Per Paolo Portoghesi
Paolo Portoghesi, Manfredo Tafuri e Bruno Zevi sono stati i giganti del secondo Novecento che hanno segnato la critica italiana. Manfredo Tafuri con la nostalgia di chi sa che la architettura ha perso il ruolo centrale che aveva nella cultura classica e non può far altro che rimpiangerlo ed evocarlo attraverso immagini sublimi quanto auto-consapevolmente inutili; Bruno Zevi con una visione profetica tesa a costruire un linguaggio di libertà che non esita ad azzerarsi continuamente sino alla dissoluzione dell’architettura nel grado zero della lingua e nell’organicità del paesaggio; Paolo Portoghesi cercando di recuperare la storia nella sua abbondanza, non esitando a fare opera di collage, di scomposizione e ricomposizione del proprio patrimonio figurativo.
Delle tre, l’operazione critica di Portoghesi ha avuto maggiori sbocchi operativi e, difatti, l’architetto romano ha affiancato una cospicua produzione storica e teorica a una notevole messe di realizzazioni. Non tutte dello stesso valore architettonico. Tutte con evidenti riferimenti alla tradizione figurativa del passato, soprattutto del Barocco e del Liberty, visti come momenti paradigmatici per la loro maggiore esuberanza formativa e linguistica. Da qui il giudizio, disgustato, degli altri due critici, Zevi e Tafuri, che, non senza ragioni, facevano fatica a seguire Portoghesi in una onnivora ripresa di modelli del passato.
LA STORIA DI PAOLO PORTOGHESI
Sostenuto da una profonda cultura e da una eccezionale capacità affabulatoria, Portoghesi, per questo inclusivismo, ha potuto essere il punto di riferimento di orientamenti diversi. A partire da quel Neo-liberty che segnò la prima grande spaccatura del fronte degli architetti moderni italiani. È stato, poi, dal 1966 al 1983 direttore di Controspazio, una rivista nata per recuperare la tradizione con scelte che andavano da Louis Kahn a Mario Ridolfi, passando per la Tendenza. È stato il mentore della cosiddetta Scuola romana e nel 1974 ha scritto il libro dal titolo programmatico e provocatorio: Le inibizioni dell’architettura moderna. L’operazione più importante è stata la Biennale di Architettura di Venezia del 1980, quando, in sintonia con Charles Jencks, ha cercato di mettere sotto la stessa bandiera le molte e incompatibili linee di ricerca che costituivano la galassia postmoderna. E così si trovarono in mostra architetti tanto diversi quanto Frank O. Gehry, Hans Hollein, Aldo Rossi, Michael Graves, Oswald Mathias Ungers, Ricardo Bofill e il giovane Rem Koolhaas. Abilissimo organizzatore, Portoghesi ha avuto sempre chiaro che non si può fare cultura di successo operando come cani sciolti o, peggio, in contrasto dalla politica. Da qui il suo coinvolgimento con il partito socialista di cui diventa uno dei membri dell’Assemblea Nazionale durante la segreteria di Bettino Craxi. Tanto da essere considerato l’architetto di fiducia del politico milanese. Quando le fortune di quest’ultimo declineranno con Tangentopoli, non cesserà di flirtare con il potere e con politici di altro orientamento che lo apprezzeranno per il suo stile tradizionalista e, allo stesso tempo, favolistico, con opere che vanno dalla Moschea di Roma al Teatro Politeama di Catanzaro, una ricostruzione che riprende il Borromini in stile Disneyland. Rapporti politici e linguaggio popolare lo porteranno a costruire ovunque in Italia. Anche suscitando vivaci reazioni della critica, come per esempio per la sistemazione di Piazza San Silvestro a Roma, un progetto in stile barocco donato al sindaco Gianni Alemanno con il quale si troverà d’accordo nell’idea ‒ per fortuna non realizzata ‒ di abbattere Tor Bella Monaca per realizzare un quartiere all’antica.
LA NATURA E L’AMBIENTE SECONDO PORTOGHESI
Teorico dell’armonia, Portoghesi mostra da subito interesse per la natura, interesse che, con gli anni, diventa sempre più attento alle problematiche ecologiche. Si trasferisce da Roma a Calcata, dove dal 1990 costruisce una tenuta fatta di squisite, anche se, a tratti, zuccherose, opere architettoniche integrate nel paesaggio, prendendo come modelli Villa Adriana a Tivoli e i giardini del Rinascimento, ma anche la tradizione araba. Dal 2005 è direttore della rivista Abitare la terra, attraverso la quale si fa fautore di un’architettura organica nelle forme e nei contenuti. Nasce la geoarchitettura, con i suoi sette comandamenti: imparare dalla natura, confrontarsi con il luogo, imparare dalla storia, impegnarsi nell’innovazione, attingere dalla coralità, tutelare gli equilibri naturali e contribuire alla riduzione dei consumi. Sembrerebbe l’atto con il quale Portoghesi abbandona il postmoderno, ma forse ne è la finale declinazione, come ci mostra il parallelo percorso del suo compagno di avventura alla Biennale di Venezia del 1980, Charles Jencks, anche lui sempre più preso, nell’ultima fase della sua vita, dalle forme della natura e dello Jumping Universe. In fondo la natura è a fondamento ‒ si potrebbe dire il comune denominatore ‒ di tutte le forme che la storia ci alterna nella sua magica esuberanza.
Luigi Prestinenza Puglisi
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Luigi Prestinenza Puglisi http://www.presstletter.com
Luigi Prestinenza Puglisi (Catania 1956). Critico di architettura. Collabora abitualmente con Edilizia e territorio, The Plan, A10. E’ il direttore scientifico della rivista Compasses (www.compasses.ae) e della rivista on line presS/Tletter. E’ presidente dell’ Associazione Italiana di Architettura e Critica (www.architetturaecritica.it ). E’ il curatore della serie ItaliArchitettura (Utet Scienze Tecniche). Da non perdere la sua Storia dell’architettura del 1900 che appare a puntate sul sito www.presstletter.com . Tra i libri: Rem Koolhaas, trasparenze metropolitane, Testo&Immagine ,Torino 1997. HyperArchitettura, Testo&Immagine , Torino 1998 e Birkhäuser, Basilea 2008 ( HyperArchitecture). This is Tomorrow, avanguardie e architettura contemporanea, Testo&Immagine , Torino1999. Zaha Hadid, Edilstampa, Roma 2001. Silenziose Avanguardie, una storia dell’architettura: 1976-2001, Testo&Immagine , Torino 2001. Tre parole per il prossimo futuro, Meltemi, Roma 2002. Introduzione all’architettura, Meltemi, Roma2004. New Directions in Contemporary Architecture, Wiley, Londra 2008. Breve Corso di scrittura critica (Lettera 22, Siracusa 2012)