works/opere /installazioni urbane maquette
“soli a corviale”
La ridefinizione dei valori sociali, culturali, economici, tradizionali e relazionali, costituiscono la nuova cifra della complessità presente nel tessuto urbano delle città contemporanee… e noi eravamo “ soli ” al Corviale.
Queste ultime parole e il significato di un discorso, di un abitante, un cittadino del quartiere, coinvolto a parlaci a raccontarci del proprio rapporto con questa porzione di città è quanto da noi raccolto nell’attraversare il chilometro costruito del Corviale a Roma. Poi la consapevolezza in lui come in altri della forte mancanza di legami comunitari e il sentirsi ai margini e un po’ abbandonati. Il desiderio allora di rinascere o addirittura ..di nascere, di sorgere di aprire un nuovo giorno, una nuova stagione, una nuova possibilità che il governo della città gli da per non essere più…”soli ”.
Due “soli “ per Corviale , anzi “soli a corviale “ è il nostro intervento, il nostro contributo, la metafora di una nuova vita, di un sorgere, di un esserci, di una nuova consapevolezza sul territorio, di una nuova centralità per Roma.
Un segno forte e leggero nello stesso tempo va a rapportarsi alla giusta scala ..al chilometro costruito. Un segno, un doppio cerchio con la sua carica dinamica andrà a stagliarsi creando nuovi panorami, nuove prospettive. Visionari?? Forse…a sera le luci a led riproporranno la loro presenza il loro esserci e sarà sicuramente nuovo riferimento per la città. Un'altra porzione di città sarà meno periferia, Roma del 2015 aggiungerà un nuovo obelisco…”soli al Corviale”.
Massimo Palumbo
3.11.2015
Scheda tecnica
Due cerchi in acciaio corten del diametro di m. 43 a sezione scatolare, a forma rettangolare, uniti e divaricati tra loro si ergono a tutt’altezza appoggiandosi sia a terra che su un lato di un elemento architettonico, un corpo con a doppia funzione. Portante nei confronti delle due strutture circolari e contemporaneamente, spazio architettonico flessibile ( 10.00x80.00xh7.00 ).
Un luogo di servizio per il quartiere con al suo interno laboratori, spazi per la creatività e momenti di incontro e di condivisione. A quote diverse, arte, artigianato e su spazi liberi ed articolati vengono vissuti dagli abitanti del quartiere e non solo in un a sorta di fabbrica .
Una lunga rampa, una passeggiata l’attraverserà a quota rialzata e si collegherà a piccoli o grandi spazi. Tali spazi/ laboratori potranno ospitare i lavori, le produzioni in una sorta di specchio della città, del quartiere: una finestra sul mondo in una logica di work in progress giornaliero.
_________________________________
La realtà dell’utopia
Lorenzo Canova
Una visione sospesa tra idea e materia, un percorso che fonde il sogno del progetto e la realtà densa delle cose, un viaggio tra l’ordine della ragione e il disordine del mondo: l’opera di Massimo Palumbo unisce i diversi campi espressivi in una fusione dove i linguaggi delle arti visive e dell’architettura mettono in scena una profonda e continua riflessione sul tema dell’utopia, spazio mentale e concreto dell’irrealizzato, del possibile e della perpetua tensione costruttiva.
L’utopia rappresenta, infatti, da secoli uno dei motivi portanti di un’importante visione dell’architettura vista non solo in senso estetico, ma come metodo e strumento di innovazione, di intervento sul mondo e sulla società, come spazio di pianificazione e di immaginazione, dove l’architetto agisce con il disegno e la scrittura ipotizzando e costruendo spazi fittizi o reali attraverso una teoria che tende costantemente a concretizzarsi….
…….L’approdo finale può metaforicamente essere allora il Sole che sorge nella sua perfezione circolare nel quartiere periferico di Corviale a Roma, forse un monumento ideale e leggero che riflette il pensiero filosofico di Tommaso Campanella e della sua Città del Sole, trattato dove la stessa struttura urbanistica è costruita sulla perfezione ideale dell’utopia.
Il sole di Palumbo diventa così un segno di rinnovamento e di ricreazione, un atto leggero e assoluto di dialogo con lo spazio della città e con la sua natura perennemente problematica, il gesto lieve e rigoroso di un artista che cerca di ridare dignità al contesto urbano attraverso la complessa e dialettica realizzazione dell’utopia dell’arte nello spazio pulsante della vita.