Massimo Palumbo è un architetto ed un’artista molto attento e sensibile, le cui opere sono presenze silenziose eppure eloquenti nello spazio, sono tracce e segni dell’umano vissuto, portatori di valori semantici forti a livello etico e sociale senza mai mettere da parte l’aspetto poetico che gli deriva da un’accorta analisi della natura. Quest’ultima torna costantemente nelle sue opere anche in quelle che apparentemente sembrano allontanarsene, perché il rapporto tra l’opera e lo spazio, è una fitta trama che lega l’ambiente urbano e l’ambiente naturale con i quali l’artista instaura un rapporto profondo che si fa dialogo intenso e sentito.
Non a caso Palumbo si è fatto promotore ed “attore” del progetto Kalenarte , nel cuore del Molise a Casacalenda. Nato venti anni fa dal suo desiderio di: “….far coesistere paesaggio ed opere d’arte, dove il paesaggio è ‘realtà etica’ nel senso kantiano, in quanto opera dell’uomo sulla natura. Il paesaggio quindi non realtà solo estetica, ma anche etica” come ha dichiarato lo stesso artista, che attraverso il proprio impegno e la propria passione ha fatto dell’arte contemporanea a Casacalenda espressione viva, condivisa e partecipata con la comunità dei cittadini.
Il Museo all’Aperto e la Galleria Civica di Arte Contemporanea Franco Libertucci sono frutto di un’iniziativa coraggiosa, un unicum nel territorio molisano, creato dalla volontà di favorire, in un contesto lontano dai circuiti artistici consolidati, un progresso culturale di ampio respiro che ha coinvolto numerosi artisti di fama nazionale ed internazionale, le cui opere valorizzano un Regione di eccellenze ancora in parte sconosciuta.
I venti anni di attività di Kalenarte sono raccolti nel catalogo “XX Kalenarte 1990-2010…un filo lungo vent’anni”, curato da Massimo Palumbo, che racchiude la trama del racconto articolato di tutto il patrimonio di arte contemporanea di Casacalenda. Tale opera, il 22 febbraio 2011, valicando i confini del Molise, verrà presentata a Roma nella sala della Protomoteca, in Campidoglio.
I legami dell’artista con il territorio ed in particolare con il tessuto urbano, partendo da quello di origine, Casacalenda, si sono nel tempo sviluppati e diffusi anche nella città che egli ha scelto quale luogo di residenza, Latina.
E proprio Latina si è fatta teatro della sua personale “….noi che non abbiamo tetti…”.
La mostra, a cura di Cristina Costanzo e con la presentazione di Vincenzo Scozzarella, conclusasi di recente, si è tenuta in due luoghi simbolo della città, il Teatro Comunale Gabriele D’Annunzio e il Palazzo della Cultura. Presentata nell’ambito delle manifestazioni promosse da MAD Rassegna d’Arte Contemporanea di Fabio d’Achille, l’esposizione si è aperta il 30 gennaio nel foyer del teatro, con la performance dell’attrice Elisabetta Femiano sull’installazione di Massimo Palumbo “mangiamo cultura con la cultura si mangia…” (2010), ancora visibile fino all’11 marzo nel salone attiguo al foyer del teatro nella Pinacoteca della Galleria Civica d’Arte Moderna.
L’intervento è consistito nella lettura da parte dell’attrice di alcuni testi scelti dall’artista e tratti dalla Divina Commedia, recitati intorno all’installazione che è composta di una lunga striscia di ferro sulla quale sono collocati una serie di vassoi contenenti pani “farciti” di testi letterari. La forza del linguaggio performativo è funzionale al messaggio sotteso a tale intervento, ossia l’invito da parte dell’artista, ad ognuno di noi, di nutrirci dell’arte, intesa come fonte di energia spirituale e come bene di prima necessità, semplice ma essenziale, come può esserlo il pane.
La performance, come la personale di cui è stata felice preludio, ha riscosso notevole consenso tra i numerosi ospiti e visitatori intervenuti.
La mostra comprendeva opere a partire dagli anni novanta fino a quelle più recenti, in un itinerario cromatico giocato sui toni del bianco, peculiare scelta espressiva dell’artista, attraverso il recupero di frammenti memoriali, oggetti e materiali eterogenei, immersi in un candore atemporale.
Dalle opere di genere più concettuale, spunti riflessivi, affrontati in modo ironico, sull’ attualità di ordine sociale e politico, come “eppurepesa” (2010), “l’aria è irrespirabile” (1993), “spegniamo la luce” (1993) oppure “…un naufragio ci salverà” (1995), si passa alle più recenti serie Calips, nelle quali è il tema della natura, attraverso l’utilizzo delle cortecce di eucalipto, a ispirare l’artista ed a farsi materia sulla superficie dell’opera, tracciando percorsi concreti eppure silenziosi e sospesi.
Tale evento è stato un importante appuntamento culturale per la città, all’interno della Rassegna MAD, progetto mirato alla promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea e degli artisti del territorio e che nel contempo “… contiene in sé un’impresa critica che punta anche sulla crescita dell’educazione estetica dei visitatori…” come sottolineato da Vincenzo Scozzarella, Direttore Scientifico della Galleria Civica di Latina.
di Beatrice Mastrorilli
storico dell'arte.
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Beatrice Mastrorilli è nata a Roma nel 1978. Laureata in Lettere con indirizzo Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi Roma Tre con una tesi sul Grand Tour del pittore scozzese Allan Ramsay, ha frequentato Master in Economia e Valorizzazione delle Istituzioni Culturali ed ha svolto stage presso Galleria Nazionale D’Arte Moderna di Roma lavorando nell’organizzazione e allestimento delle mostre temporanee. Nel 2007 è entrata nella Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Siena. Ha pubblicato diversi articoli, testi e cataloghi -tra cui “XX Kalenarte 1990-2010… un filo lungo vent’anni” - e svolge attività di critico d’arte occupandosi anche di progetti culturali.