, come accade in genere per le cose che si rapportano con il tempo, hanno bisogno di un po' di restauro. 

Illustre Sindaco nell’augurarle buon lavoro, desidero anche scusarmi per questa irruzione da intendere come una semplice segnalazione. Aggiungo anche i miei auguri di buone cose ai suoi collaboratori e a tutta Petrosino.  Cordialità

Massimo Palumbo

li. ottobre 2023
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massimo palumbo architetto latina 








bianco&bianco

 

martedì 31 ottobre 2023




....ottobre2023sicilia,trapani,immagini,frammenti...
...quando poi carichi delusione...la professione.
2015/2023

venerdì 27 ottobre 2023

Le citazioni al Maack,...

 



...le citazioni al Maack,...

 un gruppo di amici va  in visita al Maack, il Museo d'Arte Contemporanea Kalenarte a Casacalenda_Molise : lo attraversa per lungo, per largo e poi si imbatte nella  "Scacchiera".

 Guidati da Michele Porsia, si guardano, si posizionano e poi....

il pensiero va a Marcel Duchamp 




Marcel Duchamp dirige una partita a scacchi vivente,


Siamo nel 1923 e la  decisione è  radicale: abbandonare le arti figurative e dedicarsi agli scacchi – in realtà Duchamp continua e pratica il pensiero, ma allo stato puro, fuori da fini espressivi o rappresentativi e continua in modo puntuale e coerente la propria ricerca intellettuale.

Il suo è un gesto contro chi si diletta con l’arte e in questo modo  si allontana dal chiacchiericcio dilagante. Duchamp non scompare dalla scena culturale e artistica, si mostra, invece, seduto davanti all’amata scacchiera, elegante e aristocratico, con compagni di gioco oppure lo si vede da solo nel suo studio a....pensare. 


Grazie a quanti si imbattono e si soffermano in questo nostro vuoto progettato.   mp.