una....pagina bianca di MASSIMO PALUMBO una pagina bianca di MASSIMO PALUMBO ....dover scrivere,disegnare, appuntare un qualcosa.... dare inizio ad una idea,ad un progetto.. e per un motivo o per un altro,essere completamente a corto di idee. Una relazione, un testo scritto, un articolo di giornale e ci troviamo davanti al foglio bianco senza sapere come iniziare...qualcuno ha già detto la sindrome del foglio bianco...
mercoledì 7 ottobre 2015
tutto il resto...
....tutto il resto è spocchia.
Latina, via del Lido angolo via Nascosa, un cantiere non ancora concluso, un edificio a prima vista particolare, un'operazione di grande sartoria, un cuci e scuci da maestri che sta a breve a concludersi. L'edificio comunque è ben visibile, un intervento pulito, discreto nel panorama urbano della nostra città. Il tutto di una semplicità disarmante, ma segno, che si concretizza con grande forza espressiva.
Poverismo ? minimalismo?.... sicuramente un'architettura robusta e leggera nello stesso tempo, architettura che presa in forti dosi farebbe bene alla città. Una città la nostra oramai senza testa, che sembra incapace di ragionamenti da fare o da proporre.
La Latina del 2015, sempre più un non luogo lasciato andare alla deriva. Tutti responsabili, nessuno escluso.
L'intervento di Stefano Collina e di Silvia Mastrantoni racconta in chiave nuova il luogo, un edificio che fa parte di questa città, della sua storia e la rilegge nel segno della contemporaneità.
Segni puliti, ordinati, pareti stirate in una composizione cromatica che ricorda le esperienze più colte del novecento europeo.
Latina città del novecento, è città strana e difficile da decifrare. Di cose buone da tempo non se ne vedevano....superati gli anni della Littoria e delle città nuove con le tante contraddizioni stilistiche e non, dobbiamo tornare agli anni settanta, periodo felice, in cui buone professionalità e committenze intelligenti hanno avuto possibilità ed occasioni per esprimersi e lasciarci quelli che chiamavamo" episodi di architettura". Poi il vuoto e tante situazioni a creare imbarazzo, a volte sconcerto. Oggi poi, grazie agli strumenti urbanistici vigenti, torna utile il demolire e ricostruire e spesso capita che si demoliscono le poche cose buone esistenti per dare spazio a delle autentiche volgarità. Il contrario non era mai accaduto....e questo quando, le così dette rigenerazioni urbane, i rammendi, le ricuciture dei tessuti residenziali e non, dovrebbero avvenire solo e soltanto in questo modo. Introducendo qualità. Ci è scappato dire in più occasioni che Latina è più vecchia di Littoria ....ecco questo intervento di Collina e Mastrantoni su via del Lido ribalta il giudizio dato inserendosi a pieno titolo in un tracciato e in una continuità storica che l'appartiene....e risulta utile per andare oltre.
Tutto il resto se non è ignoranza è spocchia. mp.
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18.09.15
al MAACK XI GIORNATA DEL CONTEMPORANEO 10 ottobre 2015
L'ALBERO DELLA CUCCAGNA – NUTRIMENTI DELL'ARTE BALDO DIODATO a cura di ACHILLE BONITO OLIVA
Il MAACK – Museo all'aperto di Arte Contemporanea Kalenarte insieme alla Galleria Civica d'Arte Contemporanea Franco Libertucci, è lieto di partecipare al corale progetto espositivo L'albero della Cuccagna – Nutrimenti dell'arte a cura di Achille Bonito Oliva, con una doppia installazione di Baldo Diodato. Il progetto espositivo coinvolge tutto il territorio italiano ed è realizzato con il patrocinio di EXPO 2015 e la collaborazione del Programma Sperimentale per la Cultura Sensi Contemporanei dell’Agenzia per la Coesione Territoriale e del MiBACT. Achille Bonito Oliva ha coinvolto circa 40 artisti nel confrontarsi con il soggetto iconografico dell'albero della cuccagna, da secoli simbolo di prosperità e sinonimo, nell'immaginario collettivo, di convivialità, condivisione e gioia. Baldo Diodato sarà presente a Casacalenda con un doppio intervento: una mostra alla Galleria Franco Libertucci, che raccoglierà una selezione di 8 lavori dagli anni '60 a oggi e l'installazione di un “albero della cuccagna” nei vicoli di Terra Vecchia, parte medievale del paese. L' Opera andrà ad arricchire il percorso del Museo all'Aperto di arte Contemporanea di Casacalenda. Nelle intenzioni di Diodato, l'albero dovrà sbucare dalle finestre di una casa, ricolmo dei beni alimentari prodotti nel paese, per lasciarsi ammirare senza svelarsi completamente. Sarà un albero alla mercé di tutti, ma anche in fondo irraggiungibile, come la piena felicità. L'Albero della Cuccagna di Baldo Diodato estenderà i suoi rami verso l'orizzonte, verso la dolce campagna circostante, che da secoli nutre gli abitanti del paese con la sua bellezza e i prodotti del territorio: grano, olio, verdure. Proprio a loro è dedicata un'altra opera,
realizzata anch'essa per questa occasione. Si tratta di un elogio de La Fresella con olio e pomodoro, forse il “comfort food” più diffuso nel sud Italia. La fresella al pomodoro, uno dei cibi più poveri, è servita su un piatto d'oro, come fosse una raffinata elaborazione di un grande chef. “Signori, si prega di accomodarsi, il pranzo è servito”. L'inaugurazione è prevista per il 10 Ottobre 2015, nell'ambito della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI.
Info www.kalenarte.it
BALDO DIODATO Baldo Diodato nasce nel 1938 a Napoli, città che presto lascia, ma non prima di aver accumulato esperienze significative in seno ai gruppi che animavano l'arte partenopea dei primi anni'60. Risale al '66 una sua importante mostra al Modern Art Agency di Lucio Amelio. Poi va in America, dove si stabilisce dal 1966 a l992, un quarto di secolo a New York, a stretto contatto con l'anima mundi della postmodernità. E infine il ritorno ad Itaca. Nel ' 92 Diodato si trasferisce nuovamente in Italia, a Roma. Attualmente vive e lavora a Roma. Dice di lui il critico Achille Bonito Oliva: - "Artista eccentrico, estraneo ad ogni definita scuola o corrente. Si muove senza rigidità tra pittura, scultura, performance". Principali mostre degli ultimi anni: Seventh Heaven, The New Museum of Contemporary Art, New York, 1986 - Baldo Diodato, Dutchess Community College, Poughkeepsie, New York, 1987 - New Baroque, Bruce Luri Gallery, N.Y., 1989 - Scultura e disegni. Galleria Massimo Riposati, Roma, 1990 - Baldo Diodato, Katharina Rich Perlow Gallery, N.Y., 1990 - Baldo Diodato, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, 1991 - War Games, Istituto Italiano di Cultura di Londra, 1994 - New York: sulle orme di Baldo Diodato, New York, 1996 - Antologica, Nostalgia del futuro. Istituto Sant' Orsola Benincasa, Napoli 1996/7 - Metalli, Fondazione Morra, Palazzo dello Spagnolo, Napoli, 1997 - Atene Napoli, Opere fatte Opere da fare. Studio Morra, Napoli, 1998 - Echi di Luce, Fondazione Orestiadi, Gibellina, 1999 - La nuova metropolitana di Napoli e l'Arte. Napoli, 2001 - Marcaurelio, Studio d'Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma, 2002 - Living Theatre, Labirinti dell'Immaginario, Castel Sant'Elmo, Napoli, 2003 - Cielo stellato su Gibellina, 30 mq circa, Gibellina, 2003 - Electronic Art Cafè, Artisti in Pedana, Baldo Diodato, Tappeto di sanpietrini. Roma, 2004 - Camminamento. Le Opere ed i giorni. Certosa di S. Lorenzo Padula, 2004 - Sanàa tra cielo e terra. The yemeni-italian Artists joint exibition. Sanàa, Yemen, 2004 - Epicentro, Akhenaton Gallery, Il Cairo, 2004 - Ripa Arte, Galleria del Cortile, Roma, 2004 - Art Card, Sharjah Museum, Shar United Arab Emirates, 2004 - Colonne colorate, installazione permanente Fondazione Orestiadi, Tunisi - Baldo Diodato Sculture, Galleria del Cortile, Roma, 2005 - La coppola, installazione Clayton Gallery, New York, 2005/2006 - Napoli presente, PAN – Palazzo delle Arti, Napoli, 2005/2006 - Senza pregiudizi, Palazzo Crispi, Napoli, 2006 - Algoritmi visuali, Palazzo Valentini, Roma, 2006 - Mermoria. Tracce, Rialtosantambrogio, Roma, 2006/2007 - Intramoenia Extrart, Palazzo del Principe, Muro Leccese, 2007 - Duesanpietrini, Pio Monti Arte Contemporanea, Roma, 2007/2008
GALLERIA CIVICA D'ARTE CONTEMPORANEA “FRANCO LIBERTUCCI” La Galleria Civica d’Arte Contemporanea ha sede nel sottotetto del Palazzo Comunale, uno spazio di forte carattere architettonico, recuperato con il restauro dell'intero edificio. Il Palazzo realizzato nel 1860 è stato infatti restaurato nel 1987 su progetto dell’Architetto Massimo Palumbo e inaugurato nell'agosto del 1988. In quell'occasione, ebbe il privilegio di ospitare alcune opere di Franco Libertucci a cui oggi la Galleria è titolata. La Galleria Civica, nasce come corpo distinto ma parallelamente al Museo all'Aperto Kalenarte. Le opere in essa allestite provengono principalmente da donazioni di artisti ospitati nel Museo all'Aperto alle quali fecero seguito altre provenienti da artisti che, venuti a conoscenza di questo ambiente culturale, ne desideravano far parte. La collezione è composta da 54 opere circa per lo più dipinti su tela, sculture e installazioni. Tra le opere oggi presenti nella Galleria Civica troviamo quelle di artisti come Ivan Barlafante, Nino Barone, Krzysztof M. Bednarski, Elio Cavone, Antonio Cimino, Andrea Colaianni, Luigi Colajanni, Tonino D'Erme,
Baldo Diodato, Kerem Studio, Franco Libertucci, H.H. Lim, Carlo Lorenzetti, Franco Marcogliese, Achille Pace, Claudio Palmieri, Massimo Palumbo, Clayton Patterson, Michele Peri, Angel Polisena, Massimo Pompeo, Ernesto Porcari, Renzo Gallo, Rivka Rinn, Elio Saba, Eugenio Sgaravatti, Omar Toni, Adrian Tranquilli.
foto by Riccardo Pieroni

MAACK – MUSEO ALL'APERTO DI ARTE CONTEMPORANEA KALENARTE Il Museo all'aperto è nato intorno al 1990 grazie al lavoro di Massimo Palumbo, architetto di Latina originario di Casacalenda, che ha avuto la felice intuizione di dislocare gli interventi artistici sull'intero territorio comunale. Sono passati 25 anni da allora e il progetto mantiene intatta la sua forza. Un progetto di... “arredourbano” che rilegge luoghi trascurati o anonimi del paese attraverso la lente del rapporto Arte-Architettura.Il territorio torna a raccontare nuove storie, sprigionando la forza poetica, insita nei luoghi. L’Arte Contemporanea è strumento ma anche finestra sul mondo, gli artisti coinvolti sono il tramite. Nel 1992 nasce così il Museo all'Aperto di Casacalenda, dove molteplici sono le installazioni permanenti realizzate sul territorio comunale. Gli artisti invitati progettano in loco e per il luogo, installazioni permanenti che realizzano anche con il contributo di artigiani locali. Sono suggestioni emotive che, nate in quel luogo, si concretizzano sotto forma di opere che, facendo ponte tra la storia del borgo e delle sue campagne e l'innovazione dell'arte contemporanea, riprogettano il territorio in sintonia con la sensibilità artistica. È possibile visitare il museo all’aperto seguendo tre itinerari. Guidati dal percorso Rosso, o Centro Storico, attraversiamo corso Vittorio Emanuele III con le eleganti facciate ottocentesche, fino ad arrivare alla prima installazione “La fonte del Duca” di Ilaria Loquenzi, una lastra di acciaio posta all’interno della fontana barocca. Di seguito, adiacente alla chiesa dell’Addolorata, un arco racchiude la vista di una vallata, ricamata dalle spirali eccentriche di Adrian Tranquilli in “Senza nome”. La piazza vicina offre un momento di sosta e contemplazione con la scultura abitabile di Franco Libertucci “Ai caduti”. All’interno dell’ antico borgo medievale, chiamato Terra Vecchia, le pietre di bronzo del vico Rinforzi di Borea costituiscono il “Selciato” di Michele Peri. Più avanti, sul vecchio forno del paese, troviamo invece l’installazione sospesa di Hidetoshi Nagasawa, “Efesto”, dedicata al mitico dio del fuoco e fuori dalle mura, nel vico Luna, “Crepuscolare (Feritoie)” di Alfredo Romano, omaggio minimalista alla società contadina. Il percorso Blu o Cittànuova, ci conduce invece verso il centro abitato di Casacalenda. Seguendolo, arriviamo alle spalle del signorile palazzo Masciotta, dove ci imbattiamo nella variopinta “Cromoscala” di Tonino D’Erme e sempre lungo la scalinata che conduce alla Stazione ferroviaria, “Aurora” di Antonio Fiacco. Nel parco comunale “Meridiana” di Fabrizio Fabbri rivolge il suo gnomone centrale verso la Terra Vecchia ed è ancora una volta il nuovo che ricerca la continuità con il passato. Ad oltre 2 km dal centro abitato, a ridosso del quattrocentesco Eremo di Sant’Onofrio, ricoperto da una fitta e intricata vegetazione, si può scorgere “Il guardiano del Bosco” di Andrea Colaianni. Tornando verso il centro, all’interno della moderna e panoramica zona 167, un’altra “Meridiana” questa volta di Carlo Lorenzetti, rivolge lo sguardo verso l’antico borgo. “La scacchiera” di Massimo Palumbo, situata lateralmente alla Casa Municipale, ci concede una piacevole sosta prima di proseguire nel nostro itinerario. Scegliendo invece il percorso Verde o Montagnola, arriviamo direttamente alle infiorescenze ceramiche di Claudio Palmieri con l’ opera “Germinazione” e, proseguendo verso la Torre civica, all’enigmatica installazione di Paolo Borrelli “Il museo sospeso, l’arresto/l’eccitante”. Salendo poi lungo via Garibaldi, fino ad arrivare alla fine del vicolo Leone XIII, ci sorprenderà il mosaico leggero di Stefania Fabrizi con il suo “Il gioco del sole”. Un altro po’ di scale fino alla parte più alta del paese, denominata Montagnola, e i nostri sforzi saranno ripagati dalla magnifica visione del paesaggio e da due installazione, quella in acciaio corten di Carlo Lorenzetti, “Arcobaleno” e da “La Piramide” di Susanne Kessler, interamente ricoperta da maioliche che riportano impresse la mappa del paese. Il percorso si conclude a circa due chilometri dall’abitato, in direzione Larino, dove la monumentale opera di Costas Varotsos, “Il Poeta”, ci scruterà attraverso il querceto scelto come dimora.
Lorenza Cariello
Interventi nel MAACK di Baldo Diodato e di Nelinda Mendoza
XI Giornata del Contemporaneo
Sabato 9 ottobre 2015
XI Giornata del Contemporaneo
Il MAACK partecipa quest’anno al grande evento dedicato all’arte contemporanea.
Promossa da AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, la Giornata del Contemporaneo giunge all’undicesima edizione.
E.....poi l'albero della cuccagna passò per il Molise fermandosi al MAACK a Casacalenda. Lo storico dell'arte Achille Bonito Oliva ha invitato Baldo Diodato a partecipare con altri artisti ad un progetto nazionale che si svolgerà in diversi siti Italiani, musei o gallerie di riconosciuta fama ed importanza sul piano culturale. La presenza di Baldo Diodato in questo progetto si concretizzerà in una location straordinaria come quella del MAACK di Casacalenda_Molise.
" l'albero della cuccagna : nutrimenti dell'Arte, mostra diffusa sul territorio nazionale" .
Gli artisti internazionali chiamati sono trenta e si partirà dal 25 settembre sino alla fine di ottobre nella inaugurazione dei singoli interventi. Il tutto avverrà con la collaborazione e con la presenza di numerose istituzioni pubbliche e /o private che costituiscono una rete espositiva in progress nel tempo e nello spazio ed ogni fondazione, museo o galleria accoglierà un'opera ispirata all'albero della cuccagna. Albero come soggetto iconografico che ha alle proprie spalle una lunga tradizione e una altrettanto arcaica memoria popolare, legata all'albero sacro della fertilità .
Il progetto è realizzato con con il patrocinio dell'EXPO2015 e la collaborazione del programma sperimentale per la cultura SENSICONTEMPORANEI e dell'agenzia territoriale del MiBACT.
Gli artisti che partecipano a “L’Albero della Cuccagna. Nutrimenti dell’arte” sono: Giovanni Albanese, Alessio Ancillai, Marco Bagnoli, Per Barclay, Gianfranco Baruchello, Bertozzi & Casoni, Tomaso De Luca, Baldo Diodato, Giuseppe Ducrot, Lara Favaretto, goldiechiari, Innocente, Alfredo Jaar, Thorsten Kirchhoff, Grazia La Padula, Alfonso Leto, Felice Levini, H.H. Lim, Sebastian Lloyd Rees, Franco Losvizzero, Emiliano Maggi, Marzia Migliora, Masbedo, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Shay Frish Peri, Michelangelo Pistoletto, Pedro Cabrita Reis, Paul Renner, Remo Salvadori, Lorenzo Scotto di Luzio, Marinella Senatore, Pascale Marthine Tayou, Patrick Tuttofuoco, Oliviero Toscani, Costas Varotsos, Ben Vautier, Jonida Xherri, Sislej Xhafa.
Baldo Diodato interverrà con una installazione da realizzare tra le pieghe del Museo all'Aperto di Kalenarte e all'interno della Galleria Franco Libertucci
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BALDO DIODATO L'albero della cuccagna: nutrimenti dell'Arte, mostra diffusa sul territorio nazionale Curatore Achille Bonito Oliva Coordinatrice Francesca Franco
per il MAACK Massimo Palumbo
MAACK Casacalenda_Molise sabato 10 ottobre 2015
martedì 6 ottobre 2015
buon vento ...
BUON VENTO
PREMIO "Oasi d'Arte-Art's
Oasis"-Prima edizione Petrosino (Tp)
buon vento...
un antico augurio per i marinai che, navigando a vela, avevano bisogno
di un buon vento per i loro viaggi e spostamenti ma, metafora ed augurio per
noi tutti e per le genti di Petrosino nel caso particolare.
Un gesto semplice, un foglio di carta da piegare,
quasi un origamo, a rappresentare l'eterno
ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo: il microcosmo di
Petrosino, la sua storia. Un gesto semplice per un segno forte da porre in
essere sul Lungomare Biscione, area Piattaforma. La Piattaforma da dove spiccherà il volo il
nostro foglio di carta piegato e ripiegato. Si è scelto questo sito perchè
meglio ci è sembrato possa rappresentare la volontà di valorizzare l'ambiente
naturale di Petrosino ed il rapporto con il mare nella logica di poter sempre
più esaltare la qualità dello spazio preso in considerazione. Due grandi vele
in lamiera stirata trovano punto di ancoraggio a pochi metri dal lembo in cui
il terreno va a degradare verso il mare. Le vele assumono una notevole forza ed
impatto visivo per chi andrà a passeggio sul lungomare Biscione e tale area
assumerà punto di riferimento e luogo d'incontro
BUON VENTO…non c’ è augurio
migliore…solo buoni propositi….
A Petrosino sul lungomare Biscione, in una strada
che sembra bruciata dal sale, in Sicilia, in quella terra dove lo Scirocco e il
Maestrale si inseguono, un lembo di lamiera, diviene leggero, in lontananza quasi
un foglio lasciato piegato lì, abbandonato diviene “spazio”.
Si crea un ponte tra terra, mare e cielo, ogni
limite spaziale decade; l’ambiente non solo lo accoglie ma lo fa suo finendo
per avvolgerlo.
Il vento lo attraversa e ne diviene l’elemento
generatore, lo sfida e quel “foglio” si fa materia solida, compatta ma allo
stesso tempo vulnerabile perché in balia degli sguardi più lontani.
Questo come molti dei lavori di Massimo Palumbo,
architetto - artista ben noto agli amatori dell’arte vera, diviene un SEGNO
URBANO, un punto di riferimento per i naviganti e per chi, come molti di noi è
alla ricerca di un “vento propiziatorio” che ci attraversi….lasciandoci un buon
segno...
Con stima
Emanuela Pellegrino
mercoledì 2 settembre 2015
Pensiamo di essere gli unici a parlare,
Wim Wenders
Dopo il successo di “Noi che non abbiamo tetti”, Mostra che ha avuto luogo presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Latina, Massimo Palumbo si ripropone con “Vivi”, Personale, a cura di Cristina Costanzo, che vede l’Artista cimentarsi con formule, strumenti e realtà dai contenuti creativamente dialettici - e proprio per questo pregni di una loro suggestiva originalità - presso i Cantieri Culturali della Zisa, un tempo sede delle famose Officine Ducrot.
C’è da dire, a tal riguardo, che da oltre un trentennio Massimo Palumbo si dedica, e non solo da un punto di vista architettonico, ai rapporti ed ai legami che intercorrono tra organizzazione sociale e midollo urbano, tra oikos ed assetti spazio-temporali, considerati, questi ultimi, sia nei loro processi sincronici che nel loro divenire diacronico. Al centro della recherche ovviamente c’è l’individuo, inteso quale componente imprescindibile dei vari assetti socio-culturali e, conseguentemente, il cittadino che diventa così il fruitore ed, al contempo, il “testimone” di loci e di installazioni, di nicchie e di performances, di riflessione critica e di consapevole partecipazione interpretativa.
Uno degli scopi primari di Massimo Palumbo è, peraltro, quello di abbattere steccati, valli e recinti che in effetti imprigionerebbero la civitas in un’oscura ed asfittica medioevalità di ritorno, pur concedendo poco, in tale operazione, ad un’invisibilità o ad una transustanzializzazione metaforica di stampo, ad esempio, calviniano; così è ne La fiamma del carabiniere, opera realizzata a Latina in onore delle vittime di Nassyria.
Ritornando a “Vivi” si può dire che tale Personale rappresenti quasi una sfida per l’Artista, volto com’è ad esplorare le stesse condizioni esistenziali dell’ uomo. E gli interrogativi non sono meno inquietanti di quelli proposti, ad esempio, da un Sartre, di un Ungaretti - a cui per molti versi il Nostro è assimilabile - o dallo stesso Virgilio allorché descrive, nell’Eneide, l’angosciante “arborificazione” di Polidoro, figlio di Priamo. Chi siamo? Qual è il nostro destino, ma, soprattutto perché viviamo? Queste sono le domande che si pone Palumbo e le cui risposte sono di fatto “fornite” da un excursus che va da Il caldo vento del ’68 ( il passato dei padri) a I Bianchi, work in progress (in cui, in seno alla bidimensionalità del quadrato, irrompono sinergicamente moduli e stilemi tratti dall’ esistere quotidiano) e via via Polvere, Calips, Paesaggio in verticale, Dimenticare Sarajevo etc.
La visione integrale e, saremmo tentati di dire, olistica - pur nella sua“specificità topologica” - dell’Artista la troviamo anche in altre due opere, vale a dire: Il dardo viola, realizzata nel Parco Ranghiasci in occasione della “XXV Biennale di Scultura di Gubbio” del 2008 e Un naufragio ci salverà, un’ originale installazione presentata nel 1995 in una chiesa sconsacrata di Sermoneta. Del 1992 è, invece, La scacchiera, una creatio dalla coinvolgente geometria minimalistica prodotta per Casacalenda ed in cui il destinatario dell’opus artistico diviene quasi parte di un processo di simbiosi deduttiva in seno all’opera stessa.
Il minimalismo del Palumbo è, altresì, il filo d’Arianna che ci fa da guida lungo il suo lungo itinerario artistico; e ciò insieme alla sua indiscussa empatia per l’Arte povera (anche a livello di design), testimoniata dall’impiego di materiali quali ferro, legno, rame, stoffa, oggetti di recupero e così via.
La Weltanschauung neo-concettualistica di Massimo Palumbo ha fatto sì, insomma, che il microcosmo, nello stesso tempo riflessivo e creativo, sfociasse nell’ermeneusi di quel macrocosmo oggettuale fatto di “prodotti” urbanistici e di inventiones architettoniche, di estetiche ambientali reinterpretate secondo una poetica dal gusto, in ogni caso, zetetico e di espressività corale non aliena da referenti politici e da suggestioni etiche. Vera pietra di paragone dell’arte palumbiana è, in sostanza, quel felice ed organico assemblamento tra Public Art ed Environment Creativity, tra teoresi, diremmo quasi noetica, e prassi “escavatrice” del manufatto urbano ed ambientale, che, appunto, in quanto vissuto e, perché no, (ri)visitato dalla presenza umana, diviene momento dialogico e di confronto ai fini di un’estetica tale da restituire al concetto di civilitas il suo autentico significato originario di “voce” della comunità!
Concludendo, quello che ci colpisce di più in “ Vivi” è la tensione morale di cui è permeata, sotto tutti i profli, l’opera del Palumbo il quale attua, in tal senso, un mirabile recupero focale e motivazionale delle radici stesse del nostro vivere. Quest’ultimo non è infatti “azione in movimento” (o solo questo) ovvero meccanicistico ed anonimo problem solving. Il “vivere” palumbiano è, al contrario, Esistenza fatta di Esperienza ed Emozioni, di Partecipazione e Solidarietà umana, di Arte e Libertà!
Marisa Spironello
25 settembre 2015
PREMIO "Oasi d'Arte-Art's Oasis"-Prima edizione Petrosino (Tp)buon vento...
un antico augurio per i marinai che, navigando a vela, avevano bisogno di un buon vento per i loro viaggi e spostamenti ma, metafora ed augurio per noi tutti e per le genti di Petrosino nel caso particolare.
Un gesto semplice, un foglio di carta da piegare, quasi un origamo, a rappresentare l'eterno ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo: il microcosmo di Petrosino, la sua storia. Un gesto semplice per un segno forte da porre in essere sul Lungomare Biscione, area Piattaforma. La Piattaforma da dove spiccherà il volo il nostro foglio di carta piegato e ripiegato. Si è scelto questo sito perchè meglio ci è sembrato possa rappresentare la volontà di valorizzare l'ambiente naturale di Petrosino ed il rapporto con il mare nella logica di poter sempre più esaltare la qualità dello spazio preso in considerazione. Due grandi vele in lamiera stirata trovano punto di ancoraggio a pochi metri dal lembo in cui il terreno va a degradare verso il mare. Le vele assumono una notevole forza ed impatto visivo per chi andrà a passeggio sul lungomare Biscione e tale area assumerà punto di riferimento e luogo d'incontro. Disposti a semicerchio, a sottolineare la presenza forte del segno posto, sono collocati a raggiera 5 blocchi in pietra a mo' di basi su cui potersi sedere e lanciare lo sguardo verso... la vicina Africa.
In questa fase non è prevista una particolare pavimentazione. In una prospettiva poveristica e minimale, il luogo ha già ridisegnato un proprio carattere. Siamo convinti che il rapporto tra città e l'arte può essere una buona chiave di lettura che accompagni un territorio nel processo di riqualificazione urbana partecipata. Arte come riscatto sociale, rispetto al deserto culturale delle città contemporanee, molto spesso periferie anonime, fatte di vuoti urbani e luoghi pubblici non luoghi.
Petrosino buon vento...! e l'occasione questa, per un territorio dalle grandi valenze agricole, ad aprirsi alla cultura del mare... presente da sempre.
massimo palumbo
sabato 18 luglio 2015
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