venerdì 24 febbraio 2012

la scacchiera


La Scacchiera,
1992
Massimo Palumbo è l’anima e il cuore di Kalenarte, giunta oggi alla sua ventesima edizione grazie all’impegno profuso nella sperimentazione e nel tentativo (ampiamente riuscito) di coinvolgere artisti nazionali ed internazionali in questo “folle” progetto.
Affermato architetto a Latina, città in cui tuttora vive e lavora, è nato a Casacalenda nel 1946.
Il suo ambito di ricerca, a partire dal periodo della sua collaborazione alla Cattedra di Composizione Architettonica presso l’Università La Sapienza di Roma, è sempre stato il rapporto tra arte, architettura e ambiente, indagato nei suoi molteplici e complessi aspetti.
La consapevolezza della funzione etica dell’architettura (con le sue implicazioni politico-sociali), per Massimo Palumbo ha come degno compimento la fruizione pubblica dell’arte nello spazio urbano. Del resto, all’Università è stato allievo sia di Maurizio Sacripanti, che spesso invitava scultori come Gastone Novelli o Achille Perilli durante le sue lezioni, sia di Bruno Zevi, da cui ha certamente ereditato la necessità che l'esperienza dello spazio architettonico si prolunghi nello spazio urbano, nei vicoli e nelle piazze, per le strade.
A tutto questo certamente bisognerà aggiungere il fervore che ruotava attorno alla città di Latina, esperimento d’architettura futurista nell’ambito del programma fascista di bonifica dell’Agro Pontino. E con uno dei maggiori progettisti di edifici pubblici della prima metà del ‘900, come fu Angiolo Mazzoni, il giovane architetto Massimo Palumbo ha stretto un rapporto di amicizia nutrito da stima reciproca, come documentato anche dal carteggio tra i due, conservato nell’Archivio Mazzoni presso il MART di Rovereto.
Tutte queste sollecitazioni gli consentono di mescolare agilmente linguaggi e materiali diversi, pur mantenendo sempre una leggerezza, soprattutto nell’utilizzo plastico-figurativo di materiali semplici, come pietra, mattone e ferro, grazie alla consapevolezza che lo spazio, da qualunque punto di vista lo si studi, è sempre prima di tutto spazio della memoria.
Proprio alla sua memoria Massimo Palumbo ricorre quando pensa alla realizzazione di un Museo a cielo aperto  nel paese e nei dintorni di Casacalenda, in cui si possa concretizzare la dialettica tra architettura, arte e ambiente circostante. 
In questo progetto si fondono anche la teoria e la pratica artistica, l’attività del teorico-curatore e dell’architetto-designer, come del resto Palumbo si andava affermando dalla fine degli anni Ottanta.
Il suo contributo di artista al Museo all’Aperto è un omaggio al raffinato e silenzioso scultore originario di Casacalenda, Franco Libertucci, scomparso nel 2002.
Il riferimento all’ultima produzione di Libertucci diventa una scacchiera, realizzata nel 1992 per piazza Pertini. Un intervento minimalista, semplicemente bicromo, che si inserisce armonicamente nello slargo antistante il palazzo del Comune, fornendo anche un secondo accesso all’edificio; nello stesso tempo, però, essendo un piano inclinato fatto di pietra locale e ferro, elegantemente si lascia notare, perchè non asseconda il pendio del terreno.
La scacchiera diventa un passaggio cruciale, su cui le pedine si possono muovere secondo traiettorie differenti, pur essendo tutte consapevoli di vivere una condizione di precario equilibrio.       
Lorenza Cariello
Critico,Storico dell'Arte
 


Scacchiera, 1992
installazione ferro, pietra.
MAACK
Kalenarte Museo all’Aperto d’Arte Contemporanea di Casacalenda
Piazza Sandro Pertini