giovedì 2 febbraio 2017

..poi su via Ezio a Latina





Il Conservatorio Statale di Musica di Latina

Il Conservatorio Statale di Musica di Latina origina come sede staccata del Conservatorio di Musica «S. Cecilia» di Roma nell’a.a. 1979/80 (D.P.R. 15 settembre 1979) . Dal 1° ottobre 1988 (D.P.R. 30 aprile 1988) è istituito come sede autonoma e nel 1991 prende il nome di “Ottorino Respighi”. La sede iniziale è stata l’ex Opera Nazionale Balilla, oggi Museo “Duilio Cambellotti”, mentre i due stabili attuali siti in via Ezio facevano parte dell’ex comprensorio militare sempre d’epoca fascista, successivamente ristrutturati proprio per accogliere le esigenze di una Istituzione musicale. Oggi, insieme alle limitrofe sedi universitarie di Ingegneria ed Economia, rappresentano la zona universitaria della città. A seguito della legge 508 il Conservatorio diviene Istituzione nel sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. E’ governato da un Presidente, che ne è il rappresentante legale, e che presiede il Consiglio di Amministrazione e dal Direttore, eletto dal corpo docente, che presiede il Consiglio Accademico, che ha funzioni di indirizzo programmatico.  Grazie ad una Convenzione firmata con il Comune di Gaeta nel Giugno 2013, il Conservatorio “Ottorino Respighi” dispone attualmente anche di una sede nella bella cittadina marinara del sud pontino.


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    01.02.2017
...poi su via Ezio a Latina apparve un nuovo segno...
    il grande leggio.... 


 



………è per me un onore e un grandissimo piacere poter presentare presso la sede del Conservatorio di Latina uno dei "pilastri" artistici di quella che con Fabio D'Achille definiamo da anni Scuola Pontina; un insieme di personalità eterogenee che da Cambellotti, Greco, Manzù, Indrimi, Ban...si sono raccolte e si raccolgono nel triangolo magico di quella pianura delimitata dal promontorio del Circeo, dai Lepini, dalle propaggini estreme dei Castelli Romani. Massimo Palumbo, artista, architetto, dalla "doppia" anima molisana e pontina, è anche un grande curatore museale ed ecomuseale, sensibile come pochi alle problematiche e agli incanti del contemporaneo inserito in contesti paesaggistici ed urbani. Sua l'attenta e suggestiva valorizzazione, tramite il progetto Kalenarte, del borgo monumentale di Casacalenda, che in nulla cederebbe, qualora opportunamente e adeguatamente restaurato, al fascino di altri ben più celebrati contesti urbanistici dell'Italia centrale ed appenninica. Ricordo l'emozione con cui, nel corso di una gita da lui stesso guidata in quel di Casacalenda, osservammo scendere la sera e poi la notte sul borgo antico e collinare, disseminato della presenza di sculture amiche, di artisti da lui, artista, reclutati per ripopolare e far rivivere il bellissimo paese natale. Nell'ora vespertina, contro un cielo sempre più indaco in cui si accendevano le stelle, si accendevano anche i globi di un'illuminazione da lui progettata, a valorizzare le vestigia del passato glorioso e monumentale di un territorio ingiustificatamente negletto. Ducato di Sannio, forse, ma potrei sbagliarmi..
Sua infine la cifra comunicativa, estemporanea, di un concettuale rigoroso e "popolare", tale da ridurre in "vulgata" contenuti etici del massimo impatto.
Marcella Cossu*
22.10.15
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*Storico dell’Arte GNAM Roma