sabato 3 marzo 2012

christo l'impacchettatore...






CHRISTO L'IMPACCHETTATORE CHE RISPETTA L'AMBIENTE
Ricordate le solenni Mura Aureliane impacchettate? Avevano cambiato colore e aspetto. Sembravano un'altra cosa, a metà tra il giocattolone e un mega oggetto di arredo urbano. In realtà era un'opera d'arte. Firmata Christo. Oggi, questo artista nato in Bulgaria ma divenuto ben presto apolide e giramondo, torna in Italia con una mostra promossa dalla Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea (Brescia, Palazzo Honoris, 10 marzo-20 maggio, a cura di Josy Kraft, Ettore Camuffo e Loredana Parmesani, catalogo Skira).

Quando nel '74 questo artista sbarcò nella capitale per rivestire quel pezzo di antica Roma, in pochi lo presero sul serio. In realtà in Italia si era già fatto conoscere quattro anni prima per aver impacchettato a Milano il monumento a Vittorio Emanuele. Ma il caso Christo scoppiò a Roma. Era una provocazione bella forte, un modo inconsueto di portare l'arte al pubblico, intervenendo in uno dei luoghi sacri dell'arte, manipolandone gli esempi più illustri e trasformandoli in opere della contemporaneità. In realtà questo lavoro Christo - che è un artista ambientale: interviene vale a dire in contesti precisi e modella le sue opere a partire da questi - lo fece giustamente a Roma, culla dell'arte classica. Altrove i suoi mega drappeggi sono tutt'altra cosa, perché è il luogo, l'ambiente appunto, a fare in un certo senso l'opera. In America, ad esempio, la fantasia, la grande libertà espressiva di Christo si esercitano negli smisurati spazi naturali presenti in quel Continente. Così in Colorado sta ultimando un intervento sul fiume Arkansas: un enorme rivestimento drappeggiato e sopraelevato del letto del fiume. In Svizzera, invece, ha sottolineato la natura verde di questo Paese avvolgendo con gradi teli un bosco di alberi. In Germania, ancora, nello storico Gasometro di Oberhausen, ha realizzato un grande muro (The Wall, è il titolo dell'opera) con tante piccole botti colorate. E mai questi interventi sono invasivi, sono realizzati anzi tenendo molto in conto l'equilibrio ecologico del luogo, la sua configurazione all'interno dello spazio.

La mostra di Brescia propone disegni, collage, schizzi, gigantografie e plastici, oltre a una serie di video che documentano il lavoro realizzato dal '69 fino ad oggi da Christo e da sua moglie, l'inseparabile artista che lo affianca fin dagli anni sessanta e con cui ha firmato quasi tutte le sue opere: Jeanne-Claude. E soprattutto sono presentati per la prima volta in maniera completa i lavori sui quali Christo attualmente è ancora impegnato: The Gates (progetto per il Central Park di New York) e Over the River in Colorado.

In molti, soprattutto tra in non addetti ai lavori, si sono chiesti che cosa volesse dimostrare Christo. E la risposta in realtà è molto semplice. Christo lavora, come avviene molto spesso nell'arte contemporanea, sulla modificazione percettiva dei luoghi, che sotto le sue mani e con lo strano rivestimento che gli aggiunge, cambiano natura, ma anche il modo di essere guardati. Un po' il rovescio dell'operazione che ha fatto Duchamp con il "readymade" quando innalzò l'oggetto d'uso, l'orinatoio, ad opera artistica. Christo fa il contrario: se in partenza ha un'opera d'arte (come le Mura Aureliane) questa è reinventata come un bizzarro oggetto d'uso. Se è un elemento naturale o un manufatto, si trasforma in opera artistica. E tutte comunque diventano indimenticabili. Perché protagoniste di una nuova estetica. Monumentali, solenni e sontuose come le Mura Aureliane.

 Adriana Polveroni


10.03.2001by La Repubblica