sabato 7 dicembre 2013

ce n'è di strada da fare


 
 
 
.... ce n'è di strada da fare.






Alla cortese attenzione del Direttore di
LatinaOggi
Dott. Alessandro Panigutti


Illustre Direttore, spesso capita anche a me d'essere scambiato per una persona molto pessimista, abituato a mettere in moto la giusta porzione di senso critico e in particolare nel guardare le cose che fanno il nostro quotidiano, quotidiano di chi vive Latina.
Sono entrato l'altra sera in quella sala del Circolo Cittadino, che, devo confessare, poco amo, per quel suo aspetto un po' ....stantio, ma l'incontro era li e non ci si poteva sottrarre. L'identità, il presente, il futuro, il centro storico, le illusioni, le speranze, progetti, piani....c'era di tutto, in una sorta di copia e incolla senza fine. Per fortuna poi siamo giunti indenni alla fine della giostra per poter sentire cento parole di fila con un minimo di costrutto e senso compiuto, legate alla verità storica di questa città, cento parole capaci di raccontare il dramma di un luogo. Un luogo che, come ben diceva Lei, racconta di una città, Latina, che sta morendo.
Abbiamo sentito il bisogno di farle i complimenti a fine serata e desidero anche ora rinnovare il mio grazie.
Purtroppo sembra ai più, che non sia chiaro quale è il dramma che vive oggi Latina, un non luogo generalizzato che attraversa tutti i quartieri, dalla periferia al centro e viceversa, senza distinzioni: quale l'anima, ci chiediamo, quale il sapore, l'atmosfera.....e perchè poi andare a Piazza del Popolo....per quali contenuti, per quali motivazioni....chi ci dovrebbe andare.
Qualcuno lamentava dei manifesti che invitavano a partecipare ad eventi nelle altre città del Lazio e si chiedeva perchè non avviene il contrario, dimenticando che l'evento lo fanno i cittadini, le donne, gli uomini che sono comunità. Lo fanno le persone che vivono il loro quotidiano riconoscendosi sotto l'identità di un luogo, persone proprietarie di quei beni immateriali che noi non conosciamo, che noi non possediamo.
Una cosa banale, troppo semplice, un valore solo culturale che sfugge ai più. Oggi questa cosa, a Latina diventa ancora più difficile da trovare perchè come giustamente diceva Lei, non solo non ci conosciamo, ma non sappiamo neanche chi siamo, non sappiamo quali i nostri desideri, le passioni....se abbiamo delle peculiarità, dei valori da raccontare da raccontarci. Chi è cosciente di questo purtroppo appena può va via, mette fine a momenti continui di umiliazione. E di esempi ne abbiamo tantissimi oramai.
Di sicuro siamo un ottimo dormitorio, una porzione di una grande periferia e le prospettive, i numeri, i sondaggi ci dicono che lo saremo ancora di più. Periferia strana però, perchè a volte ci si può imbattere anche in periferie vive, capaci di generare corti circuiti. La nostra è periferia dormiente, costantemente sotto farmaci anestetizzanti.... salvo occasioni particolari dove a tutti è permesso svegliarsi e salire su carrozzoni orribili che a volte di passaggio per Piazza del Popolo si fermano: e il popolo felice può godere a comando.
Altro che identità, presente, futuro, centro storico, illusioni, o speranze .....la città ha avuto respiro fino agli anni settanta, poi il nulla: una collezione infinita di carta, progetti, idee che da una parte rappresentano l'inconcludenza di chi ha governato questa città, dall'altra l'incapacità di fare quadrato intorno ad un'idea, anche minima, semplice, elementare. Avevamo, abbiamo bisogno di un progetto qualsiasi ma capace di trovare una città che ci crede, un progetto utile a creare quell'amalgama, quel terreno di coltura che da solo può tenere insieme le persone. E' mancato, manca, il segnale forte, quello strutturale, diremmo oggi quando pensiamo alle beghe nazionali...e purtroppo anche qui tutto torna anche se a scale diverse.
In cambio da diverso tempo, da troppo tempo pannetti caldi, pezze e toppe utili solo al tirare a campare. Manca il piacere della scommessa, il piacere di progettare un sogno, pensare ad un'utopia da realizzare, una calamita nei confronti di chi annoiato attraversa la città e non ne capisce il senso.
Oggi è più facile per i più dire a bassa voce alla Razzi....ma chi te lo fa fare!!!
Sono le opere pubbliche, come diceva Lei, Illustre Direttore, quelle che rappresentano una comunità; sono dieci anni o quasi che il Tribunale "nuovo" è lì, opera incompiuta....buttata lungo un autostrada come una " palazza " qualsiasi, cantiere incompiuto a rappresentare molto bene l'immagine di un'epoca, di questo momento storico tanto triste. Eppure un edificio come il Tribunale avrebbe dovuto avere un senso urbano, una sua dignità, una sua forza urbana in nome del significato che porta dietro....oppure anche qui, pur stando nelle retrovie dell'impero, respiriamo il vento dei tempi e il Tribunale può anche essere una palazza qualsiasi buttata lì senza un minimo di senso, entro un cantiere infinito...a ridosso di una strada a scorrimento veloce.
Per il resto deserto. Deserto assoluto.
Poi non più tardi di un anno fa, era il 12 dicembre se non sbaglio...e in quell'occasione l'ultima o la penultima perla. Il Comune di Latina, l'Ordine degli Architetti, il Premio Lusana, aprono ad un Concorso d'idee per una rivisitazione (?) della Piazza del Popolo. Agli atti ci sono i bandi, i partecipanti, i vincitori e quant'altro utile anche a capire sull'esistenza o meno di quel punto interrogativo posto un rigo sopra.
Di sicuro posso aggiungere di essermi sentito molto onorato, veder vincere la mia proposta....salvo poi imbattersi qualche ora dopo in un paio di persone.
La prima mi dice: Architetto ma è sicuro che gliela fanno fare? e l'altra a rinforzo : .....ma si è trattato di una esercitazione di stile.? Gliela fanno fare. Esercitazione.
Non riporto i pensieri di quei momenti, preso a godermi una situazione che ho voluto tra l'altro condividere con cinque giovani architetti della città, ne' ho voglia ora di aggiungere altro se non l'augurio ai tanti giovani a guardarsi intorno......Ulisse insegna. Per Latina attendiamo da loro un sanifico corto circuito "contemporaneo".
Si l'altra sera di tutto si è parlato, ma non abbiamo registrato un minimo d'anelito di contemporaneità, ne' volontà... visionarie.
...........Ottanta anni dopo, ed è tempo per riflessioni e sguardi visionari, tempo per nuovi segni capaci di rilanciare il messaggio della modernità, rappresentato proprio all’inizio del secolo scorso, dalla fondazione delle città nuove......
L' ironia della storia che vede Littoria più moderna di Latina.
Oggi, 24 Novembre 2011 il giorno dopo, il mio grazie al Dottor Damiano Coletta e a Rinascita Civile per la serata che ci ha permesso queste riflessioni, a lei Illustre Direttore il piacere di rinnovare la nostra stima.... ce n'è di strada da fare.
Massimo Palumbo
24.11.13
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Massimo Palumbo Architetto Latina

latina e l'identità del suo centro storico: quale presente e quale futuro??

 ...
..............a margine della locandina
non sapendo quali i propositi, quali gli obiettivi di questa lodevole iniziativa, ci fa piacere pensare che un anno fa di questi tempi preparammo un progetto, un'idea per un futuro possibile per questo centro storico.
 

domenica 24 novembre 2013


 
 
......grande assente della serata l'anima di un luogo....
ce n'è di strada da fare


 
 
.........Ed è questo lo spazio della gente.  É il luogo d’incontro di chi a Latina frequenterà l’università e che troverà proprio nel centro storico il punto di riferimento, lo spazio di vitalità, il punto di incontro, di scambio e di relazioni. Mai come ora, Latina ha necessità di una scossa, di un corto circuito capace di farle girare pagina nel segno dell'evoluzione della propria storia, nel segno della contemporaneità.
 
Un luogo capace anche di favorire l'accoglienza e la solidarietà. Un luogo di uso quotidiano, di passaggio e di sosta, e la naturale vocazione di spazio aggregativo e di scambio......

 
 
 

giovedì 21 novembre 2013

ampliamento galleria franco libertucci casacalenda_molise 2013









 
 


GALLERIA D'ARTE CONTEMPORANEA  FRANCO LIBERTUCCI
CASACALENDA_MOLISE
2013


martedì 29 ottobre 2013

domenica 27 ottobre 2013

vivi








vivi....!
 omaggio alla Sicilia

.........poi un giorno capita che ti invitano a presentare i tuoi lavori in Sicilia a Palermo....luoghi straordinari, unici e il fascino di esserci è tanto e ti strega. Pensi e ripensi, mischi le idee i desideri di cosa vuoi dire, rappresentare.... e  ti ritrovi poi nelle condizioni scritte, raccontate  dal grande  Camilleri : "......quando voleva pinsari meglio a un problema o più semplicemente pigliare tanticchia d'aria bona, accattarsi un cartoccio di calia e simenza, vale a dire ceci abbrustoliti e semi di zucca, e andarsene a fare una lunga passiata ....passiata ruminante sia di bocca che di cervello...."
Ecco, e a parte le calia e i simenza, che non sapremmo proprio dove prenderli, l'mmersione è avvenuta. Per noi l'occasione di mettere insieme  un puzzle capace di raccontare cose che ci appartengono con le cose di un luogo straordinario quale  la terra di Sicilia.
Sicilia, la grande zattera immersa, vagante nel pieno del Mediterraneo, teatro quotidiano non solo di bellezza e di civiltà...ma anche di contraddizioni, di bizzarre evoluzioni della storia. Terra meticcia, caratterizzata da "mescolanza di cose frammiste" che portano noi in una sorta di regressione quasi infantile, alla scoperta del mito, allo stupore, al senso e alla voglia di utopia.
La zattera, la barca, l'asse di legno che vaga nel mare infinito .....che va, che va dove la porta il vento, con movimenti liberi da condizionamenti, da vincoli. La giusta condizione per essere liberi, vivi.
Vivi! diceva Mauro Rostagno, a cui è dedicata la sala del Comune di Palermo, ove esporrò alcuni miei lavori più recenti, Vivi... e pensi alla Sicilia, ai giovani siciliani. "... Vivi. Rischi…Sfidi il vento…"  diceva Mauro, e il caldo vento del 68" improvvisamente torna a noi,  in un ricordo che il tempo non ha mai sbiadito.

Ecco, ci affascina, ci piace l'idea rivolta ai giovani di ieri come a quelli di oggi, di sfidare il vento, di rischiare, di andare oltre, di cercare la propria strada....di aprire nuove sfide.  Ricordo di recente, un passaggio in cui la discussione verteva tra i giovani e i loro padri. Michele Serra  invitava i giovani a trovare una propria strada, a scrivere i propri libri..." vi toccherà, prima o poi, scrivere i vostri, cioè scrivere i libri dei figli. E quando deciderete di farlo, nessuno vi terrà per mano, ed allora parti per il tuo viaggio, non avere paura....".    VIVI...dicevamo    e  le tante piccole bianche barche arrancano tra venti e difficoltà nel maremagnum.....vasto, infinito.
Diamo sfogo al pensiero..... diceva proprio Lucio Dalla, in una sua canzone tra le memorabili :....Il pensiero come l'oceano non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare..... e le piccole bianche barche vanno... !.
Si bene, le bianche barche come metafora del pensiero libero hanno preso il largo....entro il Mediterraneo alla ricerca di altri lidi....o forse  per godere di una piacevole solitudine. Capita. Una  immagine, questa utile da  meditare....
Diceva, Josè Saramago : “finisce il viaggiatore, non il viaggio”.  Mai affermazione fu più vera per la storia dell’ arte. In questo caso un viaggio in un luogo non più percepito dall’ uso quotidiano, dalla routine, ma che all’ improvviso riacquista la parola, permette, su quel luogo, di incontrarsi, di scambiare emozioni.
Il viaggio continua e sulle piccole barche bianche, si trasportano......secoli di storia, secoli di cultura, possibilità di commistioni, di storie che mutano, che trasformano, che cambiano...l'oceano non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare.....

Massimo Palumbo

24.05.13








venerdì 25 ottobre 2013

alla zisa massimo palumbo

Massimo Palumbo ai Cantieri Culturali alla Zisa
di Salvatore Davì











Massimo Palumbo ai Cantieri Culturali alla Zisa
di Salvatore Davì
Entrando negli spazi della Bottega 6 ai Cantieri Culturali alla Zisa si percepisce una dimensione dilatata del tempo e dello spazio; si è spettatori di una mostra estremamente evocativa che propone la visione bipolare del fare artistico: nelle opere di Massimo Palumbo etica ed estetica coincidono, si toccano e si fondono, costruendo un percorso che supera l’apparente candore materico e dando voce ad una profonda riflessione sociale. L’artista lo fa attraverso un esubero di ‘bianco’ e una disposizione all’indagine dello spazio urbano attraverso una serie di elementi naturali e materiali poveri (legno, ferro, carta, etc). Vivi, mostra a cura di Cristina Costanzo, organizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale di Latina “MAD Museo Arte Diffusa”, è composta da lavori quasi tutti realizzati per l’occasione, quasi come un insieme di frammenti di una grande installazione site specific; la mostra si configura come un monito generazionale che scruta le mosse del recente passato e invita ad una nuova presa di coscienza. Ciò che colpisce sono la semplicità e quel velato romanticismo ideologico che, però, non toccano mai la soglia del retorico, ma che puntano all’immagine stricto sensu e al suo potere comunicativo ed evocativo. Semplice. Una forma, un’idea e la concentrazione di simboli efficaci e chiari: le bianche barche come invito alla scoperta, all’indagine e alla critica, la bilancia che pesa la Costituzione Italiana, i libri bianchi e intonsi come consiglio per scrivere la storia di domani, il peso paradossale della gommapiuma. L’allestimento supera le difficoltà strutturali dello spazio espositivo e si costruisce elegante; gli elementi si toccano e tracciano una composizione uniforme, un excursus sul lavoro dell’artista e sul ruolo che ha avuto e che deve avere in società, uno sguardo compatto che riflette “sulla società contemporanea attraverso la dialettica tra architettura, arte e ambiente ma anche come esortazione, per l’appunto ‘Vivi’, ad osservare con sguardo critico la realtà che ci circonda” (Cristina Costanzo).

alla zisa massimo palumbo

 
 
 
 
 

 
 
 
Massimo Palumbo, Vivi: appunti dalla personale ai Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo
 
 
Si è da poco chiusa a Palermo, nei Cantieri Culturali alla Zisa, la personale Vivi dell’artista architetto Massimo Palumbo. La mostra è stata la prima siciliana per Palumbo, originario del Molise e residente a Latina, instancabile professionista, teorico e promotore culturale, da decenni attento alle esigenze di rivalutazione e riscoperta del patrimonio paesaggistico e urbano nazionale, in particolar modo per ciò che riguarda i piccoli comuni, apparente periferia geografica ma centro pulsante e operoso della preziosa provincia italiana.
Già promotore, più di un ventennio fa, del MAACK, Museo all’aperto d’Arte Contemporanea Kalenarte di Casacalenda (CB), Palumbo ha con costanza seguito e auspicato, in sinergia con la Galleria Civica d’Arte Contemporanea Franco Libertucci, della stessa cittadina molisana, la formazione e il regolare accrescimento di una collezione di opere d’arte urbana dedicata al territorio, alla meditazione sul rapporto Uomo-Natura e sulla possibilità d’arricchimento collettivo che scaturisce dalla dimensione partecipativa insita nel progetto Kalenarte. Dal Poeta di Casacalenda, immoto gigante del bosco concepito da Costas Varotsos ma sentito quale opera dell’intera cittadinanza, all’Efesto guardiano (e memoria) del fuoco di Hidetoshi Nagasawa, passando per altre sedici opere di artisti internazionali realizzate nel corso degli anni – e molte di esse concepite come lavori site specific – l’impegno profuso intorno al piccolo centro molisano ha costituito il fil rouge costante, la meta – a tratti utopica – del lavoro poetico di Palumbo, che pure ha chiesto per sé e tuttora sceglie spazi per esprimersi in maniera del tutto personale e coerente. Come è avvenuto nella mostra di palermitana.
Il bianco la fa da padrone nella produzione artistica di Palumbo, sorta di velo protettore e al contempo sobrio accento nelle composizioni materiche su tela, su piani di ridotte dimensioni o su scala ambientale, spesso atto ad avvolgere oggetti d’uso comune o di recupero, così ammantati di forza evocativa e, non di rado, di ironia. La recente occasione espositiva (curata da Cristina Costanzo; dal 27 settembre al 4 ottobre 2013), con un allestimento minimalista magistralmente dispiegato nella Bottega 6, solamente uno dei tanti spazi ricavati dalle dismesse antiche Officine Ducrot e consegnati alla città di Palermo, ha riproposto lavori di Palumbo appartenenti agli anni Novanta e Duemila e ha presentato un nucleo omogeneo di opere appositamente concepite con uno sguardo rivolto alla Sicilia che, da estraneo per nascita, si è fatto partecipe e sodale degli uomini e delle donne che qui vivono, costruiscono e operano. Il titolo stesso della mostra, a una prima lettura del testo a firma dell’artista presentato in catalogo (Palladino editore, con saggio critico della curatrice, uno di Marcella Cossu e una riflessione, appunto, dell’artista) si chiarisce e svela come doppiamente significativo: Vivi come constatazione dello status di quanti operano e si muovono nel mondo attuale, ma soprattutto come esortazione accorata rivolta a ciascuno e in special modo ai più giovani ossia a quanti, suggerisce Palumbo, sono oggi chiamati a riempire nuove pagine vuote, a disporsi al viaggio come piccole barche bianche in partenza verso il domani.
Tra opere quali … eppurepesa (2013), installazione incentrata sulla Costituzione Italiana e la paradossale morsa che sembra stritolare la tradizione siciliana di Pupus (2013), i lavori in mostra compongono un breve ma denso corpus, alla comprensione del quale pare non si addicano le elucubrazioni mentali del visitatore ma semmai l’immediatezza del sentire, che pure lascia dietro di sé, nell’approfondimento e nello svelamento delle fonti di ispirazione di Palumbo, la certezza di un impegno sociale sempre presente. Nel proporre le sue opere a Palermo, del resto, l’artista ha voluto fare un chiaro riferimento – e un omaggio – al giornalista Mauro Rostagno, assassinato nel 1988, il quale, appena un mese prima dalla morte, aveva attraverso un’intervista a Claudio Fava espresso l’esigenza insopprimibile e spontanea di “vivere, rischiare… sfidare il vento”.

Teresa Lucia Cicciarella

calips
2010
tecnica mista
materiali vari, corteccia di eucalipto,
vinavil su tavola
30x30x9


 
pupus
2013
installazione
gommapiuma, filo d’acciaio, pupo
200x200



le bianche barche ... !
2013
installazione
cubo in legno+carta
200x200





…..vi toccherà, prima o poi,
scrivere i vostri libri
2013
installazione
carta su legno
100x40



 

giovedì 19 settembre 2013


 
“VIVI” OPERE DI MASSIMO PALUMBO




Venerdì 27 settembre, ore 18.00, si inaugura presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, in via P. Gili n. 4, negli spazi della Bottega 6, “VIVI” Opere di Massimo Palumbo, a cura di Cristina Costanzo, prima mostra personale dell’artista e architetto Massimo Palumbo in Sicilia. 
Massimo Palumbo è architetto, artista, teorico ed operatore culturale e tutto ciò anima la sua produzione incentrata su una accorta ricerca dei materiali impiegati e tesa verso l’idea dell’infinito. I motivi ispiratori della sua ricca produzione sono le città con la loro storia, le loro strade e le loro piazze ma soprattutto la Natura. Sono centrali nella sua ricerca le tematiche etico-sociali legate al rispetto per l’ambiente, al ruolo sociale dell’artista per la collettività e alla cultura come motore dello sviluppo della città e del territorio.
Per l’importante occasione Massimo Palumbo presenta nella sede dei Cantieri Culturali alla Zisa, oggi al centro di un ampio e articolato movimento di rilancio artistico e culturale della città, un’accurata selezione di lavori rappresentativi della sua ricerca e una serie di opere ideate per l’evento. Come scrive Marcella Cossu, Direttrice della Raccolta Giacomo Manzù di Ardea che afferisce alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e autrice di un testo critico presentato nel catalogo che accompagna l’esposizione, questa mostra palermitana si configura come una carrellata sull’etica – e sull’estetica – di una complessa, inedita e accattivante figura di artista, teorico, conservatore ed eco-conservatore del contemporaneo, tra le cui principali caratteristiche è il saper coniugare progettualità e immediatezza in una sorta di neo-concettualismo dal “dentro” così come del “fuori”.
In questi anni Palumbo non si è limitato ad elogiare o descrivere la Natura ascoltandola e dialogando con essa ma ne è diventato l’architetto. E il Museo all’aperto “Kalenarte” che opera in sinergia con la “Galleria Civica d’Arte Contemporanea Franco Libertucci” di Casacalenda - istituzioni museali da lui fortemente volute - è la viva e pulsante testimonianza di questo impegno che costantemente si rinnova e del desiderio di condividere l’arte con la comunità destinando alla fruizione pubblica le opere realizzate da noti artisti nazionali ed internazionali.
La mostra ospitata presso i Cantieri Culturali alla Zisa prende il titolo dalle opere realizzate ad hoc per l’esposizione palermitana e rappresenta una nuova prova per l’artista: “Vivi” è un’efficace esortazione ad esplorare senza riserve il mondo in cui ci troviamo ma anche l’esplicito riferimento alla nostra condizione di essere viventi, vivi per l’appunto, capaci di compiere azioni e gesti significativi per noi stessi e per gli altri. Come afferma Cristina Costanzo nel testo in catalogo: nelle sue molteplici sfaccettature, la ricerca di Massimo Palumbo si afferma come riflessione sulla società contemporanea attraverso la dialettica tra architettura, arte e ambiente ma anche come esortazione, per l’appunto “Vivi”, ad osservare con sguardo critico la realtà che ci circonda imprimendo nella società una visione libera ed inedita della vita e dell’arte, quest’ultima da esplorare anche come motore per la comunità.
In occasione della mostra “Vivi” Opere di Massimo Palumbo verrà presentato l’omonimo catalogo, pubblicato da Palladino Editore, che si offre come guida all’esposizione e utile strumento scientifico per la lettura del lavoro dell’artista. Il catalogo, a cura di Cristina Costanzo, si avvale dei contributi critici di Marcella Cossu, Cristina Costanzo e Massimo Palumbo.
L’esposizione, posta sotto il patrocinio della Presidenza del Consiglio Comunale di Palermo e inserita tra gli eventi di “Palermo Candidata a Capitale Europea della Cultura”, è organizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale di Latina “MAD Museo Arte Diffusa” e promossa in sinergia con:
COMUNE DI PALERMO
ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI PALERMO
CANTIERI CULTURALI ALLA ZISA

COMUNE DI LATINA
GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI LATINA
ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI LATINA E PROVINCIA
LA CASA DELL’ARCHITETTURA DI LATINA

COMUNE DI CASACALENDA (CB)
MAACK MUSEO ALL’APERTO ARTE CONTEMPORANEA CASACALENDA (MOLISE)
GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA “FRANCO LIBERTUCCI” DI CASACALENDA
CENTRO DI ARTE CONTEMPORANEA DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL MOLISE “ARATRO”

Si ringraziano inoltre:
LA CASA VINICOLA FAZIO
IL DIVINO ROSSO 43

La Mostra, ad ingresso gratuito, sarà visitabile sino al 4 ottobre 2013, dal martedì alla domenica dalle 18.00 alle 20.00 e su appuntamento.
Scheda tecnica dell’evento
Titolo: “Vivi” Opere di Massimo Palumbo
A cura di: Cristina Costanzo
Patrocini Istituzionali: Comune di Palermo, Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, Comune di Latina, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Latina, Ordine degli Architetti di Latina e provincia, la Casa dell’Architettura di Latina, Comune di Casacalenda, MAACK Museo all’Aperto Arte Contemporanea di Casacalenda, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Franco Libertucci” di Casacaleda, Centro di Arte Contemporanea dell’Università degli Studi del Molise “Aratro”.
Organizzazione: Associazione Culturale MAD Museo Arte Diffusa
Ufficio Stampa e Comunicazione: Rosadea Fiorenza
Allestimento: Federico Lupo
Progetto Grafico: Sara Palumbo
Sede: Cantieri Culturali alla Zisa, Bottega 6, via Paolo Gili n. 4
Inaugurazione: venerdì 27 settembre 2013, dalle ore 18.00
Ingresso: gratuito
Orari: Dal 27 settembre al 4 ottobre 2013, dal martedì alla domenica dalle 18.00 alle 20.00 e su appuntamento
Catalogo: Palladino Editore, a cura di Cristina Costanzo, con contributi critici di Marcella Cossu, Cristina Costanzo e Massimo Palumbo
Contatti: 333 31 31 792 / 320 575 8505 /
cristinacostanzo@gmail.com

giovedì 5 settembre 2013

 
 
 
 
 
DATA
la più autorevole rivista d'arte concettuale degli anni settanta

mercoledì 4 settembre 2013

paesaggio, terzo.



la zisa a palermo


4 settembre 2013, dice Pino:
 
Palumbo " l'insostituibile leggerezza del riquadrare "

martedì 3 settembre 2013

nagasawa

 
 
 
 
MAACK 
Museo  all’Aperto d'Arte Contemporanea kalenarte
CASACALENDA _Molise
 
Efesto, 1992  
HIDETOSHI  NAGASAWA  
 
Nagasawa.
Ombra verdea cura di Bruno Corà e Aldo Iori
 
Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma presenta, dal 23 aprile al 15 settembre 2013, la mostra personale di Hidetoshi Nagasawa, a cura di Bruno Corà e Aldo Iori, per celebrare la lunga carriera dell'artista giapponese, nato in Manciuria nel 1940 e stabilmente in Italia dal 1967.
La mostra gode del Patrocinio della Provincia di Roma, dell’Ambasciata del Giappone in Italia e dell’Istituto Giapponese di Cultura a Roma.
Dopo la sua ultima apparizione romana nel 1997 – in occasione della quale aveva realizzato Il giardino di Abeona nel parco regionale dell’Appia Antica – questa nuova grande mostra, presentando un nucleo di opere rappresentative degli sviluppi più recenti del suo lavoro, intende essere un importante riconoscimento a uno dei protagonisti della scultura internazionale contemporanea.
La sua ricerca, inserita dalla fine degli anni Sessanta nel solco dell’arte concettuale con opere concentrate su giochi verbali, azioni e video, negli anni Ottanta subisce un cambiamento di scala, concretizzandosi in ambienti immersivi al confine tra scultura e architettura e in opere capaci di sfidare le leggi della fisica e la forza di gravità.
Le sue opere rivelano la costante compresenza di due poli, Oriente e Occidente, che partecipano alla definizione delle forme in un'esattezza dovuta all'equilibrio tra le parti. Inoltre l’artista, avvicinandosi alla ricerca di maestri come Lucio Fontana, conserva nei suoi lavori di maggiore dimensione un semplice carico di idealità nel gesto che riconduce alla centralità dell'uomo, modello primario di ogni inizio ed elemento misuratore del tutto.
In mostra sette grandi gruppi plastici, realizzati in materiali come marmo, legno e metallo, tra cui anche un’opera totalmente inedita, Epicarmo (2012).
Iride (1993), Ombra verde (2000), Yugao-Jole (2005 – 2013), Tate no me (2007), Selinunte – Dormiveglia (2009), rivelano l’abilità dell’artista nel relazionarsi con la monumentalità dello spazio espositivo, instaurando un dialogo con le grandi dimensioni della Sala Enel.
La mostra inoltre esce dallo spazio propriamente espositivo con l’installazione Aquila (1989) che, esposta nella Hall, interagisce così con gli spazi esterni del Museo.
La mostra sarà accompagnata da un ampio catalogo – pubblicato durante il periodo di apertura della mostra – che raccoglie, oltre un ampio apparato iconografico, i testi dei curatori, Bruno Corà e Aldo Iori, e i contributi critici di Jole De Sanna, Toshiaki Minemura e Bartolomeo Pietromarchi. Il progetto è realizzato in collaborazione con Giacomo Guidi Arte Contemporanea e con la Fondazione Italia Giappone.

Biografia
Hidetoshi Nagasawa è nato nel 1940 a Tonei (Manciuria) da una famiglia giapponese, attualmente vive e lavora a Milano. Dopo la laurea in Architettura e Design, nel 1966 parte dal Giappone in bicicletta dirigendosi verso Ovest attraverso Thailandia, Malesia, India, Pakistan, Afghanistan, Persia, Iraq, Giordania, Libano, Siria, Turchia e Grecia. Nell’agosto del 1967 arriva a Milano, dove, a causa del furto della bicicletta, si conclude il suo viaggio. Dopo aver stabilito il proprio studio nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni, entra lì in stretto contatto con il gruppo di artisti formato da Castellani, Fabro, Nigro, Trotta e Ongaro, e a partire dal 1968 si dedica all’attività artistica con continuità e consapevolezza, esponendo nel febbraio dell'anno successivo per la prima volta a Brescia presso la Galleria Sincron. Nel 1970 presenta la sua prima personale alla galleria milanese François Lambert e partecipa a una mostra collettiva sull'arte contemporanea giapponese presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Nel 1971 avvia la produzione di sculture, mentre nell’anno seguente partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Particolarmente significativo è il sodalizio con Luciano Fabro e Jole De Sanna; avviato nel 1976 con la mostra ‘Aptico’ il senso della Scultura, il rapporto di collaborazione durerà ininterrottamente fino alla scomparsa dei due grandi protagonisti del gruppo formatosi attorno alla Casa degli Artisti di Milano. Nel 1988 espone presso il PAC di Milano, nel 1992 alla IX edizione di Documenta (Kassel) e nel 1993 alla Biennale di Venezia, con una sala personale all’interno del Padiglione Italia, e a Bologna nei locali di Villa delle Rose della Galleria d'Arte Moderna. Nello stesso anno inaugura in Giappone una mostra antologica presso il Mito Art Museum e nel 1996 espone in una personale alla Fondazione Mirò di Palma de Malloca. Milano ospita nuovamente il lavoro di Nagasawa nel 2001 al Palazzo della Triennale e nel 2002 a Palazzo delle Stelline; nello stesso anno a Palazzo Pretorio di Certaldo viene presentata la mostra Il giardino della casa da tè e nel 2003 a Modena espone presso il Caffé letterario, Giardino Palazzo Agazzotti. Nel 2006 partecipa alla XII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara e l’anno successivo espone presso la Torre di Guevara di Ischia. Nel 2008 realizza l'opera Giardino rovesciato per il parco-museo della Villa medicea La Maggia a Quarrata (Pistoia). I suoi lavori figurano in importanti collezioni pubbliche e private negli Stati Uniti, in Belgio e in Giappone, tra cui: FRAC, Fontevraud; Solomon R Guggenheim Museum, New York; Middelheim Museum, Anversa; The National Museum of Modern Art, Osaka; Museum of Contemporary Art, Hiroshima; Municipio Adachi-ku, Tokyo; Art Tower, Mito; Contemporary Art center, Mito. Nagasawa ha di recente presentato una serie di grandi mostre antologiche nei principali musei di scultura del Giappone: al Museum of Modern Art di Saitama e di Kawagoe, al National Museum of Art di Osaka, al Museum of Modern Art di Kamakura e di Hayama e al Nagasaki Prefectural Art Museum.
Roma, aprile 2013
 
 
  
NAGASAWA,
Veduta dell’allestimento, MACRO, Roma, 2013
Foto Giorgio Benni
 

sabato 24 agosto 2013

emilia


una bella foto.....per ricominciare,
 

mercoledì 31 luglio 2013

piazze d'italia



......anche questa è una piazza !
MOLISECINEMA LOCATION.

lunedì 29 luglio 2013

piazze d'italia

PIAZZA/PIAZZE
PIAZZA D'ITALIA
PIAZZA/PIAZZE
PIAZZA D'ITALIA
PIAZZA/PIAZZE
PIAZZA D'ITALIA
PIAZZA/PIAZZE
PIAZZA D'ITALIA
 
 
Per piazza in urbanistica si intende uno spazio pubblico racchiuso all'interno di un centro abitato, più largo delle strade che vi convergono, in maniera che si crei un spazio di raccolta. La piazza ricopre svariate funzionalità: può fungere da parcheggio per la sosta dei veicoli, da mercato per ospitare i venditori ambulanti; la piazza centrale il più delle volte coincide con il luogo dove si affacciano gli edifici principali sede del governo della città o quelli religiosi; le casistiche sono innumerevoli. Tuttavia gli aspetti fondamentali di una piazza possono essere indicati in uno spazio aperto, prerogativo della città, circondato da edifici in genere di valenza pubblica, fornisce ritrovo fra le persone di una collettività urbana, in essa si svolgono funzioni che interessano le persone che vivono in quel momento la città ed in base alla sua importanza sarà più o meno frequentata
29 luglio 2013 ........ il rumore del silenzio
 

mercoledì 3 aprile 2013

angiolo mazzoni

3 aprile 2013
 
 
giornata con Giulio Basili Architetto, abbiamo parlato di Angiolo Mazzoni.

martedì 2 aprile 2013

pesce d'aprile

pesce d'aprile: c'è da riconoscere la cancelliera Merkel !!
 

la linguaccia





….la linguaccia  de i Rolling Stones

Il disegno originale del celebre logo della band, i Rolling Stones è oggetto da museo  è stato acquistato dal Victoria & Albert Museum di Londra

Di chi il disegno??
di Warhol??? Come molti per molto tempo hanno detto???  Il logo apparve nel 1971 in occasione del disco
“Stick Fingers” quello cher aveva la copertina con i blue jeans  e una lampo apribile, copertina per l’appunto disegnata da  Andy Warhol.   Il logo,   NO….la linguaccia
E’ stata disegnata da  uno studente del London’s Royal College  di nome  John Pasche
Il Museo ha pagato  92.000 Dollari per il disegno originale del 1971.


 

lunedì 1 aprile 2013

latina, aprilia, pontinia, sabaudia, carbonia...






città di fondazione
........Latina, Aprilia, Pontinia, Sabaudia, Carbonia...
Sono le città italiane di fondazione: un progetto urbano edificato su un territorio praticamente vergine. Così nel Rinascimento nacquero Pienza e Sabbioneta, a fine Seicento dopo una serie di terremoti Cerreto Sannita, Noto e Ragusa.
Ma le vere "città di fondazione" sono quelle del Ventennio, fondate dal nulla o ristrutturate dal regime fascista: la bonifica dell'Agro Pontino fu una palestra eccezionale per gli architetti razionalisti dell'epoca. Come rileva Antonio Pennacchi in "Viaggio per le città del Duce", queste 143 città sono l'emblema dell'ordine: larghi viali che conducono al municipio, alla chiesa, alla caserma, alla casa del fascio. Un'architettura moderna e ambiziosa - si pensi all'imponenza dell'EUR a Roma - che prova a collegare la Roma antica e il Bauhaus, saltando a piè pari il Rinascimento e il Barocco, che la cultura dell'epoca riteneva periodi decadenti. Linee semplici e razionali, dunque.
Il regime rispondeva così all'esigenza di sanità pubblica in una delle zone più povere d'Italia: con nuove città intendeva portare uno sviluppo favorevole anche al resto dell'economia del paese. Ora, come giudicare questi agglomerati? Condannare l'architettura come si è condannato il fascismo? O accettare che dal regime sia nato qualche cosa di positivo? Credo sia condivisibile il pensiero rilasciato a Le Monde lo scorso anno da un grande architetto, Massimiliano Fuksas: "Non esiste uno stile fascista, ma solo un'architettura moderna. Si è confuso l'architetto e il fascista. Questa mescolanza di storicismo e Bauhaus era il parto di gente colta".......





1 Aprile 2013

1 Aprile 2013

giovedì 14 marzo 2013

con franco libertucci


con Franco Libertucci
1990

l'omaggio a Franco Libertucci : una scacchiera

  .............Un segno dalle diverse valenze:  ludico per i ragazzi del luogo desiderosi di usarlo, ma anche segno carico di simbologie, era la scacchiera vicina al "Palazzo".........mai nessun gioco è stato e sarà oggetto di tanta attenzione da parte dell'arte in tutte le sue forme, ed in particolare della letteratura, come gli scacchi. Quello degli scacchi, infatti, è un tema caro alla letteratura tanto antica quanto moderna come dimostra il fatto che autori di ogni tempo e luogo, hanno scritto e continuano a scrivere opere il cui tema centrale ruota intorno all'antico gioco di origine indiana, conosciuto in Persia e diffuso in Europa dagli Arabi tra il IX e il X secolo d.C.; quell'universo manicheo retto da rigide regole dove lo scontro tra il bianco e il nero incarna la metafora dell'eterna lotta tra il bene e il male, l'opposizione tra principi originari e contrari, simbolo dell'eterna contesa..........
 
Ma per me era anche l’oggetto che rimandava a Franco e ai suoi probabili scacchi, a Libertucci  scultore, uomo di grande cultura  e intelligenza, incompreso figlio di Casacalenda.!


 


palazzo delle poste a latina




“ ……l’incuria,
l’ignoranza degli uomini. Un frammento……per non dimenticare ”.


Proposta progettuale per un Museo d’Arte Contemporanea,
ex Palazzo delle Poste di Angiolo Mazzoni
a Latina

“littoria-latina: ieri,oggi…..domani.”
1994
architetto massimo palumbo
 

 
"......L'odioso e infame crimine perpetrato nei confronti del bell'edificio della Città della Scienza di Napoli dimostra, casomai ce ne fosse ancora bisogno, che cultura e bellezza rappresentano un binomio che fa paura alla criminalità. Dimostra, altresì, come la buona architettura possa simboleggiare e rappresentare il riscatto di una città, di un quartiere, esprimendo le sue energie migliori e più positive, le sue speranze di rinascita....».

Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori sull'incendio che ha distrutto la Città della Scienza