lunedì 2 ottobre 2023

“Città italiana della cultura 2026”

 




                         “Città italiana della cultura 2026”  LATINA ....e non ci si poteva sottrarre alla domanda, Veramente ci è stato chiesto e senza infilarci in gineprai che non condividiamo, abbiamo ritenuto dover esprimere un contributo. L'ambito la Commissione Cultura dell'Ordine degli Architetti di Latina e Provincia.

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LATINA

“Città italiana della cultura 2026”

La candidatura di Latina come “Città italiana della cultura 2026” e prima ancora le iniziative riguardo al “Centenario di fondazione della città” hanno inaspettatamente aperto un dibattito e infervorati, cosa rara, gli animi.

Si ritiene pertanto necessario dare spazio ad una serie di riflessioni nel merito, al fine di offrire alla comunità un pensiero qualificato. Sicuramente come Architetti vogliamo esserci e come COMMISSIONE CULTURA dell’Ordine degli Architetti vogliamo dare il nostro contributo.

Cosa dire, parlare di Latina come l’ultima delle città, non l’ultima progettata pensata, non può che aprire praterie di discussioni. I valori o le peculiarità, che a volte ne fanno da limite, sono sicuramente motivo dell’esserci e contemporaneamente specchio del secolo breve. Periodo storico, il Novecento, di straordinario progresso scientifico e di guerre, di crisi economiche e di benessere, di mutamenti nella società e nella cultura. Un "secolo breve" anche per l'accelerazione esasperata impressa agli eventi della storia e alle trasformazioni nella vita degli uomini. Latina in un certo senso ne è la fotografia e pensando proprio a lei nella sua unicità ci è già capitato di dire: la bellezza del brutto.  

Ma parlare di Latina o di Littoria_Latina solo volendo circoscrivere il tutto in questi ambiti seppur vasti come può essere un secolo, è comunque riduttivo per una città senza mura, una città aperta al territorio che le è intorno. Anzi, di contro, essere città aperta, senza mura come abbiamo detto da sempre, è occasione, per rivendicare l’essere un punto, uno dei tanti punti che fanno il territorio, la sua storia, il suo percorso di vita. 

Poi si arriverà anche a parlare di Novecento, di costruito e di architettura ma saranno titoli di coda per quello che a noi appare come un luogo carico di layer e di stratificazioni che solo un attento studio antropologico ci può restituire.  Vorremmo che l’occasione fosse letta, questa volta, mettendo proprio l’uomo al centro del fare, del dire, dell’esserci: da Enea agli indiani che oggi raccolgono pomodori, passando per i vissuti di Bassiano, Sezze, Sermoneta, Priverno fino a Terracina….l’antica Anxur le storie sono tante e i luoghi trasudano cultura dell’uomo.

Latina, Littoria_Latina DEVE assolutamente COGLIERE QUESTA OCCASIONE UNICA, deve poter avviare un percorso utile a ricucire gli strappi nel caso ce ne fossero stati e porsi in una prospettiva capace di essere parte di una storia unica atta ad esprimere la cultura del luogo.

Un territorio, il nostro, dalle mille stratificazioni ove la storia delle città è fatta dal sovrapporsi di segni a volte in continuità, altre in contrapposizione e comunque sempre a dare senso alla storia degli uomini.

E’ questo il momento del mostrare generosità tra le comunità ed esserci a pari dignità e tutto questo può esistere, può avvenire solo col valore di operazioni culturali. Senz’altro deve essere l’occasione per analisi e azioni forti da fare proprie. Sono i momenti in cui vanno gettati i semi della condivisionee promosse azioni che portano al sentirsi parte di scelte e pensieri del vivere come comunità attiva che si riconosce in un vissuto ma anche in pezzi diversi di una lunga storia unica. Un territorio, il nostro, che ha fondato il suo essere nell’accogliere popolazioni in ogni epoca, deve cogliere questo momento storico per fare sue le tessere del secolo che si è concluso solo venti anni fa. Naturalmente la storia recente del Novecento italiano non può non raccontare le vicissitudini del come sia stata possibile la grande trasformazione territoriale prodotta dalle operazioni di Bonifica integrale, con la fondazione poi dei borghi e delle città nuove, Latina, Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Pomezia, trasformazioni che sono state motivo di studio anche in campo internazionale. Quindi il valore culturale da rappresentare, da evidenziare va oltre la città di Latina e deve interessare le città nuove nel loro complesso. Poi si parlerà anche di Architettura, di Urbanistica per sostenere che furono dei veri e propri esperimenti del processo di modernizzazione, oltre agli obiettivi di Mussolini per raggiungere la conquista dell'autarchia alimentare, con la Campagna del grano avviata nel 1925 che diede corpo poi alle imponenti bonifiche di aree paludose, principalmente nell'Agro Pontino ed in Maremma.

Naturalmente lo studio, le riflessioni vanno fatte anche per attualizzare gli argomenti nel segno della contemporaneità. Cosa c’è di più attuale e contemporaneo che riuscire a fare un’analisi che abbia per oggetto-soggetto la cosìddetta area vasta del comprensorio pontino?

La gestione unitaria di valori culturali e non solo, l’unità di intenti all’interno di un corpus culturale forte e la condivisione di scelte politiche in un territorio che comprende diversi comuni è una strada da percorrere. Corre allora l’obbligo di valutare l’opportunità di avviare un’interlocuzione con i soggetti che possano contribuire fattivamente, per analizzare compiutamente le caratteristiche di un progetto di città intercomunale, capace d’essere elemento di integrazione e collante culturale-economico in cui ritrovarsi, esserci. Un grande parco, un elemento, un segno forte a ricucire le smagliature, un patrimonio di notevole importanza per tutta la comunità, una risorsa di tutti che poi potremmo anche chiamare cittàpontina, luogo delle paludi, oggi parco territoriale, elemento filtro a scala di territorio : prima di ritrovarsi davanti il Tirreno …

La storia poi ci regala l’asse portante di questo pensiero ed è la via Appia la “Regina viarum” e non può essere diversamente. Potrebbe essere invece momento, occasione di riconciliazione con l’uomo, con la storia e con il vivere contemporaneo.

…Fin dall’epoca degli Italici, numerosi sono stati nel tempo i tentativi di prosciugare la palude pontina e di risanare almeno parzialmente la piaga della malaria che affliggeva queste terre, ma presto o tardi le forze della natura riprendevano ogni volta il sopravvento, annullando l’azione dell’uomo sul territorio. È con la bonifica ‘integrale’ del Novecento che si attua un processo di recupero completo del territorio pontino in quanto vengono affrontati non solo problemi di idraulica, ma anche quelli relativi alla coltura dei terreni e al risanamento sanitario consentendo, in tal modo, l’insediamento umano con la costruzione di nuove strade e città (Almagià 1935)….

Il pensiero contemporaneo invece cosa ci suggerisce?

…una grande storia italiana, la bonifica della pianura pontina, che è stata considerata un'imponente opera dell'ingegno, della tecnologia e della pianificazione, della quale al tempo non si capivano, però, i lati negativi, che invece emergono oggi…

Si, stiamo parlando di porre un Segno, l’utopia di un atto visionario per quanto vorremmo che fosse e per avere senso deve essere forte a scala di territorio, capace di attirare, trascinare valenze ambientali, economiche, culturali di peso pari allo scempio messo in atto sul territorio.

Il pensiero va alla miriade di luci che dalla terrazza di Sermoneta o salendo su verso Sezze in una notte d’estate, raccontano il …paesaggio .

Utopia ?? forse.


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APPENDICE// PENSIERI SPARSI

• FESTIVAL del Novecento

• RESIDENZE DELLE TRE A

REALIZZARE DELLE RESIDENZE/LABORATORI IN PROGRESS

Residenze collocate in luoghi diversi del territorio vasto, una sorta di mappatura puntiforme ..da Pisterzo a Ventotene…

Architetto+Artista+Antropologo

per sviscerare e lasciare segni che raccontino, coinvolgendo pezzi di popolazione, la storia il presente, il futuro di questi luoghi in un’ottica di condivisione.

Occasione questa, per riprendere in modo sistematico il tema dello spazio pubblico e degli spazi aperti in generale, come prolungamenti del pensare sul costruito e della “forma della Città”.

Con progetti che sappiano interpretare l’ambiente e laboratori in progress ove il progetto è condiviso, frutto di storie, di racconti e non di astrazioni.

Ristabilire il senso dell’abitare e costruire forme di ancoraggio e di affezione ai luoghi.

Occasioni per far interagire creatività, spaziourbano, ambiente_paesaggio in un armonico vivere sociale.

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La candidatura di Latina come “Città italiana della cultura 2026"

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MASSIMO PALUMBO ARCHITETTO LATINA


 

photo by M. Javarone