venerdì 13 dicembre 2024

l' ARCHITETTURA

 

Oggi 13 dicembre 2024, prende il via a Latina il Primo Festival dell’Architettura e sicuramente sarà un evento importante per la città. Da parte nostra che abbiamo avuto la ventura di interessarci di quanto ruota intorno alla parola Architettura e ai risvolti nei confronti della città, facciamo i complimenti agli organizzatori dell’evento. Detto questo  ci ha fatto anche piacere fare delle considerazioni, delle riflessioni….

 

Il festival dell’Architettura

a Latina,

il futuro e la città.

Architettura si, Architettura no : gioia e delizia del nostro vivere,  del tempo, delle nottate a disegnare sui tavoli che nel tempo hanno fatto compagnia alle nostre notti  insonni alla ricerca dell’Architettura.

Oggi i tavoli da disegno e i fogli di carta lucida non ci sono più hanno lasciato il posto a computer e a pile di libri…l’ultimo è arrivato la settimana scorsa e sta li a ricordarci proprio le nottate a desiderare l’Architettura.

Ereditare il presente è il titolo del libro e riporta i risultati  di una catalogazione: il Censimento delle Architetture Italiane del secondo Novecento. Censimento  promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, una mappatura dell’Architettura Contemporanea Nazionale. In questa mappatura tre miei progetti, tre opere di Architettura sono presenti. Grande sentimento di orgoglio che ripaga delle fatiche, dei momenti di delusioni o di dispiaceri che la parola Architettura o la professione in altre occasioni ci ha regalato. Pensiamo una per tutte alle storie eretiche come HANGAR 3.0 …ma è così non tutte le caramelle si diceva una volta, escono col buco.

Ma tornando al Festival di Architettura  a Latina ci è capitato di pensare in questi giorni, per quanto visto, letto sulla rete o sui giornali locali, che poteva essere un’occasione, per voltare pagina per guardare oltre, e invece?

Invece tutti ancora come almeno da 50 anni accade, se non di più, a guardarsi l’ombelico stare tutti allo specchio e raccontarsi. Che la città sia ferma, ingessata, non sono problemi che ci riguardano, la parola futuro non si sa cosa sia e cosa significhi. Non se ne parla e non si sa se per paura o perché: prevale come sempre la predisposizione a guardare dietro al passato o al massimo a dove vanno i piedi. La storia da certezza, sicurezza e sembra non essere incuriositi da i dibattiti sulla contemporaneità o sui grandi temi dell’attualità.

Sarebbe stata una bella sorpresa, un colpo d’ali se si fosse aperto un tavolo sul futuro…poteva essere addirittura letto come gesto futurista  anche  per buona pace di tutti.

Un sasso nello stagno per girare pagina.

Invece la musica è sempre la stessa: Littoria in tutti i formati, Latina, Littoria ancora e poi Razionalismo si, Razionalismo no.  Ancora Frezzotti in tutte le salse: bravo, modesto, raccomandato, e il povero Mazzoni inviato a Littoria in quanto impiegato dello stato ed obbligato ad esserci.

Il nuovo per gli organizzatori di questo festival, questa volta è dato da un Premio intitolato a Luigi Piccinato, un piccolo sforzo un passaggio delicato dagli anni 40 ai sessanta, riscoprendo il buon Piccinato, ma non per il suo piano con le tante Q…Q1, Q2,Q3, Q4… ma fortuna sua, per essere nato in provincia di Verona. Poi per condire il tutto, fa da collante uno spazio aperto e di racconto sul Novecento…

Tra i presenti nella parte più colta del parterre….quelli del  fanatismo isterico che da sempre non  desiderosi di proposizioni innovative ma  muniti da voglia di isterilimento e protezionismo entro i canoni dell’ideologia, portano invece in questa occasione e col vestito buono, alta la bandiera per l’esserci comunque,  impegnati come sempre in affascinanti analisi e dietrologie.

Direi quindi pochino sul fronte del nuovo possibile e utile per voltare pagina.

Forse non abbiamo capito e forse l’obiettivo di questo festival era, è un obiettivo più semplice, ovvero mettere in piedi un lavoro utile per attirare flussi di curiosi su Latina, una delle ultime città costruite: la città del Novecento.  Quindi un’operazione di marketing. Punto.

Operazione nobile, importante. Ma allora ci chiediamo, cosa centra tutto quel programma, quale il cuore del progetto? e poi per chi, per cosa?? Quali le ricadute sulla crescita della città.

Forse si tratta solo di un’operazione di mercato. Un’operazione turistica, che a nostro parere non giustifica lo scomodare la parola “Architettura”. Abbiamo troppo rispetto per il significato che “Architettura” porta con sè, cosa significhi e cosa rappresenti in altri contesti. 

Oggi il festival dell’Architettura a Latina, il futuro e la città…. e sarebbe stato questo, il tempo per riflessioni e sguardi visionari, tempo per nuovi segni capaci di rilanciare il messaggio della modernità rappresentato proprio all’inizio del secolo scorso, dalla fondazione delle città nuove. Latina, una volta palude, è città impostata per assi, per quinte, con isolati aperti: valori urbani da riaffermare e proprio su questi andrebbero riannodati discorsi capaci di poter aprire a nuovi scenari per poter costruire la città sulla città. Le geometrie elementari fondate sull'angolo retto, sulle logiche cartesiane proprie della cultura illuminista e della stessa storia urbana di Littoria/Latina, segnate da volumi razionali, racchiuse da superfici essenziali, devono poter inglobare il nuovo che si dovrà inserire e reinterpretare la città attraverso i valori dell'architettura contemporanea realizzando una continuità tra passato e presente.

Ma questo può accadere solo se pensi ad un futuro per la città e noi vorremmo si andasse oltre l’orizzonte ristretto della città di fondazione.

E’ possibile andare oltre e superare questa condizione culturale di impasse, di fermo, di sguardo perennemente retroverso.?

Il cuci e scuci dovrebbe essere un’azione continua e  ogni momento è buono per un nuovo layer, un nuovo strato tra idee, conoscenze, confronti. La storia è fatta dal sovrapporsi di segni a volte in continuità, altre in contrapposizione e comunque sempre a dare senso alla storia degli uomini.  Andare oltre, sapendo bene che la ricerca della perfezione urbana è un obiettivo improprio per il significato insito di “città”. Le nostre città non sono altro che il risultato di stratificazioni e di luoghi da raccontare..."  parlare quindi di Architettura significa parlare di queste cose, porci interrogativi e rispondere alla complessità della contemporaneità.

Noi invece stiamo fermi ad osservarci l’ombelico. In che modo la nostra contemporaneità si esprime?? E dove. Esiste un luogo, uno spazio pubblico capace di raccontare i desideri e rappresenti chi siamo oggi?

Come andare oltre.?

Possiamo a ragione dire che non va sottovalutato mai il valore dell’Arte nel relazionarsi con i luoghi, con l’Architettura, con il costruito e significative possono essere le riflessioni sullo spazio pubblico inteso come complesso di relazioni nel quale l’arte può costituire un veicolo di azione culturale e politica.

La città ha bisogno di stimoli alternativi, fantasie d'impresa, cittadinanze attive, rapporti nuovi con la natura, l'ambiente, riscoperta di tradizioni e culture profonde che potrebbero mettere in moto occasioni di rigenerazione o quello che alcuni chiamano "nuovo umanesimo". Necessario, indispensabile il rapporto tra cultura e politica fra arte e società. Abbiamo bisogno di progetti visionari capaci di interpretare i sogni di chi vive Latina, progetti che dovranno essere capaci di immaginare il futuro.

Oggi servono progetti…proposizioni pubbliche utili a dare imput che siano in grado di stimolare il desiderio di esserci, di raccontarci in quanto cittadini di questo territorio e la rigenerazione avviene con la sfida della progettazione sui luoghi.

Importante e centrale è l’uomo e come vive il territorio, quali le interrelazioni, quali i valori in comune che fanno l’identità di un luogo. Lo spazio fisico, contenitore per questi valori è il paesaggio naturale la cui ricchezza attraversa lo spazio, il tempo e va oltre la terza dimensione.

Al contrario perfino un festival che certamente è una novità, una cosa che si fa per la prima volta in città, pensiamo, diventa un’occasione persa.

Il voltare pagina è rinviato a data da destinarsi e siamo tutti intenti a guardarci il Diamante, mentre molti… altri occupano i bar della città e producono quantità infinite di chiacchiericcio inutile.

E’ la vita!!

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PS.

Poi Latina con questo Festival volta veramente pagina  e a noi non rimane che rallegrarci e felici d’essere smentiti per quanto scritto.

 

 

massimo palumbo

 

li. 12.12.2024



Hangar 3.0, vincitore per la sistemazione di Piazza del Popolo a Latina

Il progetto Hangar 3.0 dell'architetto Massimo Palumbo e del suo team conquista il primo posto al concorso per la riqualificazione della Piazza del Popolo a Latina. Il progetto intende riaffermare tra cittadini e città un senso di reciproca appartenenza. La piazza si carica allora di nuovi contenuti, diventa multimediale, interattiva. Diventa luogo di informazione e formazione.

Il concorso era organizzato nell'ambito del Premio d'Architettura Ernesto Lusana, dall'Ordine degli Architetti PPC della provincia di Latina e dal Comune di Latina e in occasione degli 80 anni della città, per individuare idee che attribuissero al luogo una nuova identità e riconoscibilità. Trovare risoluzione ai problemi che hanno caratterizzato il luogo sin dalla sua fondazione post-bonifica, era la sfida. 

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Massimo Palumbo
architetto, artista, promotore culturale. Interessato alle dinamiche incontro-scontro tradizione e innovazione, da attenzione alla partecipazione, alla progettazione di nuove ipotesi di sviluppo per tutelare la diversità delle comunità locali. Ama la trasversalità e il piacere delle contaminazioni: l'arte e l'architettura sono discipline ove la memoria gioca un ruolo fondamentale, i territori su cui si configurano sono sempre luoghi dello "spazio della memoria”. L’utopia realizzata è il Maack a Casacalenda_Molise. Diversi i suoi interventi e presenze nell’area vasta tra arte e architettura. Nel 2012 è vincitore con “Hangar 3.0” del Concorso Nazionale di idee per la riqualificazione di Piazza del Popolo a Latina. Concorso a cura del Comune di Latina e dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Latina. Del 2013 l’invito presso i Cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo. E’presente con “Vivi. Opere di Massimo Palumbo”, mostra a cura di Cristina Costanzo. Del 2016 “Un unico viaggio. Massimo Palumbo_Arte e Architettura (1970-2015)” a cura di Teresa Lucia Cicciarella a Barcellona presso il Reial Cercle Artistic. Nel 2017 NIHIL_NADA opere di Massimo Palumbo a cura di Joan Abellò Juanpere presso il Circulo de Bellas Artes a Madrid. Del 2019 “Autoritratto” a cura di Maria Arcidiacono ed Elena Donati progetto Macroasilo MACRO Roma. Nei primi di ottobre del 2020, la Giuria dell’IN/ARCH l’Istituto Nazionale d’Architettura, all’unanimità attribuisce il Premio BRUNO ZEVI 2020 per la Comunicazione Architettonica al: MAACK, Museo all’Aperto d'Arte Contemporanea Kalenarte. Dal 2023 tre suoi progetti sono parte del Censimento delle Architetture Italiane del secondo Novecento. Il censimento  è promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, ed è una mappatura dell’Architettura Contemporanea.
Massimo Palumbo nasce nel 1946 a Casacalenda nel Molise. Risiede a Latina dove opera.

giovedì 10 ottobre 2024


 ...i motori si stanno scaldando ...riusciremo a ad approdare alla quarta edizione de il  

" COSTRUIAMO PAESAGGIO 2025 "....??

"Costruiamo Paesaggio. Architettura è Paesaggio" 2025

pensieri sparsi in prospettiva

Nell'edizione del 2024 del nostro Festival, giunto alla terza edizione, 

"Costruiamo Paesaggio. Architettura è Paesaggio" 

ci siamo posti l'intento di interrogarci sui modi diversi di esserci e vivere i paesaggi che fanno parte del nostro vivere.

Il festival ha proposto un'ampia lettura di come questa relazione possa esprimersi attraverso la natura, l'arte, la gastronomia ….e 

TRA LE PIEGHE DEL PROGETTO  

si è tentato il coinvolgimento di porzioni del tessuto della comunità....


mercoledì 9 ottobre 2024



                                                                                                                                                        PHOTO by Annamaria DeLuca


                                 LATINA e del futuro e della necessità che 

...si debba anche saper ridisegnare e reinterpretare alcuni spazi storici esistenti…. 

Interessante per alcuni versi e di qualche giorno fa la lettura su  Latina Oggi  dell’intervento del Consigliere Comunale Alessandro Porzi che dopo aver argomentato su Latina, Littoria sugli spazi pubblici della città, degni di salvaguardie, tutele -Unesco, aggiunge considerazioni su razionalismo, arte fascista ed aggiunge che ..non può esserci ne fascismo ne comunismo nell’arte… 

Sempre Porzi ci diche che …per guardare al futuro, si debba anche saper ridisegnare e reinterpretare alcuni spazi storici esistenti… L’intervento si chiude ricordandoci che …… bisogna svincolare il potere dall’arte, perché l’arte non ubbidisce al potere. L’arte al potere, insegna…. 

Abbiamo letto con interesse e non potevamo non commentare alcuni di questi passaggi.

Apparteniamo alla generazione che del dubbio ha fatto bandiera, quindi siamo portati a pensare e ripensare e pertanto è difficile abbracciare in convinzioni granitiche, argomenti complessi che hanno bisogno di approfondimenti, di pensiero lungo, per evitare di scadere in slogan. 

Di sicuro un passaggio del Consigliere Porzi lo facciamo nostro e non potrebbe essere diversamente  ….per guardare al futuro, credo che si debba anche saper ridisegnare e reinterpretare alcuni spazi storici esistenti…  Bene.  

Due righe potenti, importanti che sono le fondamenta, le basi di qualsiasi cosa si desideri fare. Vale  come metodo in genere e ancora di più dovrebbe valere  per la nostra città.  Latina è ibernata, a volte impaurita per tutto quello che è il nuovo e per il senso delle sovrapposizioni inevitabili che non sa  cosa siano. Lo sguardo di chi ha vissuto Latina è stato segnato da una educazione che ha portato  a pensare che tutto è nato sul nulla e che è difficile andare oltre. La non conoscenza della storia e del senso della storia porta a non considerare che anche il nostro vissuto è l’ultimo layer di tanti altri che ci sono stati e che ci saranno. Da qui il rifiuto del nuovo. 

Una città come la nostra, in un contesto come quello che viviamo è scarsamente interessata al futuro, e risulta perennemente votata a guardarsi indietro. Questa la realtà dell’oggi.  In un clima del genere il meglio che può capitare, è che  il pensiero ti porti  alle pensiline aeree della stazione di Angiolo Mazzoni, o agli orologi della stessa Stazione Ferroviaria o della Posta Centrale  o ancora per chi le ricorda, alle pompe di benzina del garage Ruspi....tutti segni e simbologie che raccontano di una certa modernità  che nell'architettura degli anni trenta, rappresenta le atmosfere del primo Novecento  Italiano ma anche le sensazioni e le suggestioni che portano a noi i segni e le suggestioni di quella contemporaneità.   Questo ieri. 

Ma oggi quale il sapore dell’oggi. In che modo la nostra contemporaneità si esprime?? E dove. Esiste un luogo, uno spazio pubblico che rappresenti i desideri e rappresenti chi siamo oggi?

Come andare oltre.  Possiamo a ragione dire che non va sottovalutato mai il valore dell’arte nel relazionarsi con i luoghi, con l’architettura, con il costruito  e significative possono essere le riflessioni sullo spazio pubblico inteso come complesso di relazioni nel quale l’arte può costituire un veicolo di azione culturale e politica.  La città ha bisogno di stimoli alternativi, fantasie d'impresa, cittadinanze attive, rapporti nuovi con la natura, l'ambiente, riscoperta di tradizioni e culture profonde che potrebbero mettere in moto occasioni di rigenerazione o quello che alcuni chiamano "nuovo umanesimo". Necessario, indispensabile il rapporto tra cultura e politica fra arte  società.

Abbiamo bisogno di progetti visionari e capaci di interpretare i sogni di chi vive Latina. Un progetto che dovrà essere capace di immaginare il futuro. Oggi serve un progetto che sia in grado di stimolare il desiderio di esserci, di raccontarci in quanto cittadini di questo territorio.

Chi ci conosce sa che ci abbiamo provato sempre e segnali nel tempo ne sono stati inviati e  più di uno. Tra le diverse proposte che parlavano di nuovo, non posso non ricordare HANGAR 3.0 del 2012 , che apriva la relazione in questo modo ed era per il Concorso Nazionale di idee ‘l’isola’ progetto di riqualificazione della Piazza del Popolo a Latina:

                       … Ottanta anni dopo, ed è tempo per riflessioni e sguardi visionari, tempo per nuovi segni capaci di rilanciare il messaggio della modernità rappresentato proprio all’inizio del secolo scorso, dalla fondazione delle città nuove. Latina, una volta palude, è città impostata per assi, per quinte, con isolati aperti: valori urbani da riaffermare e proprio su questi riannodare discorsi capaci di poter aprire a nuovi scenari per poter costruire la città sulla città.…   

Ma il nostro Consigliere Comunale va oltre e ci ricorda che…. si debba anche saper ridisegnare e reinterpretare alcuni spazi storici esistenti….e ancora ….la rilettura di tutto lo spazio circostante creando una nuova piazza dei Bonificatori riportando a nuova vita il Palazzo delle Poste di Angiolo Mazzoni.

Confessiamo, restiamo un attimo stupiti un po' storditi…facciamo confusione o forse non abbiamo capito. Va detto che queste espressioni che pur condividiamo, sono bestemmie per chi in città da sempre ha congelato  i cervelli di chi vive il territorio... 

Si caro assessore bisogna andare oltre, ne abbiamo l’obbligo, non si può rinunciare. La ricerca del nuovo è vita e va ricercata sempre  e questo del Centenario è un passaggio troppo importante.  Abbiamo bisogno di una sintesi in equilibrio tra tradizione, storia e innovazione, ma anche occasione per aprire un discorso culturale   capace di leggere ed esprimere i valori della contemporaneità e di rilanciare il messaggio della modernità, proprio quello, rappresentato all’inizio del secolo scorso, dalla fondazione delle città nuove...

Oggi poi, l'ironia della storia che vede Littoria più moderna di Latina e ci  chiediamo: sono queste occasioni per sogni, per utopie?  No urge fare sistema intorno a quanto vorremmo che fosse un futuro possibile per la nostra città. Una città oramai adulta capace di reinventarsi nel segno della sua storia e capace di stratificare pensieri nuovi e sguardi capaci di intravedere possibilità di futuro e dare orgoglio ed appartenenza a chi la vive.

Prima di chiudere, tornando all’intervento del Consigliere Comunale Alessandro Porzi, due cose  però vanno dette.

L’ Architetto Frezzotti autore del primo PRG di Littoria Latina, nel dopoguerra è stato Consigliere Comunale tra le file del MSI e in commissione Edilizia, cui era componente poco o nulla fece per evitare la demolizione di parte dell’edificio Postale del Mazzoni, e della famosa scala magnificata da Marinetti.

Poi ancora una cosa va precisata. Ricordo che diversi anni fa contribuii alla buona riuscita di un Convegno: Latina razionalista si / Latina Razionalista no,  presente per il DOCOMOMO l’architetto Rosalia Vittorini.  In quella occasione furono chiariti diverse cose: Latina non è città Razionalista. Latina sicuramente è citta del Novecento  e  come fosse un grande catalogo esprime  i tanti, i diversi  linguaggi del costruire del Novecento Italiano. 

Non sappiamo se il consigliere Alessandro Porzi leggerà mai questa nota… Non abbiamo il piacere di conoscerci,  se dovesse imbattersi un questo scritto, gli inviamo i nostri saluti, gli auguri di buon lavoro, e il grazie per averci dato degli spunti per poter riflettere su argomenti che interessano la  nostra città .

Massimo Palumbo

9.10.2024


venerdì 29 marzo 2024

 



Isola si, isola no

Una riflessione, alcuni contributi.

Mi è capitato di  leggere qualche giorno fa l’editoriale di un nostro  giornale locale, si parlava riferendosi a Latina  di Isola pedonale, centro storico…ed altre amenità. Ho letto e riletto quanto scritto e si parlava anche di .... immobilismo…  

Chi ci conosce sa che in più occasioni abbiamo usato l’espressione del vivere una condizione da  ibernati, congelati ed è anche risaputo che  alterniamo  a  momenti di stasi, quelli di immobilismo. Eppure sappiamo bene che tutto è in movimento nulla è fermo e sul giornale si diceva  che …dopo dieci anni stiamo ancora a parlare del destino di quattro strade del centro….E poi ancora… se fosse una città normale, Latina, avrebbe oggi realizzato quei progetti che tra il 2013  e il 2014  l’allora giunta Di Giorgi aveva pianificato …la pavimentazione dell’area destinata a ztl, la realizzazione di arredi, e abbellimenti, oltre alla costruzione di almeno un parcheggio interrato nei pressi del centro storico della città….

Il problema allora, non sono solo i dieci anni trascorsi e le quattro strade da pavimentare. Direi molto di più. Molto di più solo se pensiamo  a quanto è stato proposto: dagli anni sessanta in poi con il progetto  di Vittorio D’Erme e non solo, fino a giungere  all’ ultima proposta ed era il 2012. Un Concorso Nazionale di Idee  proprio su piazza del Popolo in occasione del PREMIO di Architettura Ernesto Lusana Concorso,   che con HANGAR 3.0,  mi onoro di aver vinto con la partecipazione  di un gruppo di giovani architetti.  Anche in quest’ultimo caso il tema era il centro storico e l’uso della piazza.   

                                     …. Ottanta anni dopo, ed è tempo per riflessioni e sguardi visionari, tempo per nuovi segni capaci di rilanciare il messaggio della modernità rappresentato proprio all’inizio del secolo scorso, dalla fondazione delle città nuove. Latina, una volta palude, è città impostata per assi, per quinte, con isolati aperti: valori urbani da riaffermare e proprio su questi riannodare discorsi capaci di poter aprire a nuovi scenari per poter costruire la città sulla città. Oggi ci viene chiesto, attraverso questo Concorso d'idee, di individuare un luogo di nuova identità e riconoscibilità. Secolare è la centralità della piazza in Italia; individuata da grandi visitatori stranieri come Stendhal e Thomas Mann, centralità che discende da una serie di fattori concomitanti che attengono alla geografia e alla storia, alla cultura e alla religione, al clima ed all’economia…..( dalla relazione HANGAR 3.0)

Ho sempre pensato  che nulla nello specifico potrà mai essere risolto se non si affronta il problema nella sua interezza e nella sostanza e questo vale per Latina come per qualsiasi altra città. Abbiamo bisogno di respiro progettuale per capire quale il problema. Solo dopo, fatte le dovute analisi, studi, si potrà arrivare a sciogliere il dilemma: isola si, isola no…..ed infine forse, decidere quali le pavimentazioni e gli abbellimenti da mettere in atto, come dire : i dettagli .

Potremmo addirittura scoprire che non abbiamo bisogno di Isole pedonali o addirittura capire che all’interno della città di Latina, letta alla scala territoriale, è l’intero Centro Storico ad essere Isola ed essere disponibile ad essere pedonale.  Scoprire d’essere luogo  e cuore pulsante della città attraverso il controllo della qualità degli spazi e dei manufatti, ma anche attraverso un addensarsi di eventi  e situazioni; nella convinzione che la concentrazione di funzioni possa rappresentare un fattore catalizzante, traslando la logica di concentrazione propria e tipica dei centri commerciali extraurbani, il cui successo, a Latina più evidente che altrove, è responsabile dello spopolamento del centro stesso.

L’idea è quella allora, di fare del Centro storico il luogo della cultura, dello svago, del tempo libero e la presenza dell’Università, offrirà lo spunto per impiantare  attività legate al sapere specialistico e, al contempo essere capaci  di interagire con l’intera città.

Biblioteca universitaria e biblioteca civica conviveranno, le sale per convegni e conferenze saranno utilizzate indifferentemente da studenti e cittadini, ampi settori dedicati alla cultura mediatica, dell’immagine, dell’informatica, dell’elettronica potranno trovare fruitori specialistici e non. E qui il pensiero torna al nostro Hangar…

                                                                            ……La piazza si carica allora di nuovi contenuti, diventa multimediale, interattiva... è luogo di informazione e formazione, l'hangar riconosce l'utilità dell'informazione elettronica per esigenze informative ed educative ed offre ai propri utenti l'accesso a Internet ed alle fonti documentarie elettroniche, digitali e audiovisive. È centro di alfabetizzazione con l'utilizzo di strumenti multimediali...Nel sistema dei media contemporanei, d’altronde, l’estensione delle reti telematiche, lo sviluppo delle forme di convergenza digitale e l’incremento dei processi comunicativi per via informatica hanno edificato una nuova idea di spazio pubblico……( dalla relazione HANGAR 3.0)

Una lettura di questa forza per il Centro Storico, ci porta a rafforzare il senso e quanto avviene entro l’anello stradale, la prima circonvallazione, che gira intorno alla città del Novecento, Littoria ed attualizzare ad oggi questo pensiero ci regala un sogno per una prospettiva possibile… l’anello verde che gira intorno alla città storica. ... pensare ad.....un grande parco, un parco verde, che si possa snodare come fosse una lunga  cinta muraria. La strada lascierà lo spazio a delle mura verdi  e ai confini di questo andranno a posizionarsi aree parcheggio per le auto e punti di scambio per una mobilità diversa. 

Sogno, Utopia?  

No occasione per fare sistema intorno a quanto vorremmo che fosse un futuro possibile per la nostra città. Una città oramai adulta capace di reinventarsi nel segno della sua storia e capace di stratificare pensieri nuovi e sguardi nuovi capaci di intravedere possibilità di futuro e dare orgoglio ed appartenenza a chi la vive.

Questo, un percorso, lungo ma coerente in un momento in cui sembra, si siano ribaltate le priorità nel decidere cosa fare, come procedere.  Certi anche che difficilmente problemi come quelli che fanno da oggetto alla nostra riflessione possano risolversi con operazioni di maquillage o con scorciatoie facili e semplicistiche  che spesso purtroppo sono  in gran voga ai giorni d’oggi.  

                                          ….Il grande quadrato è il segno forte a grande scala che comparirà su Piazza del Popolo e che farà parte della  immagine identificativa del luogo, andrà a rappresentare il voler essere localeglobale ed appartenere alla community vasta della comunicazione….. Il progetto, allora, sovverte la tradizionale dimensione statica e passiva dello spazio per conferire allo spazio fisico un carattere dinamico e interattivo, debitore dei nuovi rapporti percettivi e sensoriali instauratisi con le tecnologie moderne…. ( dalla relazione HANGAR 3.0)

Mai come oggi, serve un progetto visionario che sia in grado di stimolare il desiderio di esserci, di fare in quanto cittadini di questo territorio una sintesi in equilibrio tra  tradizione, storia e innovazione….

Sorge la domanda: come andare oltre ? E’ significativo aprire su tutti i tavoli possibili di discussione, quale il progetto per la città, e quale il progetto per il centro storico in particolare.

Al sentir parlare di Isola si, Isola no, e poi ancora di pavimentazioni, ed abbellimenti vari, si è portati a pensare che della città poco si conosce e cosa ancora più grave constatare che ….le priorità sono ribaltate. 

Il momento storico vuole nuovi sguardi e dobbiamo rafforzare l’idea che è necessario mettere in atto sinergie su un progetto della città capace di darle senso e prospettiva di vita. Una città che risulta essere oggi, tra le prime dieci città italiane a poter vantare il titolo di capitale della cultura, deve poter partire proprio dalla parola cultura per mettere in moto un progetto che vede il suo centro storico luogo dedicato all’Università: i palazzi storici, siano sedi di facoltà…  e il pensiero va a ciò che resta dell’edificio di Mazzoni o al Palazzo M. Riusciremmo perfino a dare senso e destinazione ad edifici importanti come quello della Banca d’Italia o all’ex garage Ruspi recuperato da poco per una nuova vita. Il centro sicuramente tornerebbe a vivere, e la Città Universitaria potrebbe godere delle residenze  che caratterizzano l’unicità della città del Novecento. I tanti spazi esistenti e gli interstizi connettivi del tessuto urbano,   potranno prendere  nuova vita attraverso progetti di rigenerazione urbana.

Sappiamo anche che quanto detto riprende appieno imput già dati in passato : l’idea dell’Università è un pensiero forte che racconta di una carta che possiamo e dobbiamo giocare per farla diventare  realtà. Università come volano di crescita e la parola Cultura, il valore Cultura, porterà sicuramente benefici.  

                                                            ……è questo lo spazio della gente. É il luogo d’incontro di chi a Latina frequenterà l’università e che troverà proprio nel centro storico il punto di riferimento, lo spazio di vitalità, il punto di incontro, di scambio e di relazioni. Mai come ora, Latina ha necessità di una scossa, di un corto circuito capace di farle girare pagina nel segno dell'evoluzione della propria storia, nel segno della contemporaneità…. ( dalla relazione HANGAR 3.0)

Un percorso certamente non facile, che la città deve affrontare, relazionandosi alla storia, inclusa quella più recente. Occasione per aprire un discorso culturale più stringato, capace di leggere ed esprimere i valori della contemporaneità, quei valori che l’Architettura sa esprimere come immagine della società e del vivere dell’uomo, che trasforma la cronaca in storia. 

Massimo Palumbo

Latina li 25.03.2024

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HANGAR 3.0
2012



domenica 17 marzo 2024

 



In occasione della Giornata nazionale del Paesaggio italiano, IN/Arch Triveneto, in collaborazione con Ordine Architetti PPC Trieste, Biblioteca Statale Stelio Crise, Società di Minerva e AIDIA Trieste, organizza il seminario Del ritorno al paesaggio.

14 marzo 2024, ore 15:00-18:00
Trieste, Biblioteca Statale Stelio Crise, Largo Papa Giovanni XXIII 6

Paesaggio quale arte, azione dell’uomo che dispone in modo bello i prodotti della natura (Kant), l’art de embellir les paysages (De Lille), senza il quale costruzioni e palazzi sono soltanto rozze opere manuali (Bacone).
Paesaggio culturale o Paesaggio umanizzato, quale rappresentazione spaziale dell’infinita temporalità.
Oggi, il paesaggio è connotato dalla indispensabile corrispondenza tra la struttura economica, produttiva e sociale come risultato dell’aspetto estetico ambientale?
L’interpretazione estetica sociale del paesaggio dovrà rispondere all’esigenza di un ritorno alla natura capace di influenzare la facoltà del giudizio e il progresso della civiltà.

 
PROGRAMMA
ore 15:00   Saluti delle Autorità
ore 15:20   Il paesaggio è un trattato di senso umano
Lucia Krasovec-Lucas, Presidente IN/Arch Triveneto

Paesaggi e utopie urbane nella Trieste dell’800    
Rossella Fabiani, Storico dell’arte

Il Paesaggio in “Sulla terra sotto il cielo”
Valerio Di Battista, Esperto del Consiglio d’Europa per la Convenzione Europea del Paesaggio

Paesaggi d’arte, dialoghi in divenire
Massimo Palumbo, Direttore del MAACK di Casacalenda

Modera: Lucia Krasovec-Lucas

ore 17:40    Dibattito e conclusioni

Sono stati rilasciati 3 CFP per gli Architetti.

https://cultura.gov.it/evento/del-ritorno-al-paesaggio#allegati


giovedì 15 febbraio 2024

 



la scacchiera a casacalenda

09.02.2024

….e la scacchiera  è segno  del nuovo, segno dalle diverse valenze: ludico per i ragazzi del luogo, ma anche segno carico di simbologie:  era la Scacchiera vicina al “Palazzo”.….mai nessun gioco è stato e sarà oggetto di tanta attenzione da parte dell’arte in tutte le sue forme, come gli scacchi 

[…] universo manicheo retto da rigide regole dove lo scontro tra il bianco e il nero incarna la metafora dell’eterna lotta tra il bene e il male…

 ….ed ancora l’opposizione tra i principi originari e contrari, simbolo dell’eterna contesa…..

LA SCACCHIERA   (1989/1992)   

di  MASSIMO PALUMBO   

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ROMA CASA DELL'ARCHITETTURA ACQUARIO ROMANO

LA SCACCHIERA forma e simbolo…una scacchiera a Casacalenda 

09.02.2024

https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.i...

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PHOTO by Marco Gagliardi














lunedì 12 febbraio 2024

 






CANTIERE LATINA

Latina Capitale italiana della Cultura 2026 

e un un costituendo Comitato scientifico multidisciplinare di alto livello. 


COMUNICATO STAMPA COMUNE DI LATINA :

Facendo seguito alle linee guida del dossier di candidatura Latina Capitale italiana della Cultura 2026 per lo sviluppo e la valorizzazione del capoluogo pontino e del suo territorio, il sindaco Matilde Celentano sta lavorando per avviare una collaborazione con un costituendo Comitato scientifico multidisciplinare di alto livello. 

Comitato che vede già la partecipazione Mosè Ricci, professore ordinario di Urbanistica presso Sapienza Università di Roma, Lucia Krasovec Lucas esperta di architettura del Novecento, nonché presidente InArch Triveneto, e Massimo Rosolini, presidente dell’Ordine degli architetti di Latina, in una modalità che coniuga sempre il locale e il globale.

“Lo scopo – spiega il sindaco Celentano – è quello di addivenire a un laboratorio urbano permanente, che ci piacerebbe chiamare ‘Cantiere Latina’. Il carattere multidisciplinare di questa iniziativa andrebbe a coinvolgere di volta in volta, nell’elaborazione dei progetti, i diversi assessorati, iniziando da quelli alla Cultura e all’Urbanistica. Latina da sempre è un laboratorio: le città di fondazione italiane nel Novecento sono state veri e propri esperimenti in vitro del processo di modernizzazione che doveva fare i conti con un patrimonio storico di grande portata e complessità. Ecco, l’idea è quella di portare avanti questo carattere pionieristico e di sperimentazione”.


A tal proposito l’assessore all’Urbanistica Annalisa Muzio ricorda che il piano per la fondazione di Littoria, affidato all’architetto Oriolo Frezzotti nel 1932, prevedeva una città per 5.000 abitanti, per la quale lo stesso, con l’ingegnere Carlo Savoia dell’Opera Nazionale Combattenti, progettò integralmente alcuni edifici rappresentativi curandone anche gli interni. “E ancora – aggiunge Muzio – ‘Dal cucchiaio alla città’ era lo slogan creato da Ernesto Nathan Rogers nel 1952 nella Carta di Atene. Si tratta di un concetto di misura che si vuole recuperare, che va dal piccolo al grande e viceversa. E’ il medesimo concetto che troviamo nelle architetture e nell’Urbanistica di Latina, ma non solo”.

Nel dossier di candidatura a Capitale Italiana della Cultura, Latina è stata definita una città-territorio, dove la campagna s’innesta spontanea in un patto tra verde (agricolo e/o zone umide) e urbano, da evidenziare come modello, anche per alcuni obiettivi, dell’Agenda 2030.

“‘Cantiere Latina’ – prosegue l’assessore Muzio – potrebbe diventare un incubatore di questo modello e strumento propulsore di azioni coordinate e fattive: l’Urbanistica come Cultura. E’ cambiato il modo di fare urbanistica, la sostenibilità è diventata un obiettivo necessario che deve coinvolgere nella progettazione il territorio. La nostra idea è quella di realizzare un laboratorio sullo spazio fisico e l’adattamento del paesaggio, sull’idea di città per i futuri possibili, per elaborare una serie di visioni sostenibili per modificare lo spazio fisico di contesti fragili, come progetti urbani, architettonici e paesaggistici, capaci di riattivare processi di adattamento ecologico, senso di appartenenza alle comunità locali e progetti innovativi processi di sviluppo dell’economia circolare”.

Il sindaco Celentano evidenzia la volontà di allargare la partecipazione al costituendo laboratorio, magari anche con il contributo della Casa dell’Architettura di Latina, e di mettere in atto partenariati con istituzioni universitarie ed enti attraverso un percorso di rigenerazione e formazione: “Tutto ciò favorirà anche la partecipazione a bandi nazionali e internazionali, l’elaborazione di progetti con studenti universitari, di progetti di rigenerazione, l’organizzazione di master, di un festival dell’Architettura del Novecento.”