“Con la cultura si mangia…mangiamo cultura”. Intervista a Massimo Palumbo
di Tommaso Evangelista
Lo scorso 14 novembre è stata inaugurata ad Ardea a cura di Marcella Cossu e Fabio D’Achille presso la Raccolta Manzù, nell’ambito delle manifestazioni promosse da MAD Rassegna d’Arte Contemporanea di Latina, l’installazione “Mangiamo cultura, con la cultura si mangia” di Massimo Palumbo. Palumbo molisano d’origine “trapiantato”, come Manzù e molti altri, nell’ Agro romano è artista versatile “figura polivalente e complessa a cavallo tra architettura e ambiente, interprete ideale della concezione contemporanea dell’ecomuseo”; è inoltre l’ideatore e direttore del museo all’aperto d’arte contemporanea Kalenarte (di Casacalenda) e della ricca galleria che vanta opere dei più significativi artisti regionali e non solo. Il 18 febbraio, in occasione del finissage dell’esposizione dedicata all’installazione, si è tenuta ad Ardea una tavola rotonda dedicata al confronto tra la Raccolta Manzù intesa come museo legato al territorio e l’esperienza territoriale, che è andata ad arricchire il patrimonio culturale del piccolo paese molisano e del territorio circostante, attraverso i sedici interventi del Museo all’Aperto e le donazioni alla Galleria d’Arte Contemporanea “Franco Libertucci”. E’ stata l’occasione per far conoscere, anche al di fuori dalla regione, questa eccellenza culturale molisana che ha reso una piccola realtà civica esempio di museo diffuso per la valorizzazione territoriale. Abbiamo fatto qualche domanda a Massimo Palumbo sia in qualità di artista che di ideatore del museo all’aperto.
Cominciamo con l’installazione che
porta un titolo forte e impegnativo e parte dal presupposto che con la cultura
si “dovrebbe mangiare”. Come è nata e si è strutturata l’idea e come è stata
recepita dai fruitori?
“con la cultura si mangia…mangiamo
cultura” installazione 2011, si è vero il titolo è forte, significativo, hai
ragione, ma non potrebbe essere diversamente. E stato per questo lavoro, lo è
per altri. Opere di genere concettuali, spunti riflessivi, affrontati a volte in
modo anche ironico, sull’ attualità sociale come “eppurepesa” (2010), “l’aria è
irrespirabile” (1993), “spegniamo la luce” (1993) oppure “…un naufragio ci
salverà” (1995). Tutti lavori che raccontano momenti della nostra
contemporaneità, alla scala del personale, ma anche riferito a quanto di vissuto
è intorno a noi. A titolo forte deve corrispondere un fare... arte forte e senza
dubbi…per un messaggio forte per chi vede, per chi partecipa. Non è possibile, e
stiamo negli ultimi mesi del 2010, che un ministro importante, di prima fila, un
ministro della Repubblica dica: .....andate a mangiare cultura!. Questo mio
lavoro nasce da questo episodio volgare, generatore di tagli, di soprusi che il
mondo della cultura ha dovuto subire di recente e vuole riaffermare con forza al
di là dell’ironia infelice del ministro, l’invito la necessità, di nutrirci di
cultura, intesa come fonte di energia spirituale e bene di prima necessità,
semplice ma essenziale, come può esserlo…. il pane. Per quanto riguarda il come,
se i fruitori possano aver recepito l’idea, posso dirti che a me interessa il
valore etico del fare arte….e faccio mio quanto detto da Vincenzo Scozzarella,
Direttore Scientifico della Galleria Civica di Latina che a proposito di questo
ma anche di altri miei lavori dice: “…contiene in sé un’impresa critica che
punta anche sulla crescita dell’educazione dei visitatori…” .
L’idea base “Mangiamo cultura” si può
prestare anche ad un’altra chiave di lettura che riguarda il concetto di
consumo. Il trionfo dell’oggetto come esibizione del segno-merce è uno dei punti
critici dell’odierno “sistema” dell’arte. Come si può superare il binomio
economia-godimento?
No,
sicuramente questa è una lettura che non mi appartiene. Personalmente diffido di
chi propone segni-merce, e comunque a monte del mercato, il fare arte deve
essere momento “etico” sempre, poi…. il mercato, quando c'è, se c'è. Mi rendo
conto che si tratta di una posizione difficile...ma è così.
Parliamo adesso di Kalenarte. Come si è
rivelato l’incontro-confronto con la Raccolta Manzù e quali spunti nuovi sono
nati per Casacalenda? Ci sono elementi che accumunano queste due
realtà?
Marcella Cossu Direttrice della GNAM
Raccolta Manzù ha conosciuto il mio lavoro e naturalmente le diverse anime che
lo compongono. Tra queste Kalenarte e il mio ventennale lavoro dedicato a questo
progetto, la somma dei tanti interessi: l'arte, l'architettura, il paesaggio. Si
scopre Kalenarte, Casacalenda, le sue potenzialità e si propone all'attenzione
di quanti ruotano intorno allo GNAM Raccolta Manzù, una tavola rotonda
ipotizzando un gemellaggio tra due territori diversi, ricchi di potenzialità. Il
confronto tra la Raccolta Manzù intesa come museo legato al territorio, quello
della campagna romana che nell'estendersi da Roma fino al Circeo ed oltre ha
visto presenze significative di artisti che hanno legato il proprio nome a
questi luoghi, ispirandosi e lasciando anche segni e tracce significative della
loro presenza: Manzù, Cambellotti, Emilio Greco... altri. Da qui, un possibile
parallelismo per una lettura capace di sottolineare l’esperienza territoriale di
Kalenarte, che ha arricchito il patrimonio culturale di Casacalenda e del
territorio circostante, attraverso i sedici interventi del Museo all’Aperto
oltre alle donazioni alla Galleria d’Arte Contemporanea “Franco Libertucci”.
L’occasione di questa Tavola rotonda è stata di eccezionale importanza per far
conoscere, Kalenarte. Eccellenza culturale che ha reso una piccola realtà civica
esempio di museo diffuso, capace di valorizzare un territorio non solo
attraverso l’arte contemporanea ma anche tramite il sottolineare l'esistenza di
un patrimonio naturalistico storico-artistico ed antropologico che lo
caratterizza. Mi chiedi se sono nati nuovi spunti per Casacalenda.... In genere
si semina, e se sono fiori, fioriranno si dice. Di sicuro ci sentiamo onorati di
portare avanti questa incredibile esperienza e di doverci confrontare con nomi e
situazioni che sono stati "miti " per noi, per la nostra storia. Voglio
ricordare che già lo scorso anno in occasione del ventennale, abbiamo vissuto il
privilegio di presentare Kalenarte, la sua storia, presso la Sala della
Protomoteca in Campidoglio a Roma e anche quella fu una situazione
esaltante.
“E’ quanto meno straordinario poter
ammirare una raccolta d’arte moderna in un luogo così lontano dai centri d’arte
e dalle capitali della cultura. Se ciò avviene, come è avvenuto, è certo un
esempio di come si può progredire e affermarsi nel campo storico culturale”.
Queste le parole di Achille Pace per il catalogo del ventennale. In qualità di
ideatore e curatore delle rassegne di Kalenarte, tra le realtà di certo più
attive nel panorama artistico molisano, quali sono le potenzialità di crescita
per il futuro e quali i progetti in cantiere?
Abbiamo apprezzato le parole del Maestro
Achille Pace e gli siamo grati per la vicinanza e la condivisione al nostro
progetto. Si è straordinario, per il progetto, per il suo realizzarsi, per come
si è potuto evolvere nel tempo. Dobbiamo ammettere che alla qualità del fare,
del proporre, c'è testardaggine, ma cosa essenziale la condivisione di intenti
per quanto riguarda "un bene comune". Oggi venti anni dopo si cominciano a
vedere i primi frutti.
Un pensiero, infine, vorrei chiedertelo
sulla situazione della cultura nel Molise, sulle criticità e i punti forti, e su
dove partire per una seria programmazione culturale.
Oggi lo scenario Molisano pone
all'attenzione di tutti noi la presenza di un importante attore: la Fondazione
Molise Cultura, motore propulsivo per idee e creatività.... crescita. Da qui
deve partire una seria programmazione culturale capace di mettere a sistema
quanto il territorio esprime. Il Molise per quanto riguarda l'Arte Contemporanea
ha progetti nazionali, internazionali che devono solo essere messi in rete.
Bisognerà salvaguardare e potenziare le eccellenze esistenti, il Premio Termoli
e la sua storia, Fuoriluogo a Campobasso per i contenuti e le proposte che ben
sono state rappresentate ed animate negli anni, Kalenarte a Casacalenda con il
Museo all'Aperto, per la unicità del progetto, la qualità e la coerenza nel
tempo. Criticità per noi è la dispersione a pioggia delle risorse e disperdere
il buono che già c'è. Il Molise, la sua cultura, il suo territorio possono
essere posti all'attenzione di un palcoscenico più ampio, di valenza Europea. Un
respiro sicuramente adeguato alle sue potenzialità. Oggi, la politica, le
istituzioni e chi le rappresenta devono al più presto, prendere posizione, fare
scelte e.... i momenti migliori possono essere proprio quelli di crisi o di
grandi congiunture.