sabato 9 febbraio 2013

linea d'ombra


                     
2003_WORKS/LAVORI,CONCORSI


2003. Formia ( Latina )
Comune di Formia  Concorso Nazionale
“ linea d’ombra”. 

Progetto Vincitore*
 
 
 

gli elefanti di annibale



1997_WORKS/LAVORI



1997/2005 Casacalenda ( Campobasso )
 
COMUNITA’ MONTANA  Cigno Valle Biferno
 
” gli elefanti di Annibale “
   progetto di un parco tematico

Architetto MASSIMO PALUMBO
con
Arch.NICOLA ARDENTE, Arch.MARILENA FANTETTI,  Arch.NICOLA PETRELLA,  

Arch.NICOLA TAMBURRINOIng.MATTEO CARUSO, Ing. MAURO DI MEMMO, Ing.FERNANDO GIOIA, 
Geologo ANTONIO GIULIANO, Agronomo ALFONSO SCARDERA,
Geom.LUIGI DI LALLA, Geom. GIOVANNI NAVARRA,  Geom. FRANCESCO RAMACIERI
Geom.NICOLA EUGENIO ROMAGNUOLO






 .         .........Parlare di un parco tematico oggi, e nel nostro caso, per gli “....elefanti diAnnibale....”, nel Molise lungo la fondovalle del Biferno, significa la capacità di pensare al nuovo, con occhio e prospettiva  progettuale che guarda al nuovo, al contemporaneo. Una struttura complessa che affianca in un unico organismo vitale situazioni diverse ma tutte votate all’uso del tempo libero e al desiderio di consumare cultura e occasione di conoscenza del nostro territorio e delle sue valenze storico ambientali.......
 

k1/k2 in via rieti_66



_EPISODI DI ARCHITETTURA
66 






“K1-K2”   Latina 1970- 1971
Ernesto Lusana Architetto
Latina  Via Rieti

Committente:
Canofari Marcello
Villa bifamiliare
                                                              
Il processo di avvicinamento all’opera di nostro padre passa inevitabilmente attraverso la possibilità di attingere dal bagaglio dei ricordi e di quelle sensazioni che, scevre senza dubbio dei dati emotivi propri dell’animo del progettista, sono comunque in grado di aiutarci a redigere un racconto.
La villa K1-K2, che si identifica con queste lettere impresse nel cemento di due pilastri, rappresenta una sintesi molto ben equilibrata delle esperienze compiute da babbo fino a quel momento e chiude, al contempo, una fase ideativi che si era plasmata attraverso gli anni molto fattivi che hanno preceduto la laurea ed il periodo fiorentino che il titolo dottorale aveva richiesto. Anche in questo progetto la pianta rivela che i segni a terra hanno un rapporto di contiguità con la cubatura, mentre i prospetti propongono il grande “cono” grigio e la “vela”, entrambi di copertura, che sono alcune impronte emergenti della “ortografia” paterna qui fuse in un monoblocco, recentemente stravolte da un pessimo restauro sul quale ci si augura intervenga presto un ripensamento.In questo stesso periodo ebbe inizio quella che, siamo certe, nostro padre ha considerato la sua più bella avventura progettuale ed anche la più grande fonte di dolore per lui ossia la redazione del P.R.G. di Sermoneta e la stesura particolareggiata della “città nastro”osteggiatademagogicamente allora e rimpianta oggi dalla popolazione.
(N. Lusana & F.Lusana)




 
“Dobbiamo riconoscere che le ultime rivoluzioni non hanno portato ad una società nuova , quindi ad un’architettura nuova.Tutte sono state subito tradite. Gli architetti sono stati fra i traditori……”

Leonardo Ricci

 


casa viviani




2005_WORKS/LAVORI


2005. Latina
Progettazione e realizzazione
“CASA VIVIANI “
Massimo Palumbo Architetto

in Corso della Repubblica a Latina
Intervento di restauro

“…… intervento minimale in un appartamento degli anni trenta……”
Arricchire l'architettura, per un progettista contemporaneo, può significare  anche ridurre al minimo la gamma dei materiali da usare. E’ questo il punto di partenza, la qualità proposta ai committenti di questa casa da ristrutturare a Latina, in pieno centro storico.
L’edificio è uno di quelli dell’INA realizzati dall’Architetto Vannoni  negli anni trenta (1935-1936) lungo il Corso della Repubblica e su quella che era Piazza Savoia oggi Piazza S. Marco.
L'appartamento è situato al secondo piano di questo edificio storico della città, e la progettazione segue un iter a metà tra il rispetto delle qualità espresse e tipiche di un edificio del primo novecento e il desiderio di un lavoro capace di saper reinterpretare le esigenze ed i valori della contemporaneità.
All’ingresso di questo appartamento un unico ampio salone, articolato e molto luminoso, dove pochi elementi strutturali costituiscono l'intera articolazione volumetrica.Rispondendo anche ad una richiesta precisa della committenza, si è lavorato per sottrazione, intervenendo sui vuoti a scapito dei pieni, con un evidente richiamo alle poetiche minimaliste e alle sue relazioni spaziali.
L'arredo è per conseguenza ridotto all'essenziale, ed è pensato come insieme di forme geometriche inserite in un sistema organico di corrispondenze e contrappunti visivi. Nel particolare, il progetto propone  dei grandi contenitori, dove gli oggetti tipici di una casa d'abitazione vengono nascosti, per far emergere i puri valori formali  dell'arredo.

..... Una simile sobrietà, nell'articolazione spaziale parsimoniosa nell'impiego dei mobili, offre al progettista la possibilità di sperimentare l'idea di  una casa concettualmente intesa come struttura neutra, quasi uno schema che gli abitanti provvederanno  a riempire.  La grande parete bianca, sollevata dal pavimento e appesa al soffitto, è l’unico arredo e non è elemento portante.

..........Il richiamo alle arti visive spinge a concepire l'abitazione come un insieme articolato di forme da contemplare, nella più assoluta libertà da ogni ingombro visivo. Sul piano più concretamente funzionale, una tale riduzione alle forme primarie induce un senso generale di uniformità riposante, identificando quasi la vita quotidiana con il bisogno di relax.


perchè episodi di architettura_00


 
 
_EPISODI DI ARCHITETTURA
00





progettare....

….Filarete, architetto vissuto nel XV secolo, diceva che il committente è il padre dell’architettura mentre l’architetto ne è la madre.  Questo per dire  che ad ogni nuovo progetto al quale ci approcciamo c’è inizialmente un serrato scambio di informazioni sul luogo, sulle idee, sui desideri dei nostri committenti. 
Ogni progetto,  è una sfida alla cui base  c’è  la concertazione.
Ogni architettura,  deve avere come fine l’uomo e la sua felicità  e la nostra vita è permeata dall’architettura…..Dovremmo anche dire che…. la qualità delle nostre vite è fortemente influenzata dalla qualità delle architetture in cui viviamo e che ci circondano.
Non condividiamo pertanto  e pensiamo siano profondamente immorali atteggiamenti progettuali che trasformano il committente-uomo in un mezzo per raggiungere bizzarri scopi progettuali…..,




.....una pausa di riflessione per poi riprendere e riallacciare un filo mai interrotto. La materia, il quid il motivo di questo nostro lavoro è sempre lì come un qualcosa che non va a scadenza e ci poniamo, cosa più importante, dall’essere forse ……osservatori piuttosto che progettisti.
La ragione per cui voglio provare a raccontare,  è che ogni volta di più, mi accorgo dell'assoluta parzialità del mio punto di vista, e dell'importanza di questa parzialità in vista della ragione che mi porta a cercare di costruire un senso, dunque distinguere, scegliere, costruire una mappa ovvero un sistema di relazioni, un sistema di orientamento e direzionamento.
Questo l'obiettivo di fondo del lavoro e, in generale, il ruolo che attribuisco alla teoria: quello di un'azione metaprogettuale, un'azione interpretativa della realtà attuale e possibile, che raccolga e costruisca elementi per l'elaborazione di un progetto di trasformazione della realtà.
Da qui la specificità di questa mappa: i progetti che raccoglie non pretendono di essere i migliori né tanto meno i più rappresentativi, piuttosto sono a mio giudizio progetti che permettono di costruire un percorso.
Un percorso che non parla di una specificità ma di come il progetto può ripensare le relazioni tra forma e uso, pianificazione e partecipazione, temporaneità e permanenza, radicamento locale e proiezione globale.
E, soprattutto, un percorso che si svolge interamente nel progetto dello spazio pubblico.

Una mappa dunque non soltanto parziale come tutte le mappe ma anche esplicitamente tendenziosa e cioè mirata a metter in luce  ciò che di buono pur ci circonda.

Buona Architettura quando c’è che fa  bello lo spazio pubblico. Lo spazio cui interagiscono i lavori da noi scelti è pubblico: ed è un qualcosa, su cui possiamo e dobbiamo esprimere dei desideri, non solo come architetti ma innanzitutto come cittadini, come uomini, donne....... MP:

l'isola


 
  
1985_WORKS/LAVORI


1985—Latina
Progettazione e realizzazione
“L’ISOLA "
In via Neghelli a Latina
prop.Pettinicchio/DiVincenzo









energie urbane





2006_WORKS/LAVORI,CONCORSI














 

2006.  Latina
Comune di Latina 
Concorso Internazionale di idee per la riqualificazione
del territorio costiero del Comune di Latina


“energie urbane”

Massimo Palumbo Architetto
con
Arch. Pietro Ranucci
Arch. Antonio Magaudda

Arch. Stefano Magaudda


dalla relazione.......il principale scopo che i progettisti si sono prefissi con la presente proposta, è stato quello di avvicinare la città al mare, attraverso un complesso di interventi che hanno interessato non soltanto il Comprensorio della Marina, ma, si può dire, l’intero territorio comunale.
Si è utilizzato lo strumento e l’occasione del Concorso per proporre una riqualificazione, soprattutto ambientale, del territorio di Latina, mediante l’individuazione di alcuni ambiti da tutelare, che si sono definiti “corridoi ecologici”, che hanno prevalentemente quali assi portanti i maggiori corsi d’acqua, siano essi artificiali (ma ormai storicizzati), che naturali.
Inoltre si è tentato di operare il riordino dei vari “pezzi” del territorio comunale, dove i sistemi ambientali assumono una forza di tipo strutturale.
Ovviamente si è posta particolare attenzione a quello che è il tema del Concorso : la riqualificazione del Comprensorio costiero, in modo tale da rendere tale Comprensorio trainante per l’economia del comune di Latina, mediante interventi ad alto grado di sostenibilità, oltre che economicamente fattibili.
Gli obiettivi proposti dal bando sono stati perseguiti nell’ottica di un progetto d’insieme energeticamente sostenibile secondo una valutazione complessiva condivisa dello stato delle risorse ambientali, economiche e sociali della comunità e del suo territorio.
Su queste premesse sono stati definiti obiettivi specifici, programmi, strategie e interventi idonei a ri-orientare lo sviluppo in modi e forme ecocompatibili. .....


..... Il progetto intende promuovere e sostenere la valorizzazione delle peculiarità storiche e ambientali; rilanciare le vocazioni del territorio originarie; recuperare,conservare, e potenziare il presidio costituito dal sistema antropico locale. La Marina di Latina può diventare volano per lo sviluppo sostenibile di attività, compatibili con la vocazione d’uso del territorio, non solo turistiche e non solo stagionali, utili per l’intero territorio pontino.....





le gemelle in via provenzale

 
 
 
  
 
1981_WORKS/LAVORI
 


1981—Latina
Progettazione e realizzazione  quadrifamiliare "le gemelle"
Massimo Palumbo Architetto
 






casa russo ...i ponti


 
 
 1979_WORKS/LAVORI
 
 
 
 

1979  Latina
Progettazione e realizzazione
“CASA RUSSO ...i ponti  “
Massimo Palumbo Architetto
con Gianni Brustolin





la fiamma





2004_WORKS/LAVORI


2004. Latina
Comune di Latina
Progettazione e Direzione lavori del
Monumento ai Carabinieri  caduti a Nassyria
“la fiamma del Carabiniere” in Piazza della Libertà a Latina








 
.......L’Amministrazione Comunale di Latina, Assessorato alla Qualità urbana,
ha deciso di dare senso ad un piccolo spazio facente parte della Piazza della Libertà cuore del centro storico della città di Latina.
Lo spazio è quello antistante l’ingresso principale della sede della Caserma dei Carabinieri di Latina, di recente individuato come Largo Caduti di Nassirya.

Il progetto che noi abbiamo proposto, prevede un intervento semplice, essenziale sicuramente scarno come può essere un’architettura gotica, una chiesa romanica 
L’intervento minimale è rispettoso nel suo insieme dell’impianto urbanistico  di fondazione, della città di Frezzotti.
Il tempo che scorre ci porta a porre nuovi segni: a sovrapporre e a creare nuovi dialoghi anche tra materiali diversi: la città si costruisce sulla città.  
La piccola area a forma quadrata, che si propone, verrà sottolineata da un cordolo sagomato  in travertino e rafforzato lungo tutto il perimetro da una lastra sempre in travertino che farà da raccordo con l’asfalto della sede stradale.
All’interno di questa piccola isola, un prato a verde e al centro il segno urbano, la testimonianza che viene dedicata ai Carabinieri.
Due sagome dinamiche e leggere nello stesso tempo, due sagome che ricordano nell’immaginario popolare ….la fiamma del carabiniere……che pensiamo sempre presente tra i cittadini nel segno di un’ intensa solidarietà umana e sociale.
Un piccolo seme capace di andare nella direzione di una città unitaria che rifiuta l’idea e la pratica della città dei recinti........



 

 




 

 


nobite




2006_WORKS/LAVORI,  











“….nobite”
Architetto Massimo Palumbo

Progetto di un prototipo di bagno pubblico
COMUNE DI LATINA
Assessorato alla qualità urbana
2006

Il piccolo edificio “….nobite”, il cubo 4.70x4.70x4.70, si configura come estrusione di un  masso granitico affiorante dal terreno, un blocco che si apre e ruota su se stesso,  come prima radice dell’oggetto. E’ un attento lavoro di sintesi tra linguaggio espressivo e valenza tecnologica. Con la sua forte carica sperimentale l’opera si pone in una condizione di sospensione formale e di voluta diversità rispetto al contesto costruito. Il progetto oltre che negli aspetti compositivi e formali rispecchia con coerenza la volontà di innovazione anche nelle componenti bioclimatiche e costruttive, come si evidenzia dallo studio dei dettagli tecnici, dagli impianti ai materiali.
L’oggetto architettonico  è prevalentemente chiuso per esaltare i valori plastici e l’effetto della massa. Nell’unità monomaterica sono presenti solo poche bucature. L’edificio ha una struttura mista in acciaio e calcestruzzo, ed è rivestito per intero da pannelli di poliuretano montati a debita distanza dal paramento murario. L’ossatura dell’edificio da adibire a bagni pubblici per la città è costituita da una struttura ad L in cemento armato: pannello di base e parete verticale oltre ad una gabbia strutturale in acciaio, appoggiata alla parete in calcestruzzo. I solai  sono realizzati con pannelli sandwich di poliuretano espanso, mentre per le pareti di tamponamento sono stati utilizzati dei grandi pannelli di poliuretano sinterizzato, di 10 cm di spessore. L’edificio è interamente rivestito da lastre in travertino stuccato e levigato della dimensione di 60x60 a formare un pannello, montato a distanza dal paramento murario, in modo da realizzare una parete ventilata. L’uso di questi materiali è pensato, da un lato, in funzione della loro notevole leggerezza nei trasporti e nei montaggi e, dall’altro, verso il controllo del bilancio energetico in generale; l’interno di questo edificio è interamente rivestito da un pannello di laminato tipo Abet per interni. L’oggetto architettonico, nonostante le diversità e l’apparenza “futuribile”, in verità presenta una forte relazione con la tradizione  e la cultura razionalista del sito cui proponiamo l’intervento.  ( MP.)





ex ruspi a latina concorso




2009_WORKS/LAVORI,CONCORSI,





2009 Latina
Comune di Latina
Concorso di progettazione per la riqualificazione dell'immobile
 ex Garage Ruspi
e recupero formale e funzionale dell'area denomonata Piazzale San Benedetto a Latina.

Massimo Palumbo Architetto
con
Ing. Massimo Panini
Arch. Giuseppe Venturi
Arch Selene Milan
Arch.Claudio Colombo,
Ing.Fernando Ferdinandi
Arch. Miriam de Cinti



 




..........Le motivazioni giustificative”della riqualificazione conservativa del vecchio “Garage Ruspi” sono sottese al recupero del fair value di una tradizionale “porta “della città, della sua espressione formale di architettura razionalista insita nella specificità urbana storica della “città nuova”.Situata al termine della Via Piave, il “Garage Ruspi”era un ‘area di scambio intermodale dall’auto alla pedonalità, unica forma di movimento urbano all’epoca di fondazione.
Il nucleo originario della “città nuova” contiene gli stralci più significativi del paesaggio urbano storicizzato, il centro storico svolge sempre più un ruolo culturale, la porta della città deve fungere da leit motiv tra l’hinterland ed il luogo della cultura identificabile nel centro urbano: in tal senso è il nuovo ruolo culturale e museale dell’edificio Ruspi, tema del progetto.......
 
 
 
 
 
 

gogosafecrash: ARTISTI IN STAZIONE/ Latina Scalo (a un'ora da Rom...

gogosafecrash: ARTISTI IN STAZIONE/ Latina Scalo (a un'ora da Rom...:  Se una sera d'inverno un viaggiatore scendesse alla Stazione Ferroviaria di Latina, potrebbe vedere, alzando gli occhi, lunghe...

venerdì 8 febbraio 2013

piazza del popolo a latina concorso




2012_WORKS/LAVORI,CONCORSI
 
 
Concorso Nazionale di idee per la riqualificazione 
di Piazza del Popolo a Latina
Concorso di progettazione.
" l'Isola" .
“HANGAR 2.0” 
PROGETTO VINCITORE, PRIMO CLASSIFICATO.
Progetto Vincitore*
 
Massimo Palumbo Architetto   team: Antonio Chiominto, Mauro Chiominto, Stefano Benetazzo, Giacomo Ravesi, Sara Palumbo.
LATINA
 

 
 
"... mentre sotto il padiglione di stile razionale approdano le macchine, le biciclette, l'albergo ha messo davanti alla porta quattro sedie di vimini pei clienti; il portiere è in uniforme dietro la porta;
 il cameriere è in frak sta sgombrando una tavola e dà l'impressione d'un cameriere di transatlantico, perchè intorno tutto è vario e mobile come il mare, tutto è ancora viaggio verso il destino...
una radio dice con voce insinuante le cose del mondo, le dice al caffè fumoso e affollato… lo dice al prato, deserto. "
Corrado Alvaro
 "Le prime quattro stagioni di Littoria" Roma 1934










 


 

giovedì 7 febbraio 2013

le case arlecchino _09



 
 
 
_EPISODI DI ARCHITETTURA
09
 
 
IACP  Latina
edilizia popolare
complesso edilizio detto
“le case arlecchino”
PZ 167 Q1
Latina 1971
Progetto
Gianni Brustolin
coll. Massimo Palumbo

Ufficio tecnico IACP Latina
committente
IACP  Latina
impresa
geom. Ivan Spagni
localizzazione
via Galvaligi
Latina
 
Cronologia
Progetto  1971
Inizio Lavori 1974 
Ultimazione  1976
 
 
 
 

Complesso edilizio detto “le case arlecchino” ( il soprannome simpatico ed un pò irriverente dato dagli abitanti del quartiere , lo stesso accadde anni prima quando le case Iacp di Nicolosi venivano chiamate “ le case matte” ).
Il complesso è  costituito da quattordici palazzine.
Il progetto…… e il pensiero va al convento “de la Tourrette”, a l’unità d’abitazione di Marsiglia,  alla chiesa di Ronchamp: le opere di Le Cobusier, i luoghi di pellegrinaggio per gli architetti della fine degli anni sessanta.
L’architetto opera nel segno della  contemporaneità e del voler inserire citazioni che danno corpo e significato al proprio progetto.
Il progetto di Gianni Brustolin, vede quelle case come un unicum urbano, che si chiude in uno spazio urbano capace di definire il luogo. E’ il desiderio di riproporre in chiave moderna  i cortili di una volta, le corti degli INCIS o delle case di Nicolosi.  Un insieme modulare di più parti legati tra loro, con quei colori, quei ritmi, quelle logiche cromatico-compositive, che citavano il linguaggio lecorbuseriano. Il taglio dei pannelli ripropongono poi i ritmi e le dimensioni del modulor di le Corbusier. Si evince inoltre il  desiderio di rappresentare un segno urbano riconoscibile, in un contesto privo di emergenze e luoghi significanti. Aree di espansione, luoghi una volta anonimi dove solo gli eucalipti,  davano il senso e la dimensione dello spazio.
Le case in cemento a facciavista di Gianni Brustolin in via Galvaligi, si presentano con forza espressiva : i ritmi, la composizione, le sequenze cromatiche e logiche nei pannelli in cemento sono un tutt’uno. L’intero complesso mostra i segni del tempo e dopo trent’anni circa necessita di normali interventi di restauro. L’intervento di risanamento dovrà avvenire attraverso lavori di un normale restauro conservativo. L’augurio è di evitare forme di violenza  nei confronti di edifici che nella storia breve della città hanno avuto la capacità di essere simboli e segni di riferimento. Le case arlecchino dell’IACP di Latina, in un panorama a volte mediocre, sono manufatti di qualità edilizia oltre che oggetti architettonici carichi di valenze e citazioni colte. L’uomo che ha attraversato quei luoghi,  le ha chiamate “arlecchino” ed era quanto la sua cultura gli suggeriva per indicare la riconoscibilità del luogo in cui abitava.
Per noi che scriviamo, sono un esempio di Architettura e di luogo urbano significante.
(M.P.)



case IACP in via Galvaligi  Latina







“non mi stancherò mai pertanto di raccomandare ciò che solevano fare i migliori architetti: meditare e rimeditare l’opera da intraprendere ……
servendoci non solo di disegni e schizzi, ma anche di modelli…oltrechè valendoci del consiglio di esperti”

Leon Battista Alberti
 










mercoledì 6 febbraio 2013

omaggio a luigi pellegrin architetto





Omaggio a Luigi Pellegrin, Architetto, 1925-2001.

Entriamo nello studio romano tra i suoi libri, le carte, i disegni e i suoi oggetti. " ... Forse hanno vinto gli uccelli che hanno capito che abitare il Pianeta era più degno e salubre se era appoggiarsi part-time, coabitando terra e cielo.
Non ho modo per risolvere il dubbio , ho solo modo di esercitarmi per assomigliare agli uccelli... "
Luigi Pellegrin;
Metamorfosi-Quaderni di Architettura n°40-41, giugno 2000




omaggio a piero manzoni artista







Omaggio a Piero Manzoni
Soncino 13 luglio 1933 – Milano 6 febbraio 1963)
 
Lo spazio totale
 Il verificarsi di nuove condizioni, il proporsi di nuovi problemi, comportano, con la necessità di nuove soluzioni, nuovi metodi, nuove misure; non ci si stacca dalla terra correndo o saltando; occorrono le ali; le modificazioni non bastano; la trasformazione deve essere integrale. Per questo io non riesco a capire i pittori che (...) si pongono a tutt'oggi davanti al quadro come se questo fosse una superficie da riempire di colori e di forme (...). Tracciano un segno, indietreggiano, guardano il loro operato inclinando il capo e socchiudendo un occhio, poi balzano di nuovo in avanti, aggiungono un altro segno, un altro colore della tavolozza, e continuano in questa ginnastica (...). Il quadro è finito; una superficie d'illimitate possibilità è ora ridotta a una specie di recipiente (...). Perché invece non vuotano questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura ed assoluta.....
Piero Manzoni
 
 
 
 
Piero Manzoni - Achrome - 1961. pallini di ovatta, cm. 23.00 x cm. 30.00

martedì 5 febbraio 2013

omaggio ad alessandro anselmi architetto

 
 
 

Alessandro Anselmi Architetto, di recente scomparso, protagonista della cultura architettonica contemporanea
 
 
Paesaggi di un'architettura
a cura di Alessandro Anselmi
.............. vorrei iniziare analizzando alcuni progetti concepiti tra il 1975 e il 1981, in particolare sei progetti realizzati per la cittadina di Santa Severina in Calabria: un mattatoio, la trasformazione di un cimitero, un albergo, la sistemazione di una piazza e di un giardino comunale, un asilo nido e la casa del sindaco.
La diversità dei progetti da collocare in un unico sito rappresenta un'occasione eccezionale per fare di ciascuno di essi un oggetto di sperimentazione: ogni progetto può essere visto per ciò che rappresenta in sé, ma anche essere messo in rapporto con gli altri.
Il primo di questi progetti, il mattatoio comunale, è il risultato di operazioni semplici su figure geometriche regolari. Il perimetro del mattatoio è un cerchio in cui si inscrive un quadrato, che a sua volta circoscrive un ottagono sormontato da un cubo vuoto. Ma è il quadrato che, estratto dal cerchio per traslazione su un'asse di simmetria generale, forma la costruzione delle stalle.
Le operazioni sopra descritte procedono da un'opera di riduzione applicata a figure o volumi elementari dell'architettura: cerchio, quadrato, cilindro, cubo, ottagono e così via; una sorta di moto perpetuo tipico della ricerca architettonica che si basa sulla scomposizione in figure e volumi poliedrici regolari.
 







Mattatoio comunale, Santa Severina, 1975 -
con: G. Angotti, G. Patanè - collaboratore: A. Mariani

Asilo nido, Santa Severina, 1981 -
con: G. Patanè
In un primo momento, questa scomposizione è di tipo formale; ma può anche venire incontro a esigenze funzionali, come nel caso dell'asilo nido municipale, sempre a Santa Severina (1981): le due metà di un primo quadrato si aprono per permettere di inscrivervi un'ellisse, che rappresenta l'aula comune destinata ai giochi, mentre le due metà del quadrato sono i dormitori; un secondo quadrato costruito solo per metà, contiene una stanza a forma di stella: il refettorio.
Ogni processo di scomposizione pone contestualmente anche il problema della ricomposizione, vale a dire il problema dell'aggregazione dei solidi definiti in precedenza individualmente. Per quanto riguarda il mattatoio comunale la ricomposizione generale è semplice perché si tratta di un'unica linea, di un'asse di simmetria principale; per l'asilo nido, invece, il problema risulta più complesso perché i solidi sono disposti lungo un arco di cerchio il cui centro sta al di fuori del terreno su cui è costruito l'edificio.
Nel caso di un terzo progetto, quello per il cimitero di Altilia (1975), gli elementi non si ordinano più secondo una sola linea, ma su due assi ortogonali che si incrociano al centro del rettangolo costituito dal cimitero. Il repertorio di forme si arricchisce: piramidi, cilindri, cubi, archi di cerchio e corde sottese, e le superfici dei campi di inumazione sono definite da linee facenti parte di una rete che moltiplica le simmetrie, le traslazioni, le inversioni e le sovrapposizioni.
Le forme si corrispondono: sono inscritte in un sistema di corrispondenze multiple e di dipendenza reciproca alla cui base sta la questione dell'impostazione prospettica.
Il cimitero è un mondo a se stante: simbolicamente, si tratta di un "hortus conclusus", che si isola dal mondo dei vivi per accogliere quello dei morti.

Cimitero comunale Santa Severina, Altilia, 1975 -
Con G. Angotti, G. Patanè






Piazza e giardino comunale, Santa Severina, 1980 -
con: G. Patanè - Veduta
L'idea di fare di un progetto una costellazione chiusa è stato determinante per l'ideazione di un quarto progetto a Santa Severina: la sistemazione della piazza e del giardino che la fiancheggia.
Mentre la disposizione del cimitero è centripeta, ovvero si raccoglie intorno a un centro rappresentato dall'ossario, la composizione della piazza è centrifuga, va cioè in direzione delle costruzioni vicine.
La forma allungata e stretta della piazza impedisce l'esistenza di un centro preciso. Per il disegno da seguire nella pavimentazione ho scelto di associare la figura del cerchio a quella dell'ellisse. Il cerchio disegna una serie di circonferenze, sorta di onde generate dal punto centrale, onde concentriche a intervalli regolari che vanno a lambire la base degli edifici che fiancheggiano la piazza.
L'ellisse invece allunga i suoi assi verso i quattro punti cardinali: l'asse maggiore segue una rigorosa direzione nord-sud, mentre l'asse minore est-ovest tocca il punto in cui gli edifici si stringono e chiudono due dei lati. Alla geometria irregolare dei contorni della piazza, risultato della Storia e dell'aggiunta "disordinata" di molte costruzioni, si oppone così la regolarità della geometria della nuova sistemazione.
La descrizione dei progetti per Santa Severina era necessaria per inquadrare l'aspetto che sto per trattare, e cioè il disegno di reti complesse il cui scopo è stabilire una coerenza nella disposizione dei singoli elementi del progetto. Questa coerenza è di fatto un'indagine sui principi di composizione e di aggregazione.
Questo tipo di ricerca non mira alla costruzione di edifici compatti regolati da semplici simmetrie o dalla ripetizione di elementi identici, ne è tipica dell'architettura razionale, nel senso che il progetto non è il risultato del disegno di una figura "principale" che determina anche la disposizione delle figure "secondarie", secondo uno schema progettuale gerarchico. Al contrario io cerco di evidenziare i singoli elementi del disegno, che possono essere o forme "incompiute", come corde tese, archi di cerchio, sinusoidi e così via, o forme "cristalline" quali stelle, cilindri, piramidi, poliedri regolari...

Piazza e giardino comunale, Santa Severina, 1980 -
con: G. Patanè - Veduta del giardino

Piazza e giardino comunale, Santa Severina, 1980 - con: G. Patanè - Planimetria generale
Tuttavia questi elementi costitutivi non vengono lasciati "sciolti"; non possono mai disperdersi e ignorarsi a vicenda, ma sono disposti in un reticolo; la relazione esistente fra ciascuno di essi e gli altri fa emergere il disegno di questo reticolo. Questo reticolo, che rappresenta l'ordine implicito del progetto, scompagina costantemente ogni idea di centralità semplice, perché in realtà è la misura dell'unità architettonica.
Introdurre qui il termine "unità architettonica" non equivale però a dire che il progetto sia unitario: invece di parlare di unità, varrebbe sicuramente la pena di definire il progetto come un "tutto coerente".
La realizzazione di un insieme, ossia di ciò che a proposito del cimitero di Altilia e della piazza di Santa Severina definivo una costellazione chiusa, ripropone necessariamente la questione della centralità.

Cimitero comunale Santa Severina, Altilia -
con: G. Patanè - Veduta dall'esterno
 Cimitero comunale Parabita, 1967 -
con: P. Chiatante - Veduta dell'ossario
Di questo problema ho fatto uno dei nodi centrali della mia ricerca, a partire dal progetto per il nuovo cimitero comunale di Parabita (1967-1977), ideato nel 1967 in collaborazione con Paola Chiatante.
Nel 1977 affermavo in una presentazione scritta:
"Eravamo ...tesi verso la ricerca di una centralità, non rinascimentale, capace di aggregare oggetti finiti e differenti situazioni spaziali in una logica che non fosse la semplicistica sommatoria di 'pezzi' e di 'parti' o una più o meno raffinata e coerente organizzazione di elementi architettonici".
La mia ricerca poneva anche il problema del rapporto con la Storia. Ho sempre subito il fascino delle rovine antiche e dei siti archeologici. Per me, architetto romano, il Foro e il Colle Palatino, la via Appia e le terme di Caracalla o, più lontane, Ostia e la villa Adriana non rappresentano solo mete turistiche di romantica suggestione, ma costituiscono una sorta di metafora in grado di fornire una chiave di lettura all'architettura, e al tempo stesso una perenne fonte d'ispirazione. L'archeologia è fonte d'ispirazione nella misura in cui voglio conferire a un edificio un carattere particolare: in questo modo, le figure disegnate nel territorio o le forme inserite nel paesaggio avrebbero ancora un senso anche dopo che l'uso o la funzione dell'edificio stesso fossero cambiati o addirittura cessati.
La presenza della costruzione afferma l'architettura come manufatto destinato a sfidare il tempo.
Così, il cimitero di Parabita alza un muro in un sito spoglio, selvaggio; fatto per resistere a lungo alle intemperie e ai guasti del tempo, la sua massa pietrosa potrebbe anche andare in rovina, un giorno, senza perdere significato: continuerebbe a rapportarsi al paesaggio circostante, a caratterizzarlo con il proprio ordine, dal momento che questo progetto ha dei tratti per così dire arcaici. Grazie alla loro semplicità, queste pietre ritrovano un'antichità di cui sono testimoni: è la lezione principale che l'architettura trae dalla contemplazione dei ruderi: monumenti, testamento, resto di un linguaggio primigenio delle forme.
La seconda lezione è da ricercarsi nella dimensione frammentaria dei monumenti che abbiamo ereditato dal mondo antico.
Un progetto sopra tutti segna una svolta nel mio percorso di architetto: il concorso per l'Archivio di Stato di Firenze (1972).
Alla ricerca di uno spazio isotropico, che aveva caratterizzato il lavoro per il cimitero di Parabita, ho sostituito una geometria policentrica assai più frammentaria.
Il progetto è un isolato urbano, sulle cui facciate esterne ritroviamo le prospettive polifocali dei tre edifici situati all'interno dell'isolato in cui la natura, ricostruita e raffigurata da una serie di gradoni curvilinei piantumati ad alberi, assiste ai tre momenti della Storia.
Anche nel progetto per il mercato dei fiori di Sanremo (1973-74) oltre che a Firenze, ho voluto costruire uno spazio che ingloba tutti gli elementi architettonici del progetto: una sorta di frammenti di un tutto la cui unità ideale si è persa o è svanita già da molto tempo. E' con questo progetto che ho concretizzato la mia visione dell'architettura come vettore della costruzione di un "paesaggio" il cui compito non è solo quello di instaurare un rapporto con il sito, urbano o naturale che sia, ma soprattutto di rendere l'insieme architettonico rappresentazione di una nuova sintesi - che tuttavia è di tipo parziale e provvisorio, sempre suscettibile di cambiamenti e completamenti - pronta a integrare in sé elementi finora estranei: il paradosso di una sintesi "non finita", come diceva in altri termini Paolo Portoghesi.
A questo punto si capisce perché alcuni periodi storici rappresentino altrettanti momenti privilegiati di comprensione dell'architettura: prima di tutto, certamente, la già evocata antichità, ma intesa nella sua dimensione attuale; oppure il manierismo; o ancora talune inflessioni proprie dell'architettura moderna, per le quali vorrei citare Louis I. Kahn.

Progetti per Roma - Museo archeologico, 1985 - Disegno di studio
 Progetti per Roma - Polo direzionale di Pietralata-Tiburtina - Simulazione al calcolatore, vista dal basso
Vorrei passare ad analizzare ora alcuni progetti degli anni '80, per primo quello del concorso per il teatro di Chambery (1982).
Nella forma, l'edificio richiama l'immagine primitiva del teatro greco e ricorda così un "paesaggio architettonico". Ma questa concezione dell'architettura è tanto più pertinente quanto la funzione dell'osservatore varia a seconda che si collochi sui gradoni della copertura o di fronte a essa, spettatore o attore, o meglio spettatore e attore al tempo stesso. La costruzione si propone quindi come il teatro per antonomasia, in quanto offre una collocazione a chi lo osserva, in quanto costruisce da sé lo spazio della propria presenza.
Possiamo ritrovare questa dimensione nel progetto per un complesso residenziale al Testaccio (1984): una scalinata mette in risalto la prospettiva ascendente tra due corpi di fabbrica lineari, caratterizzati da un parallelismo instabile.
La ritroviamo ancora nel nuovo Hotel de Ville di Reze (1986-1989), città nei pressi di Nantes: l'ampia curvatura del muro laterale dell'edificio costeggia un giardino che si apre sulla prospettiva della famosa Unité d'habitation di Le Corbusier degli anni Cinquanta.

Progetti per Roma - Complesso residenziale a Testaccio, 1984 - Veduta del plastico
Prima di tutto, ci troviamo di fronte al problema di mettere in prospettiva diversi frammenti perché ciascuno di loro trovi - o ritrovi - un nuovo significato. Ho fatto ricorso quasi esclusivamente al disegno prospettico per rappresentare i miei progetti, e solo in via del tutto eccezionale ho fatto appello all'assonometria, a qualcosa che presuppone che l'occhio dello spettatore sia portato all'infinito, cioè "non-situato". Interiorizzare un "paesaggio architettonico" vuoi dire trovarsi all'interno di un mondo percorribile: lo spettatore non deve essere soggiogato da un oggetto architettonico monumentale, ma al contrario gli devono essere proposti molteplici punti di vista, molteplici "vedute".
Il secondo problema è quello della conformazione del "vuoto" architettonico, inteso come superamento dell'autonomia dell'oggetto architettonico a favore dell'instaurarsi di una serie di relazioni complesse.
Il progetto per il concorso per l'ampliamento del municipio di Saint-Denis (1985), città alla periferia nord di Parigi, ne è una dimostrazione.
Ho cercato di tenere conto dell'eccezionalità e, al tempo stesso, della difficoltà del sito: un sito che, vicino alla celebre basilica medievale e al municipio tardo-ottocentesco, nonché alle rovine di un'antica chiesa, che bisognava conservare e valorizzare, era stato oggetto di un rinnovamento urbano iniziato più di dieci anni prima.

Progetto per l'ampliamento dell'Hotel de Ville di Saint-Denis, 1985 -
Planimetria generale

Progetto per il terminal del metro di Sotteville-les-Rouen, 1993-95 - Disegno acquerellato
In mezzo a tanti edifici di epoche e di peso così diversi, ho cercato di disegnare qualcosa che rispondesse a tutte le sollecitazioni ambientali e di creare risonanze multiple.
L'ampliamento del municipio di Saint Denis è un insieme policentrico che permette di comprendere il termine a me caro di "spazio liquido".
Prendo in prestito quest'espressione da ciò che possiamo vedere in alcune esperienze di micro-fisica: i corpi, in un liquido, sono in sospensione, in equilibrio instabile, precario, e rimangono lontani gli uni dagli altri. I "corpi", in questo caso, sono i frammenti dell'architettura; le distanze che li separano sembrano essere il frutto di una resistenza, la resistenza che potrebbe opporre il vuoto al loro incontro.
Il "paesaggio architettonico" è allora la ricerca di una giusta distanza fra gli oggetti, nuovi e antichi. Si crea così un nuovo modo di guardare agli sviluppi dell'architettura "moderna": nei frammenti che un "paesaggio architettonico" riunisce, non possono mancare elementi recenti con cui è necessario instaurare un dialogo.
Il progetto deve riappropriarsi di tutte le eredità, non per alienarle e per farle sparire, né per fagocitarle, ma per reintrodurle proficuamente nel "gioco del mondo".
Alcuni dei miei progetti più recenti come quello del centro commerciale e della stazione dei tram di Sotteville-Ies-Rouen (1993-95), sono caratterizzati da una dimensione più marcatamente scultorea e dall'adozione di elementi architettonici deliberatamente estranei: a Sotteville, per esempio, troviamo tubi luminosi che sporgono dal tetto curvo, ed elementi metallici dal profilo sapiente e al tempo stesso arcaico.
Io non ho mai cercato di formulare una teoria urbana globale, né sono stato mai interessato a disegnare una città ideale o una città analoga.



 


I...............l mio progetto consiste nel riannodare le fila con la Storia, ma con la Storia scritta e affidata "archeologicamente" in ogni luogo all'ambiente che le è proprio, inserita nella geografia di un sito specifico. Il mio obiettivo è dunque la costruzione di "armonie locali", capaci di riunire e connettere tra loro i frammenti, i pezzi antichi e i pezzi moderni delle "macchine" architettoniche.
"Ricordare parole perdute" in questo senso: mettere in prospettiva un paesaggio architettonico è frutto di una scelta; quest'operazione privilegia lo stabilirsi di relazioni complesse, dispone e recupera frammenti che non si definiscono come singole unità, benché ciascuno di essi conservi una certa individualità.
In ultima istanza voglio dire che l'architettura deve riunire, ancora e sempre, in un processo senza fine, elementi frammentari per ricavarne nuovi orizzonti e nuovi significati.


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L'autore
 Prof. Arch. Alessandro Anselmi
Docente di Progettazione alla Facoltà di Architettura di Roma Tre. Numerose realizzazioni in Italia e all'estero.
Le fonti
• Piccola bibliografia di riferimento:
o Alessandro Anselmi architetto di Claudia Conforti, Jacques Lucan, Electa editrice, Milano 1997
o Genius Loci
o Il paesaggio delle città
• Le immagini sono tratte da:
o Alessandro Anselmi architetto di Claudia Conforti, Jacques Lucan, Electa editrice, Milano 1997. Per gentile concessione dell'autore