una....pagina bianca di MASSIMO PALUMBO una pagina bianca di MASSIMO PALUMBO ....dover scrivere,disegnare, appuntare un qualcosa.... dare inizio ad una idea,ad un progetto.. e per un motivo o per un altro,essere completamente a corto di idee. Una relazione, un testo scritto, un articolo di giornale e ci troviamo davanti al foglio bianco senza sapere come iniziare...qualcuno ha già detto la sindrome del foglio bianco...
mercoledì 5 settembre 2012
Presentazione del Libro La Città delle Immagini
a MOLISECINEMA
con Giacomo Ravesi, Raffaele Rivieccio
intervento di Massimo Palumbo
LA CITTÀ DELLE IMMAGINI
Cinema, video, architettura e arti visive
di Giacomo Ravesi
Una volta i termini cinema e città evocavano – almeno nel senso comune – un immaginario piuttosto chiaro e consolidato. Ora non più. Figure emblematiche della modernità e dei suoi processi più caratteristici, la città e il cinema si ritrovano oggi in una complessa fase transitoria, che mette in discussione non solo la natura essenziale della loro struttura, ma soprattutto il senso della loro trasformazione.
Ruotando intorno al cortocircuito tra “immagini di città” e “città delle immagini”, questo libro vuole indagare i complessi cambiamenti occorsi nel panorama urbano e mediale contemporaneo, alla luce delle nuove forme percettive e cognitive, esperienziali ed estetiche emerse nel sistema degli audiovisivi attuali. L’analisi adotta una prospettiva comparatistica, mettendo in rapporto le trasformazioni dell’habitat urbano con quelle del panorama mediale contemporaneo, rintracciando una circolarità interdisciplinare di motivi, precetti e dispositivi espressivi tra i prodotti dell’architettura e delle arti visive odierne. Il campo d’indagine si estende in un arco temporale che va dalle avanguardie storiche alle arti elettroniche e digitali, dedicandosi in particolar modo alle manifestazioni sperimentali degli ultimi decenni e spaziando dal cinema all’architettura e alle arti figurative, dalla videoarte alla computer grafica, dall’insegna e dallo spot pubblicitario al music video e al VJ’ing, dalle installazioni alla performance fino alla Web Art. Immettendosi nella linea dei visual studies contemporanei, il testo utilizza e ricompone teorie e orientamenti estetici differenti che vanno dalle riflessioni tardo-ottocentesche e novecentesche di Simmel e Benjamin alle teoriche attuali sulla post-metropoli e sulla post-medialità, lavorando in un’ottica completamente interdisciplinare e intermediale, capace di coniugare il campo dell’indagine estetica, sociologica, antropologica con l’analisi circostanziata delle opere.
Attraverso l’analisi e l’avvicendamento di opere significative nell’ambito della sperimentazione artistica, questo lavoro vuole offrire una mappa iconografica della metropoli contemporanea concepita come un repertorio di simboli e immaginari del nostro tempo, utili per riflettere congiuntamente sullo stato della città, delle arti e dei media contemporanei e provare ad avvertire le loro possibili evoluzioni future.
LA METROPOLI DEL VISUALE
di Lorenzo Cascelli
Immagini di città o città delle immagini? Da questo gioco di parole muove i suoi passi il denso libro di Giacomo Ravesi, La città delle immagini. Ravesi, dottore di ricerca presso l’università Roma 3, con esempi provenienti dal cinema, dalle arti visive, dai video musicali, dal VJ’ing, analizza il perspicuo fondersi, nell’arte contemporanea, dei due sintagmi presenti nella domanda iniziale.
Con un forte background interdisciplinare, derivante da approfondimenti sociologici, antropologici e filosofici, Ravesi propone un’indagine analitica di come le immagini raffigurino, nel loro cammino evolutivo, lo spazio contemporaneo dell’odierna metropoli urbana. Un rapporto proficuo, quello tra immagini e città, che permette lo scandaglio del complesso panorama abitativo, consentendo, nello stesso istante, lo studio dei differenti e molteplici apparati audiovisivi -anche nella loro dimensione critico-poietica intermediale- e l’analisi di come noi li digeriamo, ovvero li percepiamo attraverso i nostri gusti estetici e le nostre capacità cognitive. E’ dunque la stessa configurazione artistica a riformulare lo spazio urbano.
L’immagine esalta il luogo-spazio urbano mostrando il fondamento di una vera e propria deterritorializzazione della visione, presupposto basilare della possibilità esperienziale e dell’esplorazione rappresentativa sia della metropoli che dell’audiovisivo. Immagini e città vanno avanti a braccetto per evidenziare le trasformazioni nella e della contemporaneità.
Entrando nel testo troviamo molteplici esempi artistici. Sicuramente fondamentale, come punto di partenza, l’idea che l’immagine sia finestra, vetrina sul mondo che rischia, costitutivamente, di cadere in una piena e infruttuosa autoreferenzialità, come avviene, ad esempio, attraverso una logica simulacrale e iperreale, nei video di Michel Gondry.
Interessante, nell’ultimo capitolo, l’analisi della trilogia qatsi del regista G. Reggio in cui il rapporto tra Uomo e Natura viene studiato mediante l’antitesi immaginifica di scorci metropolitani e paesaggi naturali (Koyaanisqatsi, 1983).
Con il “farsi musica” del visivo, la connessione suono-immagine-spazio si fa sempre più stretta. Ciò avviene, ad esempio, nel VJ’ing; dal montaggio cinematografico passiamo alla performance live. Nel VJ’ing, lo spazio metropolitano, attraverso le tecniche audiovisive, viene plasmato-prodotto per essere abitato, nella durata evenemenziale, dagli spettatori. Con il pubblico diviene quindi possibile instaurare un comune orizzonte di relazione-fruizione.
Non si tratta dunque di assumere un atteggiamento nuovo; si tratta, piuttosto, di concentrarsi sulle possibilità che offre la tecnologia per riorientare le nostre esperienze anestetizzate affinché esse possano riestetizzarsi. Il ritorno a W. Benjamin e G. Simmel, i quali vedevano nelle immagini riproducibili e nelle metropoli delle potenzialità sensoriali di cui usufruire, potrebbe costituire il punto di partenza per la nuova messa in moto della nostra aisthesis di fronte alle conquiste e alle sfide della tecnologia. Un esempio geniale di ciò può essere costituito dall’opera Megalopoli di Studio Azzurro (VII Biennale di Architettura a Venezia, 2000). Qui trentanove schermi sono attaccati su un muro lungo più di due campi da calcio; essi proiettano immagini da diverse metropoli, tutte “forme urbane differenti” assemblate, come dice Ravesi, a mò di mosaico elettronico indicante le contraddizioni sociali del mondo contemporaneo. Non si giunge così a una semplice quanto fuorviante sinestesia visuale, ma ad una reale interattività immaginifica e metropolitana di cui il libro di Ravesi è ottimo, chiaro e primo interlocutore.
LA CITTA’ DELLE IMMAGINI. CINEMA, VIDEO, ARCHITETTURA E ARTI VISIVE
di Giacomo Ravesi,
Rubbettino editore, Soveria Mannelli (Cz) 2011.